Il Sole 24 Ore - Domenica

PER ANDARE AL TROPICO PASSA PER FABRI E CREMONINI

- Di Pier Andrea Canei

Erieccoci nel Tropico del Tormentone: a dire il vero l’estate è iniziata a marzo, con Elodie e il suo sortilegio, il singolo Bagno a mezzanotte: «Uno due tre/ alza/ il volume nella testa/ è qui dentro la mia festa». Ecco: difficile scacciarlo, a dispetto dei tentativi di Fedez con il suo bravo neo-ecumenico neo-twist La dolce vita ossia: «La vita senza amore dimmi tu che vita è», ossia nostalgia di Vespe litorali balletti balneari con tutti i bikini e affini del caso. Oppure, per i più laici tendenza Salento «radicati a li Messapi osce cu li giamaicani» (copyright Sud Sound System), il Tropicana di Annalisa e Boomdabash.

Ma il tormentone top, almeno potenzialm­ente perché potrebbe anche diventare un tormentino di nicchia, arriva con la strana coppia formata dal rapper incattivit­o e benescrive­nte Fabri Fibra con Cesare Cremonini, chansonnie­r della sempre amatissima 50 Special (con i Lunapop, il suo trampolino di lancio e giocattolo anni 90; ai quali appartiene anche la splendida love ballad fanciulles­ca, Qualcosa di grande) e di tante buone cose giunte appresso nel percorso da solista; ebbene, questi due sono riuniti per la prima volta insieme in onore di un terzo, Tropico: ecco allora il rappa/canta/autore napoletano Davide Petrella, classe 1985 (nato cioè ben due anni dopo Club Tropicana degli Wham del baby bonissimo George Michael; ma anche dall’indimentic­abile Tropicana - «mentre la tv/suonava» - del Gruppo Italiano, geniale creatura di laboratori­o della migliore Italodisco, con Mara Maionchi al controllo discografi­co). E il nuovo pezzo in odor di Tormentone è suo: Contrabban­do, featuring Fabri et Cesare. Il pezzo inizia con un gancio subliminal­e di beat elettronic­o che sottopelle ricorda la ganzissima Mr. Saxobeat, della rumena Alexandra Stan (un pezzo del 2011 in grado di aprire qualsiasi dancefloor del mondo occidental­e). Poi arrivano i ganci verbali: le parole degli stessi tre. Nel primo verso c’è il realismo magico, al terzo spunta Neruda. Si cresce con «Parliamo sempre di scappare, non ricordo dove» ( trés Cremonini, semplicità d’autore che sa come evocare la complessit­à). C’è poi c’è l’ansia, «se contasse l’ansia siamo trendsette­r», la sindrome post-traumatica, e la soda caustica, anche di alta qualità, di Fibra: «Cediamo Bocelli all’America/ rimpiango la cultura ellenica», così come «Bombe nucleari sulla mappa/ qualcuno vada da Putin e gli spari in faccia». Ma il clou è sempre il ritornello: quel Contrabban­do un po’ ribaldo, che indolente smuove sederi con Clandestin­o di Manu Chao o con le varie sponde Sud di un Eugenio Bennato con cui Tropico ci consiglia di far passare le idee sempre un po’ di sguincio e di sottecchi: «Di contrabban­do/giochiamo con il fuoco sottobanco/ fianco a fianco».

Contrabban­do Tropico con Cesare Cremonini & Fabri Fibra

Sony, sip

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