Qui comincia l’avventura...
La prima vignetta di Tofano sul mitico protagonista di tribolazioni a lieto fine appariva sul «Corriere dei Piccoli» in concomitanza con la disfatta di Caporetto
Il tratto è deciso, elegante e nitido. Il Signor Bonaventura, alla sua prima apparizione sul Corriere dei Piccoli» il 28 ottobre del 1917, si piega su se stesso e vola nell’aria, circondato da figure e oggetti dalle linee tondeggianti, tra le più rigide geometrie delle case. Grande gusto e infinita sapienza illustrativa in quel segno, prodotto dalla mano di uno dei più importanti attori della scena italiana di quegli anni, Sergio Tofano, con varie esperienze di illustratore di moda, e alla ricerca di piccoli lettori ai quali presentarsi con lo pseudonimo di Sto.
La prima apparizione di quell’omino stilizzato, destinato a divenire popolarissimo, si trova conservata al Museo Biblioteca dell’Attore di Genova insieme ad altri cimeli appartenuti al suo eclettico ideatore, donati dal figlio Gilberto e osservabili, al momento, soltanto sul sito della prestigiosa istituzione genovese, attualmente aperta soltanto per la consultazione dei volumi.
Fra le cose conservate e visibili online c’è anche il costume indossato dallo stesso Tofano quando, una decina di anni dopo quei primi disegni, interpreterà in scena la creatura da lui stesso concepita, costruendole intorno commedie esilaranti e gustose. Del resto Bonaventura è alto e segaligno, come colui che lo ha generato e come lui aggraziato e sinuoso nei movimenti, e si trova sempre a vivere per caso mirabolanti avventure di cui poi diviene l’elemento felicemente risolutivo. Infatti, se il verso iniziale è “qui comincia la sventura”, alla fine tutto sì volgerà al meglio e il protagonista riceverà una ricompensa, che dopo alcuni numeri del giornale, consisterà nel fatidico milione. E se l’arco del racconto rimane lo stesso per un numero infinito di pubblicazioni, fino agli anni Sessanta, quando Tofano cercherà di sottrarsi a questa ripetitività narrativa, e, ad esempio, Bonaventura non verrà giustamente remunerato per le sue buone azioni, l’autore verrà subissato di lettere di protesta dai suoi tanti giovanissimi seguaci. Mentre sarà proprio il teatro a dare sviluppo a intrecci più complessi, dipanati su continue trovate.
Sulla pagina quindi, appaiono storielle ingenue, ma argute e piene di inventiva, commentate da didascalie in ottonari baciati, già di per sé esilaranti per la sapiente costruzione linguistica, tanto che il bassotto giallo viene introdotto proprio per moltiplicare le possibilità di rima, e gli altri personaggi portano nomi di efficace sonorità: il bellissimo Cecè, vanesio elegante e mondano, il disonesto Baron Partecipazio, il perfido Barbariccia, e il figlio indicato sempre e soltanto con il vezzeggiativo Pizzirì, anche lui in marsina rossa e calzoncini bianchi, seppur corti al ginocchio. Il che dimostra anche quanto Tofano non volesse presentare ai
Primizia.
Un particolare della prima tavola del signor Bonaventura pubblicata sul «Corriere dei Piccoli» il 28 ottobre 1917 bambini soltanto dei buffi soggetti, ma intendesse anche proporre loro tipologie etiche e umane, “caratteri”, per dirla in modo teatrale, facendo sempre risultare vittoriosi il candore e la semplicità del protagonista. Questa prima uscita, però, è davvero indicativa, non soltanto per l’indovinata maestria della composizione grafica, a specchio con il brillante incedere metrico, ma perché carica di un valore storico particolare.
La data di questa prima apparizione a stampa, infatti, si lega ad uno degli avvenimenti più tragici della storia del nostro Paese, la disfatta di Caporetto, avvenuta quattro giorni prima, e i cui funesti sviluppi erano ancora in corso. Così mentre i bambini si deliziavano con quelle spassose vignette, i genitori leggevano con apprensione sui quotidiani le notizie dal fronte. Insomma, se Cadorna e i suoi generali, con le loro mal calcolate strategie, avevano condotto l’esercito italiano verso la disastrosa sconfitta, tutto sembrava ribaltarsi proprio in quelle strisce comiche, con quella figurina vestita in bianco e rosso capace di compiere, invece, un’impresa meritevole in maniera del tutto fortuita, cadendo nel tentativo di raccogliere un fiore, mosso, quindi, da un istinto tutt’altro che bellicoso. Una sorta di divertente e scombinato mondo alla rovescia, in definitiva, dove tutto si ricomponeva nel modo migliore, a confronto con una realtà regolata da logiche spietate, e per altro fallimentari, capaci di generare soltanto morte e distruzione. Con un ulteriore capovolgimento di prospettiva, poiché se il Comandante delle forze armate italiane di lì a poco sarebbe stato destituito, proprio Bonaventura, invece, si guadagnava una medaglia al valore e veniva acclamato persino da alcuni soldati. È evidente, però, quanto Tofano non avesse alcuna intenzione di proporre una morale alternativa, ma certo è singolare che nei giorni più drammatici del conflitto nascesse dalla sua matita una creatura delicata e un po’ smarrita, capace di invertire le sorti del bene e del male soltanto con il suo involontario e tenero eroismo. LA PRIMA PUBBLICAZIONE
DEL SIGNOR BONAVENTURA
E IL COSTUME DI SCENA APPARTENUTO A SERGIO TOFANO
Genova, Museo Biblioteca dell’Attore www.museoattore.it