NORMANDIA, MON AMOUR!
A Deauville cento opere documentano lo sguardo acuto del pittore olandese, fra paesaggi, intellettuali e bel mondo
oblongcontemporary.com
Londra
Da Sotheby’s asta charity Art of Wishes il 7 settembre in presenza e online dal 25 agosto all’8 settembre; in offerta circa 50 gioielli creati da Fabio Salini, uno tra i più rinomati gioiellieri contemporanei, che ha iniziato la sua carriera da Cartier e Bulgari, debuttando nel 1999 con la sua prima collezione di gioielli. Tra i lotti vedette si segnalano il girocollo Capricci in oro bianco e diamanti, stimato 100.000-150.000 sterline e un braccialetto in fibra di carbonio, oro bianco, diamanti e uno zaffiro rosa e rubellite, stimato 65.000-85.000 sterline (foto). sothebys.com
«Deauville mi calzava come un guanto» confidò nell’agosto del 1958 il pittore Kees van Dongen al biografo e storico dell’arte Henri Perruchot.
L’incontro dell’artista olandese con una delle località balneari più alla moda della costa atlantica francese risaliva a 45 anni prima. Un armatore lo aveva invitato a Le Havre per commissionargli un ritratto e Van Dongen (1877-1968) - già affermato ritrattista fauve - passeggiando sul lungomare da Honfleur, a Trouville e Deauville - si era sentito subito a casa. «Ho conosciuto lì i miei collezionisti - ricorderà in seguito - mi sembrava l’Olanda. A causa della luce».
Sulla “Côte fleurie” dai cieli bassi su un orizzonte incerto, il pittore trascorse ogni estate come un rito immutabile, alloggiando all’Hôtel Le Normandy dal 1913 al 1963. Frequentava il bel mondo in cui potenti e celebrità si mescolavano, allora come ora: la cantante di varietà Mistinguett, l’attore di teatro Lucien Guitry, il poeta Max Jacobs, Suzy Solidor “la donna più dipinta del mondo”, il fumettista Sem, la modista Jenny Sacerdote e l’eccentrico Berry Wall, ma anche l’Aga Khan, la duchessa di Windsor, il granduca Dimitri di Russia, l’ex re Nicola del Montenegro, che negli anni folli erano habitué di Parigi, Biarritz, Aix-les-Bains, la Costa Azzurra e che proprio a Deauville divennero suoi fedeli estimatori.
Lo ricorda oggi la mostra Van Dongen: Deauville me va comme un gant, in corso fino al 25 settembre nel complesso Les Franciscaines (145B, Avenue de la République): un centinaio di lavori (60 tele e 40 opere su carta) e numerosi documenti attestano lo sguardo acuto e singolare posato dal pittore sulla società francese e sulla vita di Deauville in particolare. Dai ruggenti anni Venti ai rivoluzionari anni Sessanta, la mostra getta nuova luce sull’evoluzione dell’artista attraverso sei sezioni che rievocano atmosfere scintillanti: i paesaggi della Normandia, i bagni e il lungomare, le corse dei cavalli, i locali dove si suonava jazz e si ballava il tango, la cerchia degli amici artisti e intellettuali, le liste d’attesa per prenotare un suo ritratto. Dipinti, disegni, acquerelli, litografie, manifesti e pellicole virano dai colori vivaci delle prime opere fauve, alle semplificazioni formali del periodo cubista, fino alle esperienze emotive dell’espressionismo di matrice tedesca per documentare la nascita del suo stile particolare: una pittura diretta e aggressiva.
Deauville e Van Dongen si adottarono a vicenda: la grande composizione La baigneuse à Deauville fu presentata al Salon d’Automne di Parigi nel 1920 e poi utilizzata come logo della prima edizione dell’American Film Festival di Deauville nel 1975. Nella cittadina normanna il pittore creò l’immagine de La garçonne, esaltando il corpo liberato della ragazza androgina dai capelli corti, il collo slanciato su un corpo sportivo durante il giorno, seminuda e sensuale di notte, una donna moderna che rivendicava la sua autonomia allo stesso modo degli uomini ( Portrait de Suzy Solidor, 1927). Dipinse scene di spiaggia dove abiti e bandiere sventolavano al vento, perché bagnanti e signore con il cappello erano in sintonia con il suo universo ( La Plage, 1929). Attraverso la produzione di litografie, fotografie e manifesti l’artista contribuì anche alla promozione turistica della raffinata località balneare. Negli anni Venti, inoltre, illustrò il libro intitolato Deauville: lo stilista Paul Poiret aveva scritto i testi e Van Dongen immortalò con una serie di acquerelli il Casinò, La Potinière, Les Planches, l’ippodromo e le donne eleganti.
Inebriato dal successo, non perdeva alcun evento della stagione estiva: dalle corse dei cavalli ( Paddock à Deauville, 1920) alle serate danzanti ( Le Tango de l’Archange, 1922-1935), la sua lunga silhouette era sempre riconoscibile tra le celebrità che animavano le feste locali. Memorabile fu il Gala blanc organizzato il 13 agosto del 1932. Nel Salon des Ambassadeurs del Casinò, addobbato con gigli bianchi, erano attesi 400 invitati, ne giunsero più di mille, tutti vestiti di bianco. I più fortunati, quella sera, ricevettero anche un disegno di Van Dongen, o fiori da lui dipinti sul loro vestito o sulle loro spalle nude.
Novant’anni dopo Deauville renderà omaggio all’artista organizzando il 26 agosto Le Bal Blanc Van Dongen: trenta artisti tra musicisti, pittori, truccatori, ballerini di tip tap, chic cabaret burlesque, oltre a un DJ degli anni Trenta si esibiranno rigorosamente in total white!
Van Dongen: Deauville me va comme un gant
Deauville (Francia), Les Franciscaines Fino al 25 settembre
NON MANCAVA MAI A FESTE ED EVENTI MONDANI: COSì LE LISTE D’ATTESA PER UN RITRATTO FIRMATO DA LUI SI ALLUNGAVANO