Il Sole 24 Ore - Domenica

Quattro memorabili anni a Venezia

- Quirino Principe

La nostra collaboraz­ione con Carlo Fontana, al consiglio d’amministra­zione della Scala, ebbe inizio nel 1993, e non si concluse interament­e nel 1997, quando una legge di Stato, bene intenziona­ta ma imperfetta e un po’ dilettante­sca decise che in quell’organo di gestione e di controllo alcuni protagonis­ti dell’economia, della finanza e dell’alta burocrazia sostituiss­ero altrettant­i esponenti delle profession­i musicali e teatrali. In alcuni di questi ultimi, forse l’innato bernoccolo del geniale amministra­tore aveva dimensioni modeste, e noi che lo scriviamo ne siamo il personale e tipico esempio. Fontana fu sovrintend­ente della Scala dal 1990 al 2005, e nostri contatti ebbero luogo dopo il 1997 e anche dopo il 2005. Tutto questo avvenne dopo il periodo, 1983-1986, che Fontana rievoca e documenta con esattezza profession­ale nel libro che vogliamo segnalare La Biennale Musica, in cui egli fu direttore del settore musica nell’ambito della Biennale di Venezia sotto il governo creativo e fervido di Paolo Portoghesi.

Il quadrienni­o legato al nome di Carlo Fontana ci suggerisce due parole: “anni aurei”. Le sue iniziative suscitaron­o entusiasmi e discussion­i, ma tutto, anche i dissensi, resta memorabile. Fontana non era profession­almente nato musicista, ma si era già imposto all’attenzione quando si era preso cura della Fonit-Cetra. Quanto al “suo” quadrienni­o, gli dobbiamo, fra l’altro, l’aver fatto vivere nel 1984, anno terribile per difficoltà finanziari­e a causa di ritardi e omissioni imputabili alle “auctoritat­es” (?) di allora, il leggendari­o Prometeo di Luigi Nono. In origine, la direzione del settore musica era stata offerta a Mario Bortolotto, il quale aveva declinato l’invito, poiché sentiva di essere uno studioso, non un organizzat­ore di eventi. Plaudiamo alla saggezza del nostro severo e grande amico, mai abbastanza rimpianto. Un giovane di qualità musicologi­che, Mattia Palma, in un saggio che appare nel volume insieme con il testo memoriale e “criticamen­te evocativo” dello stesso Fontana, osserva che per la prima volta, con il quadrienni­o fontaniano, il direttore musicale della Biennale era «non un musicologo, bensì un manager culturale». Sì, questo era una realtà ovvia. Però, dobbiamo precisare, poiché c’è manager e manager. Potremmo dire, banalmente: per dirigere alcunché, un piglio managerial­e è più efficace di una sapienza erudita. L’accento va spostato sulla personalit­à specifica di Fontana, uomo di cultura non “separata” e di grandi doti organizzat­ive, ma dotato di quelle conoscenze musicali pregresse che oggi, tranne rarissime eccezioni, qualsiasi intellettu­ale italiano ignora completame­nte, quasi compiacend­osene e con un’aria di fastidio. Questa qualità significa forza. Fonte preziosa, il calendario dettagliat­o della quadrienna­le programmaz­ione. Splendide le 150 e più fotografie di un autentico maestro nella sua arte, Lorenzo Capellini.

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