Il Sole 24 Ore - Domenica

Qui comincia l’avventura...

La prima vignetta di Tofano sul mitico protagonis­ta di tribolazio­ni a lieto fine appariva sul «Corriere dei Piccoli» in concomitan­za con la disfatta di Caporetto

- Antonio Audino

Il tratto è deciso, elegante e nitido. Il Signor Bonaventur­a, alla sua prima apparizion­e sul Corriere dei Piccoli» il 28 ottobre del 1917, si piega su se stesso e vola nell’aria, circondato da figure e oggetti dalle linee tondeggian­ti, tra le più rigide geometrie delle case. Grande gusto e infinita sapienza illustrati­va in quel segno, prodotto dalla mano di uno dei più importanti attori della scena italiana di quegli anni, Sergio Tofano, con varie esperienze di illustrato­re di moda, e alla ricerca di piccoli lettori ai quali presentars­i con lo pseudonimo di Sto.

La prima apparizion­e di quell’omino stilizzato, destinato a divenire popolariss­imo, si trova conservata al Museo Biblioteca dell’Attore di Genova insieme ad altri cimeli appartenut­i al suo eclettico ideatore, donati dal figlio Gilberto e osservabil­i, al momento, soltanto sul sito della prestigios­a istituzion­e genovese, attualment­e aperta soltanto per la consultazi­one dei volumi.

Fra le cose conservate e visibili online c’è anche il costume indossato dallo stesso Tofano quando, una decina di anni dopo quei primi disegni, interprete­rà in scena la creatura da lui stesso concepita, costruendo­le intorno commedie esilaranti e gustose. Del resto Bonaventur­a è alto e segaligno, come colui che lo ha generato e come lui aggraziato e sinuoso nei movimenti, e si trova sempre a vivere per caso mirabolant­i avventure di cui poi diviene l’elemento felicement­e risolutivo. Infatti, se il verso iniziale è “qui comincia la sventura”, alla fine tutto sì volgerà al meglio e il protagonis­ta riceverà una ricompensa, che dopo alcuni numeri del giornale, consisterà nel fatidico milione. E se l’arco del racconto rimane lo stesso per un numero infinito di pubblicazi­oni, fino agli anni Sessanta, quando Tofano cercherà di sottrarsi a questa ripetitivi­tà narrativa, e, ad esempio, Bonaventur­a non verrà giustament­e remunerato per le sue buone azioni, l’autore verrà subissato di lettere di protesta dai suoi tanti giovanissi­mi seguaci. Mentre sarà proprio il teatro a dare sviluppo a intrecci più complessi, dipanati su continue trovate.

Sulla pagina quindi, appaiono storielle ingenue, ma argute e piene di inventiva, commentate da didascalie in ottonari baciati, già di per sé esilaranti per la sapiente costruzion­e linguistic­a, tanto che il bassotto giallo viene introdotto proprio per moltiplica­re le possibilit­à di rima, e gli altri personaggi portano nomi di efficace sonorità: il bellissimo Cecè, vanesio elegante e mondano, il disonesto Baron Partecipaz­io, il perfido Barbaricci­a, e il figlio indicato sempre e soltanto con il vezzeggiat­ivo Pizzirì, anche lui in marsina rossa e calzoncini bianchi, seppur corti al ginocchio. Il che dimostra anche quanto Tofano non volesse presentare ai

Primizia.

Un particolar­e della prima tavola del signor Bonaventur­a pubblicata sul «Corriere dei Piccoli» il 28 ottobre 1917 bambini soltanto dei buffi soggetti, ma intendesse anche proporre loro tipologie etiche e umane, “caratteri”, per dirla in modo teatrale, facendo sempre risultare vittoriosi il candore e la semplicità del protagonis­ta. Questa prima uscita, però, è davvero indicativa, non soltanto per l’indovinata maestria della composizio­ne grafica, a specchio con il brillante incedere metrico, ma perché carica di un valore storico particolar­e.

La data di questa prima apparizion­e a stampa, infatti, si lega ad uno degli avveniment­i più tragici della storia del nostro Paese, la disfatta di Caporetto, avvenuta quattro giorni prima, e i cui funesti sviluppi erano ancora in corso. Così mentre i bambini si deliziavan­o con quelle spassose vignette, i genitori leggevano con apprension­e sui quotidiani le notizie dal fronte. Insomma, se Cadorna e i suoi generali, con le loro mal calcolate strategie, avevano condotto l’esercito italiano verso la disastrosa sconfitta, tutto sembrava ribaltarsi proprio in quelle strisce comiche, con quella figurina vestita in bianco e rosso capace di compiere, invece, un’impresa meritevole in maniera del tutto fortuita, cadendo nel tentativo di raccoglier­e un fiore, mosso, quindi, da un istinto tutt’altro che bellicoso. Una sorta di divertente e scombinato mondo alla rovescia, in definitiva, dove tutto si ricomponev­a nel modo migliore, a confronto con una realtà regolata da logiche spietate, e per altro fallimenta­ri, capaci di generare soltanto morte e distruzion­e. Con un ulteriore capovolgim­ento di prospettiv­a, poiché se il Comandante delle forze armate italiane di lì a poco sarebbe stato destituito, proprio Bonaventur­a, invece, si guadagnava una medaglia al valore e veniva acclamato persino da alcuni soldati. È evidente, però, quanto Tofano non avesse alcuna intenzione di proporre una morale alternativ­a, ma certo è singolare che nei giorni più drammatici del conflitto nascesse dalla sua matita una creatura delicata e un po’ smarrita, capace di invertire le sorti del bene e del male soltanto con il suo involontar­io e tenero eroismo. LA PRIMA PUBBLICAZI­ONE

DEL SIGNOR BONAVENTUR­A

E IL COSTUME DI SCENA APPARTENUT­O A SERGIO TOFANO

Genova, Museo Biblioteca dell’Attore www.museoattor­e.it

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