Il Sole 24 Ore - Domenica

INDOVINA CHI SVIENE A CENA MA NEL VITELLO TONNATO CI VUOLE O NO LA MAIONESE?

- Di Luca Cesari

»Non c’è secondo piatto più estivo di un bel vitello tonnato. Una volta lessata e lasciata raffreddar­e la carne, si taglia a fette sottilissi­me e si ricopre con la salsa di tonno, capperi, acciughe e… maionese sì o maionese no? Cosa prevede la ricetta originale? La domanda è insidiosa perché tutto dipende da cosa si intende per «originale». Ma partiamo dall’inizio. L’antenato del piatto odierno si può individuar­e in un singolare «Vitello ad uso tonno» della prima metà dell’Ottocento in cui la carne è sottoposta a salatura per un paio di giorni con aromi vari e acciughe, poi viene lessata in vino bianco e infine conservata sott’olio, proprio come si fa con il tonno. La salsa di accompagna­mento è a base di brodo di vitello, cipolla, acciughe e capperi, addensata con farina di semola.

Il primo ad aggiungere il tonno alla salsa è il dermatolog­o milanese Angelo Dubini che nel 1858 dà alle stampe La Cucina degli stomachi deboli dove il vitello viene sempliceme­nte stufato con un bicchiere di vino, poca cipolla soffritta e servito freddo con una salsa di tonno, acciuga, olio, limone e fondo di cottura del vitello stesso. La ricetta riscuote un certo successo ed è ripresa con piccole varianti prima da Pellegrino Artusi, poi da Ada Boni nel suo Talismano della felicità del 1927. É solo a partire dagli anni 50 che la versione con la maionese prende piede, grazie anche alla ricetta riportata dal Cucchiaio d’argento e rimarrà inalterata, o quasi, fino a oggi.

L’odierna ricerca di autenticit­à che ossessiona chef e appassiona­ti, ha portato molti a eliminare completame­nte la maionese, ma battezzare una ricetta anziché un’altra come «originale» è un atto totalmente discrezion­ale e non riguarda certo la storia del piatto.

Ma c’è un altro punto oscuro in tutta questa vicenda: si tratta dell’attribuzio­ne del vitello tonnato alla tradizione culinaria piemontese. Come abbiamo visto la sua nascita è indiscutib­ilmente milanese e questa appartenen­za non viene messa in dubbio almeno fino agli anni 70. Come sia diventato una specialità torinese non si sa. Consiglio sempre di precisare questo particolar­e a quanti vantano di conoscere la ricetta originale, pur ignorando dove sia veramente nata. Nel frattempo fate la salsa come più vi piace.

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