PER ANDARE AL TROPICO PASSA PER FABRI E CREMONINI
Erieccoci nel Tropico del Tormentone: a dire il vero l’estate è iniziata a marzo, con Elodie e il suo sortilegio, il singolo Bagno a mezzanotte: «Uno due tre/ alza/ il volume nella testa/ è qui dentro la mia festa». Ecco: difficile scacciarlo, a dispetto dei tentativi di Fedez con il suo bravo neo-ecumenico neo-twist La dolce vita ossia: «La vita senza amore dimmi tu che vita è», ossia nostalgia di Vespe litorali balletti balneari con tutti i bikini e affini del caso. Oppure, per i più laici tendenza Salento «radicati a li Messapi osce cu li giamaicani» (copyright Sud Sound System), il Tropicana di Annalisa e Boomdabash.
Ma il tormentone top, almeno potenzialmente perché potrebbe anche diventare un tormentino di nicchia, arriva con la strana coppia formata dal rapper incattivito e benescrivente Fabri Fibra con Cesare Cremonini, chansonnier della sempre amatissima 50 Special (con i Lunapop, il suo trampolino di lancio e giocattolo anni 90; ai quali appartiene anche la splendida love ballad fanciullesca, Qualcosa di grande) e di tante buone cose giunte appresso nel percorso da solista; ebbene, questi due sono riuniti per la prima volta insieme in onore di un terzo, Tropico: ecco allora il rappa/canta/autore napoletano Davide Petrella, classe 1985 (nato cioè ben due anni dopo Club Tropicana degli Wham del baby bonissimo George Michael; ma anche dall’indimenticabile Tropicana - «mentre la tv/suonava» - del Gruppo Italiano, geniale creatura di laboratorio della migliore Italodisco, con Mara Maionchi al controllo discografico). E il nuovo pezzo in odor di Tormentone è suo: Contrabbando, featuring Fabri et Cesare. Il pezzo inizia con un gancio subliminale di beat elettronico che sottopelle ricorda la ganzissima Mr. Saxobeat, della rumena Alexandra Stan (un pezzo del 2011 in grado di aprire qualsiasi dancefloor del mondo occidentale). Poi arrivano i ganci verbali: le parole degli stessi tre. Nel primo verso c’è il realismo magico, al terzo spunta Neruda. Si cresce con «Parliamo sempre di scappare, non ricordo dove» ( trés Cremonini, semplicità d’autore che sa come evocare la complessità). C’è poi c’è l’ansia, «se contasse l’ansia siamo trendsetter», la sindrome post-traumatica, e la soda caustica, anche di alta qualità, di Fibra: «Cediamo Bocelli all’America/ rimpiango la cultura ellenica», così come «Bombe nucleari sulla mappa/ qualcuno vada da Putin e gli spari in faccia». Ma il clou è sempre il ritornello: quel Contrabbando un po’ ribaldo, che indolente smuove sederi con Clandestino di Manu Chao o con le varie sponde Sud di un Eugenio Bennato con cui Tropico ci consiglia di far passare le idee sempre un po’ di sguincio e di sottecchi: «Di contrabbando/giochiamo con il fuoco sottobanco/ fianco a fianco».
Contrabbando Tropico con Cesare Cremonini & Fabri Fibra
Sony, sip