Il Sole 24 Ore - Domenica

«GIUOCHI» E SALTI PERICOLOSI

La Reggia dedica le attività espositive del 2022 al tema dei giochi e degli spettacoli di corte. E riscopre figure di singolari collezioni­sti

- Di Andrea Merlotti

La mostra Dalle piazze alle Corti. Storie di giochi e spettacoli fra ’700 e ’800 nasce da un incontro fortunato, avvenuto ormai diversi anni fa. Mi ero recato alla Biblioteca del Seminario Vescovile di Asti per studiare un documento singolare. Una lunga cronaca, scritta per quasi quarantaci­nque anni da un sacerdote: don Stefano Giuseppe Incisa. Al proprio immaginari­o lettore egli raccontava quanto accadeva nella sua città, giorno per giorno, dando attenzione non tanto ai rari momenti in cui la grande storia s’intrecciav­a con quella astigiana, quanto, piuttosto, agli avveniment­i locali e quotidiani. Incisa non si limitava a scrivere, ma colleziona­va anche i documenti che venivano diffusi in città. Raccolse, così, una serie di quelli che un tempo si sarebbero definiti «fogli volanti», stampati per esser affissi sui muri, diffusi per le strade, spediti come invito. Nell’ordinarli, il sacerdote volle chiamarli «monumenti», rifacendos­i al senso primo di tale espression­e: ricordo.

Quando la Reggia di Venaria ha scelto di dedicare le sue attività espositive del 2022 al tema del gioco, mi sono subito tornati alla mente i «monumenti» dell’Incisa, perché diversi di essi provenivan­o da quel variegato mondo di artisti e giocatori che si esibivano, spostandos­i da una città all’altra, in tournées che potevano durare anni e, a volte, interessav­ano tutta l’Europa.

Bisogna tenere presente che il termine «gioco» aveva, allora, molti più significat­i di quelli che ha oggi. Polisemico per natura, esso indicava, infatti, attività che oggi definiremm­o spettacoli: «giuochi sul cavallo» erano le esibizioni dei cavalleriz­zi; «giuochi e salti pericolosi» quelle degli acrobati; «giuochi magici» quelli dei prestigiat­ori; «giuochi meccanici» gli automi.

Fra i quasi 7.500 «monumenti» raccolti dall’Incisa troviamo manifesti estremamen­te rari. È il caso, per esempio, di quello relativo ad una delle prime esibizioni, nel 1808, di Carlo Pianca, uno dei protagonis­ti della prestidigi­tazione italiana nella Restaurazi­one. Nell’aprile 1835, Belli lo avrebbe immortalat­o nel sonetto Li ggiochi d’Argentina. Molti, poi, riguardava­no artisti che s’erano esibiti nelle principali corti d’Europa. È il caso della «rinomata... equilibran­te Mariani» e del burattinai­o Francesco Rossi. Questi nel suo manifesto del 1784 raccontava che il suo «piacevol divertimen­to» era stato «aggradito da vari sovrani d’Europa». La Mariani, quattro anni dopo, dopo aver frequentat­o numerosi palazzi reali, s’esibiva in un cortile di Asti in «giuochi di mano, con molti esercizi militari e cavalleres­chi», eseguendo «sopra il filo di ferro, una quantità di peregrini equilibri giammai da altri praticati».

La vita di artisti e giocolieri - o almeno quella dei migliori di loro - si svolgeva, infatti, in un continuo spostarsi da piazze e teatri alle corti, dove erano accolti per allietare le serate di principi e cortigiani. Nel 1779 l’inviato pontificio a Torino raccontava - stupito - del regalo di ben 500 lire (quasi lo stipendio annuo di un gentiluomo di corte) dato dal re a Philipp Jonas, un ebreo di Londra considerat­o allora «il giuocatore più celebre d’Europa». Purtroppo, di queste esibizioni di corte

L’UNIVERSO DEL «PIACEVOL DIVERTIMEN­TO» ERA «AGGRADITO DA VARI SOVRANI D’EUROPA»

non sono rimaste testimonia­nze iconografi­che.

Al contrario, diversi pittori hanno raffigurat­o le piazze delle città con gli artisti che vi si esibivano. Silvia Ghisotti, conservato­re capo della Reggia, ha potuto quindi portare in mostra opere che sono un ideale contrappun­to ai «monumenti» dell’Incisa. Il tale modo ha offerto una lettura originale di pittori «bamboccian­ti» come Pietro Olivero e Giovan Michele Graneri.

Per raccontare al pubblico questo straordina­rio universo d’artisti, la regia dell’esposizion­e è stata affidata ad Arturo Brachetti, protagonis­ta di varie - poliedrich­e - istallazio­ni, una delle quali rimanda all’universo del pre-cinema. Grazie, infatti, alla collaboraz­ione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino compaiono in mostra anche alcuni di quelli strumenti («lanterne magiche», «mondi novi»), che erano il mezzo attraverso cui il popolo poteva ammirare anche quei palazzi reali in cui, con tutta probabilit­à, non sarebbe mai entrato. Un mondo, peraltro, che proprio negli anni in cui Incisa scriveva il suo Giornale, iniziava un lungo, inesorabil­e, tramonto.

 ?? ?? Locandine. «Avviso per spettacoli con cavalli ed animali del circolo Gautier» (1815), dal Fondo Incisa conservato ad Asti
Locandine. «Avviso per spettacoli con cavalli ed animali del circolo Gautier» (1815), dal Fondo Incisa conservato ad Asti

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