SULLE TRACCE DELL’ULTIMA FILOSOFIA ANTICA
Quando nacque la filosofia occidentale? La risposta di Aristotele, che si legge all'inizio della sua Metafisica, indica in Talete (nato nel 624 o 623 a. C.) l’iniziatore della ricerca del “principio”, da cui tutte le cose si sarebbero generate. Chi fu invece l’ultimo pensatore dell’Occidente antico? In tal caso si ricorda il decreto dell’imperatore Giustiniano, che nel 529 chiuse l’Accademia di Atene, custode della tradizione platonica, rimasta una roccaforte del paganesimo.
I sette filosofi che ne facevano parte, tra i quali è bene ricordare lo scolarca Damascio e Simplicio - quest’ultimo commentatore di Aristotele, il cui nome figura nel Dialogo di Galileo - si rifugiarono presso re Cosroe, in Persia. Tali maestri si possono considerare, anche cronologicamente, gli ultimi filosofi dell’antica Grecia.
Damascio, originario di Damasco, anche se i manuali lo pongono nell’elenco dei neoplatonici tardi, non è un minore. Recentemente la sua figura è stata oggetto di ricerche e chi desiderasse conoscerle può cominciare dall’ampia voce che Philippe Hoffmann gli ha dedicato nel Dictionnaire des philosophes antiques (Cnrs Editions 1994, II volume, pagg. 541593). Ma basterebbe ricordare il dibattito suscitato dal saggio di Carlo Maria Mazzucchi, apparso sulla rivista «Aevum» nel 2006, dal titolo «Damascio, autore del Corpus Dionysiacum», per cogliere gli effetti dell’ultima controffensiva del paganesimo. In sintesi: se lo scolarca è identificabile con il personaggio dello pseudo-Dionigi, ne consegue che tale autore ha lasciato pagine fondamentali per la teologia cristiana, comprese le indicazioni sulle gerarchie angeliche.
Delle opere di Damascio in Italia nulla è stato tradotto e soltanto ora esce da noi una sua opera, a cura di Tiziano E. Ottobrini: Intorno ai primi principi. Sia lodato il curatore, che ha condotto il difficile lavoro con testo greco a fronte (è basato su quello critico di Westerink, edito tra il 1986 e il 1991 da Les Belles Lettres), realizzando un progetto caro a Giovanni Reale.
Nella quarta di copertina c’è un breve scritto di Roberto Radice, erede di Reale, che ha seguito codesto lavoro e che parla di quest’opera non facile né semplice come «capitolo estremo della metafisica». Con Damascio il neoplatonismo giunge alla suprema conclusione mistica, varcando quella dimensione in cui si comprende come dio (con la minuscola, siamo in ambiente pagano) sia ineffabile e inconoscibile. Sono le conclusioni della teologia apofatica, o negativa (il verbo greco apophēmi significa “negare”), che procede alla ricerca di dio dicendo ciò che non è. Perdendosi in un assoluto che ha «l’ardire di cimentarsi con l’abisso dell’indicibilità».
Intorno ai primi principi. Aporie e soluzioni
Damascio
Scholé, pagg. 848, € 45