UNA CAVALCATA NELLA ROMA DELLE ORIGINI
Ce li facevano compitare a memoria quando eravamo bambini, sin dalla scuola elementare, e forse per questo non li abbiamo più dimenticati: Romolo (il Gemello Fondatore e fratricida), Numa Pompilio (il pio, pacifico re di discendenza sabina), Tullo Ostilio (degli Orazi e Curiazi), Anco Marzio (quello che forse dette inizio alla Cloaca Massima tuttora in uso), Servio Tullio (le Mura a lui attribuite si ergono davanti a Termini), Tarquinio Prisco (mezzo etrusco e mezzo greco), Tarquinio il Superbo: monarca assoluto, il cui figlio Sesto violentò Lucrezia, la moglie di Collatino, onde padre e figlio furono cacciati dall’Urbe, la monarchia terminò e la Repubblica fu fondata. I Sette Re di Roma e i frammenti delle leggende che crebbero intorno ai loro regni. Quelli sui quali la letteratura, la pittura e la scultura - queste ultime illustrate nel libro di Guidorizzi da centinaia di splendide immagini - hanno fondato la fortuna mitica di Roma, mentre le sue legioni, le sue strade, i suoi ponti, le sue leggi ne facevano il potere reale, il predominio a poco a poco assoluto, per mille anni, su tutto il Mediterraneo e l’Europa occidentale.
Queste, e decine di altre storie attorno ai Sette Re di Roma, Guidorizzi racconta con piglio, sapienza e fascino, in modo a tutti comprensibile: facendosi mitopoietés come nei precedenti libri su Agamennone, Ulisse ed Enea. L’eroe «venuto da lontano», quest’ultimo: proveniente da una città, Troia, caduta, incendiata, saccheggiata, gli uomini trucidati, le donne tradotte in schiavitù dai vincitori. Enea riesce a organizzare la fuga di un gruppo che comprende il padre Anchise e il figlio Ascanio (ma perde la moglie) e dopo molte peregrinazioni giunge per volere del fato in Italia, sul lido laziale. Non deserto, però, ma abitato dai Latini (che pare Esiodo volesse discendenti di Ulisse e Circe). Enea deve quindi affrontare una guerra di conquista, di dominazione, alla quale segue l’assimilazione. Come faranno poi i Romani, conquistando e assimilando.
Enea e i suoi sono l’inizio “straniero” di Roma. Portano i propri Lari e i propri Penati, impongono nomi che sono durati nel tempo, come quello della nutrice di Enea, Caieta, dal quale viene Gaeta. Ma trovano una civiltà che ha i propri miti, la propria religione, i propri costumi, e con tutto questo devono venire a patti. La mitologia romana è quindi il risultato di una fusione. La conquista della striscia litorale del Lazio è il primo passo. Poi seguono Alba Longa, Numitore e Amulio, Marte e Rea Silvia: la lupa e il picchio, i gemelli allevati dai pastori Faustolo e Acca Larenzia. La Roma Quadrata viene fondata sul Palatino, Remo e Romolo litigano violentemente, e il primo finisce ucciso dal fratello.
Ripercorriamo gli intriganti racconti del mito: l’antico Ippolito greco, dalla Fedra di Euripide, diventa il Virbio romano, il nume tutelare del lago e del bosco di
Nemi sacri a Diana. La l upa ha una controfigura umana, quella appunto di Acca Larenzia, ma soprattutto è predatrice e socievole con i suoi simili (come Romolo e come Roma), è infera, ed è accompagnata da un picchio (il picchio di Marte, collegato al re aborigeno Pico) e da una civetta o cincia (la “parra” di Vesta: la madre di Romolo è Rea Silvia, una principessa e sacerdotessa di Vesta). Succhiando il latte dalla lupa, i gemelli si nutrono delle sue qualità di ferocia e vitalità, ma incarnano anche la virtù di Vesta, il valore guerriero di Marte, la discendenza indigena e quella troiana: portano in sé il germe degli dèi, degli inferi e della terra.
Ma la trama principale segue i sette re: Romolo organizzatore del Ratto delle Sabine; Numa Pompilio e l’insegnamento che riceve dalla ninfa Egeria; Tullo Ostilio dal regno feroce e violento; Anco Marzio, l’infaticabile costruttore di Ostia e del Ponte Sublicio. Servio Tullio, il «servo che divenne re»; e Tarquinio il Superbo, il tiranno scacciato e irriso.
LE VICENDE LEGGENDARIE DEI SETTE RE, DA ROMOLO A TARQUINIO IL SUPERBO
Nella seconda parte del libro, Guidorizzi si volge, senza abbandonare i miti, ma riprendendoli e aggiungendovene di altri, alle strutture sociali e mentali: ai riti, agli usi, alle credenze della Roma arcaica. Il mondo familiare: la “gens”, il matrimonio, i Lari e i Penati. Il sacro: gli dèi che i Romani mutuano dai Greci cambiando loro il nome, conferendo loro funzioni nuove e aggiungendone di altri (come Giano e Fauno), e i “piccoli dèi”, gli infiniti numina che presiedono a ogni momento e aspetto della vita. Il ludico: i Lupercalia. I principi etici: pietas, fides, ius. Una bella cavalcata nel mondo romano delle origini. Alla quale si potrebbe aggiungere soltanto la posterità, abbondantemente presente nelle illustrazioni.
Ogni stato moderno dell’Occidente fa, prima o poi, i conti con Roma: Kaiser e zar vengono da Cesare, ma anche le democrazie scelgono modelli romani. Così la Francia rivoluzionaria e poi napoleonica, così gli Stati Uniti, che costruiscono una federazione nella quale il principio monarchico è incarnato da un presidente della repubblica e sulle cui monete campeggiano scritte in latino. «Quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo», recita un celebre detto medievale.
Il grande racconto di Roma antica e dei suoi sette re
Giulio Guidorizzi il Mulino, pagg. 381, € 40