I TANTI MESTIERI DI GUICCIARDINI
Una selezione di missive disposte in base alla funzione di volta in volta ricoperta dall’autore (comprese quelle meno note di mercante e avvocato) aiuta a valorizzare la poliedricità del personaggio
Sarebbe possibile immaginare per il Rinascimento italiano un volume simile a quello che Walter Benjamin approntò per la Germania dell’Ottocento: un’antologia di lettere che, attraverso le parole di alcuni dei protagonisti di allora e di qualche figura minore, svelasse lo spirito di un’intera epoca. A tal fine, la forma epistolare offre infatti una via d’accesso privilegiata: a volte confessione, spesso spunto per un dialogo a distanza, sempre messa in scena di sé per un destinatario, la missiva svolge compiti diversissimi, persino nello stesso giro di pagine, sollecitando l’autore a una versatilità che talvolta si stenta a trovare altrove. In una epoca di generi letterari altamente codificati, come appunto il Quattro e il Cinquecento, l’epistola è stata anzi il luogo per eccellenza della sperimentazione più libera, al di là delle regole e delle convenzioni, e non è strano che ci sia chi abbia potuto indicarla come il luogo di maturazione del romanzo moderno.
A ostacolare l’apprezzamento della scrittura epistolare è soprattutto la confusione tra il suo statuto documentale e il suo statuto monumentale. Da un lato, le lettere forniscono notizie spesso decisive per la ricostruzione storica; dall’altro, però, esse sono talvolta anche opere d’arte vere e proprie, che meritano di essere apprezzate per la loro organizzazione formale e per la sapienza retorica dell’autore. Testi che vale la pena leggere pure quando non si ha un particolare interesse per gli eventi ai quali direttamente o indirettamente alludono.
Lo statuto letterario delle lettere è tanto più difficile da apprezzare nel caso di autori che hanno lasciato un epistolario particolarmente ampio, come Francesco Guicciardini. Ottimato fiorentino, protagonista sin da giovane della vita politica della sua città, governatore, fine diplomatico, scettico servitore della Chiesa, grande storico, amico di alcuni dei maggiori letterati del tempo, nelle sue missive Guicciardini offre uno straordinario spaccato sulla vita italiana ed europea del primo Cinquecento che copre i campi più diversi. Ed è per farcelo conoscere in tutti questi aspetti che una specialista della prosa guicciardiniana come Paola Moreno ha selezionato cinquanta delle sue epistole più significative rendendole finalmente accessibili a un pubblico più vasto, che mai si inoltrerebbe nei volumi della loro edizione completa (tuttora in corso).
Dei vari modi in cui si può organizzare un’antologia epistolare, Moreno ha scelto quello che meglio valorizza la poliedricità di Guicciardini e la varietà delle sue esperienze. Invece di procedere cronologicamente o di suddividere i testi in base alle tipologie di destinatari (lettere familiari e lettere professionali, anzitutto), la studiosa dell’università di Liegi li ha disposti in base alla funzione di volta in volta ricoperta dall’autore, dando rilievo alle sue molteplici identità (comprese quelle meno scontate, come il mercante e l’avvocato). Nessuna biografia attraverso le lettere, dunque, ma piuttosto uno specimen, o addirittura un prontuario, di tutto quello che si poteva fare con le “carte messaggere” nel Rinascimento.
Non sorprendentemente, date le competenze dell’autrice, il punto di forza del volume, oltre alla scelta operata in un corpus di migliaia di testi, è l’attenzione allo stile di Guicciardini, in tutti i suoi molteplici registri: analitico, esortativo, comico, apologetico, addirittura introspettivo... Moreno ha pubblicato pochi anni fa un piccolo ma densissimo libro sulle varianti guicciardiniane e nessuno probabilmente conosce oggi tutte le movenze della prosa della Storia d’Italia quanto lei. Meno soddisfacente risulta invece l’annotazione storica, che, nel caso di un autore con la spettacolare carriera pubblica di Guicciardini, è ovviamente inaggirabile: al di là di alcuni veri e propri errori (nell’estate del 1512 Firenze era alleata della Francia e non della Spagna), a volte nell’ampio commento mancano chiarimenti essenziali per la comprensione dei fatti di cui si parla (un Parlamento, a Firenze, non era un’assemblea di eletti, come oggi) o le necessarie contestualizzazioni (come nel caso della lettera dl 17 settembre 1512 dalla Spagna, dove Guicciardini ragguaglia il padre sulle intenzioni del re Ferdinando il Cattolico senza sapere ancora che da un paio di settimane la repubblica è caduta e i Medici sono tornati a Firenze proprio con le armi spagnole). Allo stesso modo, nell’introduzione Moreno indulge troppo in alcuni vecchi luoghi comuni dell’opposizione tra Machiavelli e Guicciardini, per esempio quando loda la “discrezione” (cioè la capacità di discernimento caso per caso) del secondo contro l’astratta cultura libresca del primo, mentre il principio guicciardiniano per cui in po
(il Saggiatore, pagg. 400, € 22) che ospita l’orrore visionario di Lovecraft o la fantascienza di Jules Verne, un oscuro dramma di Puškin o un testo sull’ultimo uomo sopravvissuto di Mary Shelley. Prende forma una sinfonia percussiva che include la poesia di Sara Teasdale e Byron, la prosa di Leopardi e Hawthorne, che accoglie negli intermezzi rare gemme nascoste: miti norreni, vangeli apocrifi e le terribili visioni che anticiparono l’arrivo dei conquistadores in Messico. litica le regole generali servono a poco se non si impara a distinguere gli accidenti particolari non è che un luogo comune di tutta la tradizione aristotelica.
Non è qui che l’edizione dà il meglio di sé. Quando invece si leggono le pagine dedicate ai riusi delle lettere nelle scritture guicciardiniane maggiori, al modo in cui le carte si sono depositate nelle diverse biblioteche del mondo o alle varie tipologie materiali dei testimoni (le minute, i regesti, le copie, i decifrati, i copialettere…), si può solo rimanere colpiti dalla scioltezza con cui Moreno riesce a rendere accessibili e interessanti per i lettori comuni anche questioni altamente tecniche. Walter Benjamin, che è sempre stato affascinato dalle condizioni di circolazione delle opere letterarie, avrebbe sicuramente gradito molto.
Lettere
Francesco Guicciardini
A cura di Paola Moreno Einaudi, pagg. CII - 346, € 30