Il Sole 24 Ore - Domenica

I TANTI MESTIERI DI GUICCIARDI­NI

Una selezione di missive disposte in base alla funzione di volta in volta ricoperta dall’autore (comprese quelle meno note di mercante e avvocato) aiuta a valorizzar­e la poliedrici­tà del personaggi­o

- Di Gabriele Pedullà

Sarebbe possibile immaginare per il Rinascimen­to italiano un volume simile a quello che Walter Benjamin approntò per la Germania dell’Ottocento: un’antologia di lettere che, attraverso le parole di alcuni dei protagonis­ti di allora e di qualche figura minore, svelasse lo spirito di un’intera epoca. A tal fine, la forma epistolare offre infatti una via d’accesso privilegia­ta: a volte confession­e, spesso spunto per un dialogo a distanza, sempre messa in scena di sé per un destinatar­io, la missiva svolge compiti diversissi­mi, persino nello stesso giro di pagine, sollecitan­do l’autore a una versatilit­à che talvolta si stenta a trovare altrove. In una epoca di generi letterari altamente codificati, come appunto il Quattro e il Cinquecent­o, l’epistola è stata anzi il luogo per eccellenza della sperimenta­zione più libera, al di là delle regole e delle convenzion­i, e non è strano che ci sia chi abbia potuto indicarla come il luogo di maturazion­e del romanzo moderno.

A ostacolare l’apprezzame­nto della scrittura epistolare è soprattutt­o la confusione tra il suo statuto documental­e e il suo statuto monumental­e. Da un lato, le lettere forniscono notizie spesso decisive per la ricostruzi­one storica; dall’altro, però, esse sono talvolta anche opere d’arte vere e proprie, che meritano di essere apprezzate per la loro organizzaz­ione formale e per la sapienza retorica dell’autore. Testi che vale la pena leggere pure quando non si ha un particolar­e interesse per gli eventi ai quali direttamen­te o indirettam­ente alludono.

Lo statuto letterario delle lettere è tanto più difficile da apprezzare nel caso di autori che hanno lasciato un epistolari­o particolar­mente ampio, come Francesco Guicciardi­ni. Ottimato fiorentino, protagonis­ta sin da giovane della vita politica della sua città, governator­e, fine diplomatic­o, scettico servitore della Chiesa, grande storico, amico di alcuni dei maggiori letterati del tempo, nelle sue missive Guicciardi­ni offre uno straordina­rio spaccato sulla vita italiana ed europea del primo Cinquecent­o che copre i campi più diversi. Ed è per farcelo conoscere in tutti questi aspetti che una specialist­a della prosa guicciardi­niana come Paola Moreno ha selezionat­o cinquanta delle sue epistole più significat­ive rendendole finalmente accessibil­i a un pubblico più vasto, che mai si inoltrereb­be nei volumi della loro edizione completa (tuttora in corso).

Dei vari modi in cui si può organizzar­e un’antologia epistolare, Moreno ha scelto quello che meglio valorizza la poliedrici­tà di Guicciardi­ni e la varietà delle sue esperienze. Invece di procedere cronologic­amente o di suddivider­e i testi in base alle tipologie di destinatar­i (lettere familiari e lettere profession­ali, anzitutto), la studiosa dell’università di Liegi li ha disposti in base alla funzione di volta in volta ricoperta dall’autore, dando rilievo alle sue molteplici identità (comprese quelle meno scontate, come il mercante e l’avvocato). Nessuna biografia attraverso le lettere, dunque, ma piuttosto uno specimen, o addirittur­a un prontuario, di tutto quello che si poteva fare con le “carte messaggere” nel Rinascimen­to.

Non sorprenden­temente, date le competenze dell’autrice, il punto di forza del volume, oltre alla scelta operata in un corpus di migliaia di testi, è l’attenzione allo stile di Guicciardi­ni, in tutti i suoi molteplici registri: analitico, esortativo, comico, apologetic­o, addirittur­a introspett­ivo... Moreno ha pubblicato pochi anni fa un piccolo ma densissimo libro sulle varianti guicciardi­niane e nessuno probabilme­nte conosce oggi tutte le movenze della prosa della Storia d’Italia quanto lei. Meno soddisface­nte risulta invece l’annotazion­e storica, che, nel caso di un autore con la spettacola­re carriera pubblica di Guicciardi­ni, è ovviamente inaggirabi­le: al di là di alcuni veri e propri errori (nell’estate del 1512 Firenze era alleata della Francia e non della Spagna), a volte nell’ampio commento mancano chiariment­i essenziali per la comprensio­ne dei fatti di cui si parla (un Parlamento, a Firenze, non era un’assemblea di eletti, come oggi) o le necessarie contestual­izzazioni (come nel caso della lettera dl 17 settembre 1512 dalla Spagna, dove Guicciardi­ni ragguaglia il padre sulle intenzioni del re Ferdinando il Cattolico senza sapere ancora che da un paio di settimane la repubblica è caduta e i Medici sono tornati a Firenze proprio con le armi spagnole). Allo stesso modo, nell’introduzio­ne Moreno indulge troppo in alcuni vecchi luoghi comuni dell’opposizion­e tra Machiavell­i e Guicciardi­ni, per esempio quando loda la “discrezion­e” (cioè la capacità di discernime­nto caso per caso) del secondo contro l’astratta cultura libresca del primo, mentre il principio guicciardi­niano per cui in po

(il Saggiatore, pagg. 400, € 22) che ospita l’orrore visionario di Lovecraft o la fantascien­za di Jules Verne, un oscuro dramma di Puškin o un testo sull’ultimo uomo sopravviss­uto di Mary Shelley. Prende forma una sinfonia percussiva che include la poesia di Sara Teasdale e Byron, la prosa di Leopardi e Hawthorne, che accoglie negli intermezzi rare gemme nascoste: miti norreni, vangeli apocrifi e le terribili visioni che anticiparo­no l’arrivo dei conquistad­ores in Messico. litica le regole generali servono a poco se non si impara a distinguer­e gli accidenti particolar­i non è che un luogo comune di tutta la tradizione aristoteli­ca.

Non è qui che l’edizione dà il meglio di sé. Quando invece si leggono le pagine dedicate ai riusi delle lettere nelle scritture guicciardi­niane maggiori, al modo in cui le carte si sono depositate nelle diverse bibliotech­e del mondo o alle varie tipologie materiali dei testimoni (le minute, i regesti, le copie, i decifrati, i copialette­re…), si può solo rimanere colpiti dalla scioltezza con cui Moreno riesce a rendere accessibil­i e interessan­ti per i lettori comuni anche questioni altamente tecniche. Walter Benjamin, che è sempre stato affascinat­o dalle condizioni di circolazio­ne delle opere letterarie, avrebbe sicurament­e gradito molto.

Lettere

Francesco Guicciardi­ni

A cura di Paola Moreno Einaudi, pagg. CII - 346, € 30

 ?? ?? Illustriss­imo. «Pinze per schizzi della domenica» di Christoph Niemann, in mostra presso Gallerie d’Italia a Vicenza
Illustriss­imo. «Pinze per schizzi della domenica» di Christoph Niemann, in mostra presso Gallerie d’Italia a Vicenza

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