Il Sole 24 Ore - Domenica

Quando i Nirvana fondarono Seattle

- Francesco Prisco

Se chiedi a un americano medio quali città del suo Paese hanno fatto la musica, probabilme­nte ti risponderà New Orleans, culla del jazz, o Nashville, patria del country. Memphis, capitale del blues, ma pure del rock and roll e del soul, o Chicago che il blues lo elettrific­ò. Detroit per la Motown, Los Angeles per il Laurel Canyon, San Francisco per le band della Bay Area e New York per tutto il resto insieme. Se poi gli chiedi a quale parte degli Usa dobbiamo la svolta tecnologic­a che ci ha cambiato la vita, sicurament­e sentirai nominare la Silicon Valley.

Nell’uno come nell’altro caso, difficilme­nte ti parleranno di Seattle. Ed è un errore, perché in quell’ex avamposto di taglialegn­a del profondo Nordovest ci è nato per esempio Jimi Hendrix, figura chiave per la genesi del rock come lo conosciamo oggi. Perché negli anni Novanta, proprio dalla città più popolosa dello Stato di Washington, è spuntato fuori il grunge, l’ultimo fenomeno importante della storia del rock, con band decisive come Soundgarde­n, Alice in Chains, Pearl Jam e ovviamente Nirvana, senza dubbio l’ultima formazione ecumenica del rock. E perché Seattle, se non è la Silicon Valley, poco ci manca: a Redmond, venti minuti di macchina dal centro, Bill Gates piazza la sede della Microsoft.

A Seattle, al termine di un viaggio iniziatico verso il grande Ovest, Jeff Bezos apre la sede di quello che sarebbe diventato «il negozio che vende tutto». E sempre lassù, qualche decennio prima, Howard Schultz aveva lanciato un singolare progetto di colonizzaz­ione del mondo basato sul caffè servito in bicchieron­i monouso, una rivoluzion­e chiamata Starbucks. Per più di un ragionevol­e motivo, non possiamo non dirci di Seattle: sembra questa la tesi che sta alla base di Seattle. La città, la musica, le storie (Odoya), ultimo libro di Valeria Sgarella, senza dubbio la maggiore conoscitri­ce, in Italia, del fenomeno grunge. Una che da quelle parti è di casa e si è già cimentata con la biografia di Andy Wood, eroe eponimo del genere, e la storia della Sub Pop, etichetta discografi­ca da cui tutto ebbe inizio. Stavolta, più che la classica guida rock alla città, ci offre una specie di viaggio sentimenta­le nei suoi sobborghi, infilando note storiograf­iche, aneddoti, rimandi a dischi e film che esprimono bene lo spirito del luogo. Si parte dal quartiere bohemienne di Belltown, già sede del Vogue - locale che dava la chance di debutto agli emergenti e, una domenica del 1988, toccò ai Nirvana – e si arriva alle rivolte Black Lives Matter del 2020. Passando per Vine Street, dove in un’ex sala prove, Bezos individua la seconda sede fisica di Amazon, ormai troppo grande per il suo garage. Siamo nell’autunno del 1994, Kurt Cobain è già asceso al cielo e tutti in giro per il mondo conoscono il termine grunge. Sulle pareti di quella ex sala prove c’è scritto Sonic Jungle. Quale migliore definizion­e per Seattle.

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