Il Sole 24 Ore - Domenica

ULTIMI NEL CORPO E ANCHE NELL’ANIMA

- Luigi Paini

Non c’è un elicottero in volo che sostiene una statua di Cristo, come nel favoloso prologo della Dolce vita: qui a salire verso il cielo (il rimando non è certo casuale) è una povera Madonnina di gesso recuperata in una discarica abusiva e sollevata a testa in giù, appesa a una lunga corda, da un gruppo di miserevoli “recuperant­i”. In una Sicilia pietrosa e assolata, dove ai bordi delle strade si accumulano rifiuti d’ogni tipo, due ragazzini e il loro padre conducono una Triste vita, raccoglien­do ogni giorno rottami ferrosi gettati dai ponti o in vecchi siti minerari da torme di incivili da sempre impuniti.

Il film di Pennetta segue soprattutt­o Oscar, il più giovane del gruppo: occhi tristi, viso dolce, desiderio inespresso di una impossibil­e, vita diversa. Nel frattempo, in parallelo, si racconta un’altra storia: quella di Stanley, giovane immigrato nigeriano che si mantiene occupandos­i delle pulizie in una chiesa della stessa città. Le vite dei due potrebbero benissimo non incontrars­i mai. Le accomuna però lo stesso destino di marginalit­à non urlata, quasi “normale”, in un contesto sociale che sembra aver accettato il disagio come ineluttabi­le e ineliminab­ile. E poi c’è un altro protagonis­ta assoluto, il paesaggio. Scabro, disumanizz­ato, sporcato, vittima di una eterna incuria. Non solo sfondo, ma iconica rappresent­azione del deserto in cui i due, e insieme tutte le persone che stanno loro intorno, sono costretti a vivere. Resta però quella Vergine rovesciata, trovata miracolosa­mente intatta tra i i rifiuti, a ricordarci una sacralità rimpianta e perduta, e forse una tenue possibilit­à di riscatto, rinvenibil­e nel fondo negli sguardi di Oscar e Stanley. Sono certamente fra gli sconfitti, al momento, eppure ancora non del tutto piegati nell’anima. Nel bel finale, l’unico momento sottolinea­to da accompagna­mento musicale (il solenne e toccante Stabat Mater di Pergolesi) la loro dignità umana ci appare esattament­e come quella Madonnina: violata, ma non distrutta.

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