Andar «per viam» alla conquista del potere
La collana del Mulino «Ritrovare l’Italia» offre ogni volta accattivanti prospettive e itinerari per conoscere meglio il nostro Paese e frequentarlo con piacere. Grazie alla sapiente guida di Giovanni Brizzi ora è la volta di percorrere le vie militari romane che attraversano l’Italia da Sud a Nord: la via Appia, la via Flaminia, la via Emilia. Sono le vie consolari che siglarono il predominio di Roma repubblicana sulla penisola, costruite tra il IV e il II secolo a.C. Esse documentano la forza e la tenacia di un popolo e di una città che estesero il proprio territorio con coraggio e intelligenza strategica, affidando un ruolo primario alle vie di comunicazione.
Rifare oggi quelle vie (in automobile, in bicicletta, volendo anche a piedi) può essere il modo per rivivere nella realtà e nella fantasia passaggi cruciali della nostra storia, capire la varietà e la quantità dei paesaggi che distinguono l’Italia, apprezzare luoghi e monumenti che ricordano tappe significative. «Roma è le sue strade» recita l’indicativo motto della quarta di copertina. Il preciso e bel libro di Brizzi è quindi rivolto sia a chi voglia approfondire periodi decisivi della storia di Roma antica sia a chi voglia compiere un’attraente «promenade dello spirito» lungo le strade che secoli fa fecero grande la civiltà romana e sono ancora oggi vissute con dinamica intensità.
La via Appia è la più antica. Voluta da Appio Claudio Cieco nel 312 a.C., unisce Roma a Brindisi. È la regina viarum, dapprima sorta per avvicinare Roma alla splendida Capua (l’attuale Santa Maria Capua Vetere) e poi prolungata fino alla Puglia, per affacciare lo sguardo sul mare e aprire la strada dell’Oriente. Un tragitto che entra nel cuore dell’Italia centrale e meridionale, passando per Terracina, Benevento, Venosa, Gravina, Taranto. È qui che i romani si imposero a fatica sui Sanniti, in guerre che sono entrate dalle scuole elementari nel nostro vocabolario storico e identitario. Sono strade di guerra che celano memorie dolorose e combattimenti all’ultimo sangue; eppure attestano anche destini comuni e straordinarie capacità di convivenza. Nomi ed episodi che riempiono pagine di storia e trovano in questi luoghi un’emblematica rappresentazione, dal sepolcro della famiglia degli Scipioni, una delle più illustri e lungimiranti della Roma repubblicana, alla drammatica conferma della missione apostolica di san Pietro, fermato alle soglie della città dal rinnovato incontro con Gesù riassunto nel memorabile e lapidario interrogativo «quo vadis?».
La via Flaminia e la via Emilia ci indirizzano invece verso Nord e sono entrambe accomunate dalla città di Rimini, meta finale per la prima e iniziale per la seconda. Ancora una volta il mare, stavolta raggiunto attraverso il passaggio per l’Umbria e le Marche, le città di Civita Castellana, Narni, Nocera Umbra, Fossombrone, Fano, Pesaro. Voluta da Caio Flaminio Nepote nel 220 a.C., la via Flaminia coincise anche con il momento più difficile dell’intera storia romana, il conflitto con i Cartaginesi comandati da quell’eccezionale condottiero che fu Annibale, che più di tutti seppe piegare l’orgoglio di Roma e metterne in dubbio la stessa sopravvivenza. In questi territori spesso impervi e a un tempo affascinanti, ricchi di boschi e di pascoli, in cui ha brillato anche la coinvolgente testimonianza francescana, la storia presenta sedimentazioni plurime che il viaggiatore curioso e paziente può scoprire con assicurata soddisfazione.
Eppure anche la Flaminia riporta infine e ancora una volta a Roma, a uno degli eventi più celebri della storia dell’impero e del cristianesimo, la battaglia di Ponte Milvio del 312 d.C. tra Massenzio e Costantino, che condizionò la futura storia mondiale. Le insegne di Massenzio, «forse il più importante corredo di simboli cerimoniali di un imperatore tardoantico» sono state ritrovate e dissepolte soltanto nel 2005 e ora, «unicum preziosissimo e inestimabile», sono in mostra al Museo nazionale di Palazzo Massimo.
Senza collegamenti diretti con Roma è invece la via Emilia, costruita allora all’estremità settentrionale della repubblica. Linea di frontiera, essa tracciava il limite o il superamento di un confine, in chiave difensiva o offensiva. Oltrepassata la via Emilia si poteva marciare dritti verso Roma, come fece il più famoso generale romano, Giulio Cesare, simbolo di audacia e di vittorie, tradimenti, guerre civili. Realizzata nel 187 a.C. dal console Marco Emilio Lepido, la via Emilia comincia a Rimini e termina a Piacenza, risalendo all’incontrario e in parallelo il corso del fiume Po: due formidabili vie di comunicazione e di commerci, l’una naturale, l’altra artificiale, che hanno prodotto il fertile benessere della pianura padana e le sognanti e funamboliche storie dei tanti «narratori delle pianure», da Riccardo Bacchelli ad Antonio Delfini, Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni, Daniele Benati. Nell’anno che segue i centenari di Federico Fellini, Tonino Guerra e Pellegrino Artusi è un felice e rincuorante segnale di salute e di creatività.