Inquietante baby sitter con poteri misteriosi
La prima stagione di Servant è passata un po’ in sordina ma, complici le recensioni positive, Apple TV+ continua a darle fiducia: mentre la seconda è in corso (dal 15 gennaio scorso, con il buon vecchio ritmo di un episodio a settimana), c’è già l’annuncio del rinnovo per una terza. Scritta e ideata da Tony Basgallop, Servant ha tra i suoi registi e produttori M. Night Shyamalan, la cui impronta è visibilissima nell’atmosfera sospesa tra horror sovrannaturale e thriller psicologico, e nel complicato intreccio di misteri che avvolge i protagonisti. Dorothy Turner (Lauren Ambrose, l’adorabile Claire di Six Feet Under) e suo marito Sean (Toby Kebbel) sono una coppia di affermati professionisti di Filadelfia: lei giornalista in una tv locale, lui chefinventore che da casa crea piatti sperimentali – la serie indugia volentieri sia su associazioni simboliche con il cibo sia sul food porn puro e semplice, raggiungendo lo zenit della stravaganza con il gelato all’aragosta e il nadir con i profiterole alla placenta umana. Ma a questi decadenti borghesi metropolitani, che escono di casa il meno possibile, è toccata in sorte la peggiore delle tragedie: la morte del loro figlio Jericho di appena tredici settimane. Il trauma ha gettato Dorothy in uno stato catatonico dal quale è uscita solo grazie a un bambolotto iperrealistico, che lei è convinta essere suo figlio ancora vivo. Le poche persone informate dei fatti assecondano la finzione, al punto da assumere una baby-sitter, Leanne, diciottenne proveniente dalla provincia. Poco dopo il suo arrivo, inspiegabilmente, il bambolotto sparisce e al suo posto c’è un bambino vero. Lei fa finta di nulla, per Dorothy tutto è come prima, Sean non ha la più pallida idea di cosa fare. Leanne, che legge la Bibbia e prega tutte le sere, è davvero capace di distribuire miracoli e piaghe? Oppure è una squilibrata che ha rapito un bambino? Il finale della prima stagione ha rivelato cosa è davvero successo a Jericho, ma non ha ancora risposto a queste domande; la seconda segue i tentativi dei Turner di ritrovare Leanne, che è sparita portando il bambino con sé.
Come molte serie basate su un mistero centrale, Servant a volte è snervante: colpi di scena che non portano a nulla, sfacciate offese alla logica. Ma tutto si perdona volentieri grazie a una regia raffinatissima e a una sapiente dose di black humor. Servant non si prende misticamente sul serio, e sembra a volte una satira perversa: i Turner non sono capaci di agire, inventano stratagemmi lunari pur di non uscire di casa, non prendono nessuna decisione senza aver prima aperto una costosa bottiglia di vino.
Servant avrà molti difetti ma è difficile staccarsene, forse anche grazie alla brevità degli episodi da mezz’ora, e finora è sicuramente la miglior serie targata Apple.