«UN DIGIUNATORE» PERLUSTRATO DA PERICOLI
Un digiunatore è un grande racconto di Kafka. La prosa di immobile tristezza è concisa, asciutta, addirittura scarnificata. Al centro c’è il grafismo di «una piccola gabbia di sbarre». Dentro la gabbia si esibisce in piazza il digiunatore: un artista del digiuno, un «virtuoso della fame … fanatico dell’arte sua»; un cumulo di ossa su un giaciglio di paglia, un evanescente schizzo d’uomo. Il pubblico sta a guardare «l’uomo che pallido, in maglietta nera, le costole sporgenti, sdegnando financo una seggiola», sta «sdraiato sulla paglia, e talora cortesemente accennando e sforzandosi di sorridere e rispondere alle domande» o stende «il braccio attraverso le sbarre perché palpassero la sua magrezza», per poi di colpo chiudersi «in se stesso» senza occuparsi «più di nessuno, neanche del battito dell’orologio –pur così importante per lui». Il digiunatore è rancoroso. È passata l’età felice, quando il pubblico accorreva in massa ad ammirare i suoi lunghissimi digiuni pubblici. I tempi sono cambiati. La gabbia ha trovato una collocazione diversa, in un circo, davanti alle scuderie. Il pubblico la sfiora, mentre si precipita verso le stalle, per ammirare gli animali. Il digiunatore sente tradita l’onestà generosa e orgogliosa della sua arte: «non era infatti il digiunatore che frodava, egli forniva il suo compito scrupolosamente, ma era il mondo che fregava lui della giusta mercede». Il digiunatore morirà nella gabbia, dimenticato da tutti: consumato dal digiuno e dallo scacco. Al suo posto verrà esposta nella gabbia una giovane e famelica pantera. Dalle fauci della belva erompeva una deliziosa «gioia di vivere», un violento senso di libertà, che rendeva ammirato il pubblico dei visitatori.
Coautore del libretto Adelphi, che ripropone il racconto di Kafka, è Tullio Pericoli in quanto notevole scrittore per immagini. Sia chiaro: Pericoli non è un illustratore. È piuttosto un sapiente perlustratore di scritture narrative. Le interpreta con spiccato senso critico. E trascrive i suoi saggi di lettura in racconti per immagini. Accanto e attorno al testo di Kafka, Pericoli ha disegnato un suo racconto parallelo, ma non speculare. La sua, è stata un’impresa più che felice. Ha dovuto affrontare però l’ardua traducibilità in un diverso linguaggio artistico della scrittura kafkiana. «Le storie di Kafka, mi sono detto e ridetto, non sono riducibili ad altre forme d’arte, a lingue che non siano la sua, o a parole che non siano le sue», scrive Pericoli nel Resoconto che chiude il libretto; e aggiunge: «Di questo sono stato sempre convinto. Conosco i tentativi che hanno fatto in molti e in modi differenti, ma non ne ricordo uno veramente riuscito».
Pericoli ha usato come suo alfabeto visivo i disegni dello stesso Kafka «autore di tante figure nere, erette, magre, isolate. Giacomettiane ». E Alberto Giacometti è il nume tutelare dell’operazione di Pericoli, l’ispiratore del suo metodo di lettura, il Virgilio che lo scorta nel viaggio tra le parole di Un digiunatore. «Leggendo e testardamente rileggendo il racconto, a un tratto mi è parso di vedere alcune frasi staccarsi dalla pagina. Come se si sollevassero», confessa Pericoli, «e si ponessero un gradino sopra le altre … Dentro le frasi, poi, alcune parole si sono ingrandite … E le parole stesse hanno cominciato a disegnare, a tracciare linee. Le linee hanno sollecitato altre linee, le quali, quasi fossero già chissà dove in attesa, subito si sono mosse e risvegliate. E sui fogli in cui provavo a fare qualche schizzo, di colpo ha preso corpo la visione di una forma, di un’ombra che ho riconosciuto all’istante: Giacometti. D’altra parte, è possibile separare l’aspetto fisico di Giacometti dai suoi personaggi? Quegli esseri appuntiti non sono le sue controfigure? Perché non ci ho pensato prima? Giacometti, soprattutto negli ultimi anni –ora posso dire di averne le prove–, non ha fatto che scolpire “digiunatori”, figure compresse dal peso dell’aria che le avvolge e, allo stesso tempo, come se si risucchiassero verso il proprio interno la materia di cui sono fatte. Personaggi che sembrano alimentarsi di un cibo che non ha niente a che fare con il nostro e, bloccati a terra in un’immobilità forzata anche nell’atto di camminare, compaiono spesso costretti fra le sbarre di una gabbia».
Il libretto di Kafka e Pericoli ha un’epigrafe del disegnatore: «Ho fatto un sogno in cui Giacometti e Kafka si incontravano».
Nel racconto di Pericoli, Giacometti e Kafka finalmente si incontrano. Non solo. Finiscono per «commentarsi reciprocamente». E a loro due si accompagna Pericoli, disegnatore e scrittore, dialogando con l’uno e con l’altro.
Un digiunatore
Franz Kafka
Disegni di Tullio Pericoli Adelphi, pagg. 92, € 24