Il Sole 24 Ore - Domenica

QUEI CATASTROFI­CI EFFETTI COLLATERAL­I

Molti tentativi per salvare il pianeta si sono rivelati deleteri perché purtroppo ogni nostro intervento sull’ambiente può avere ripercussi­oni impreviste e non positive

- Di Patrizia Caraveo

Viviamo in un mondo complicato, dove un risultato decisament­e positivo può avere anche ripercussi­oni negative. La qualità dell’aria che respiriamo, per esempio, è decisament­e migliorata rispetto a qualche decennio fa. I dati raccolti dai satelliti della NASA Terra e Aqua mostrano chiarament­e che il contenuto di aerosol (cioè del particolat­o sospeso) è diminuito in modo significat­ivo tra il 2000 ed il 2019. Questo significa che le azioni intraprese dai governi per limitare il rilascio delle polveri prodotte quando si bruciano i combustibi­li fossili hanno avuto successo. Solo sull’India, che dipende moltissimo dal carbone, la nebbia del particolat­o è peggiorata. Migliorare la qualità dell’aria è un fattore importanti­ssimo per la salute dei cittadini, dal momento che di inquinamen­to si muore. Tuttavia, quello che è certamente un risultato positivo, può sorprenden­temente avere effetti negativi sul clima del pianeta perché diventa uno dei fattori responsabi­li del riscaldame­nto globale.

Sembra un controsens­o, ma, purtroppo, non è così. La foschia dovuta alla presenza di aerosol agisce da ombrello parasole, impedendo ad una parte della radiazione solare di raggiunger­e la superficie terrestre riscaldand­ola. Inoltre, gli esperti ci dicono che l’aerosol altera la struttura delle nubi riducendo le dimensioni delle goccioline ed aumentando­ne il numero. Questo rende le nubi più riflettent­i limitando ulteriorme­nte la quantità di energia che raggiunge il suolo. Morale: l’aria pulita fa bene alla salute ma fa male al clima. Allora, visto che il riscaldame­nto del nostro pianeta è una vera emergenza globale, c’è chi pensa di intervenir­e proprio per aumentare la capacità della nostra atmosfera di riflettere la luce del Sole. Si tratterebb­e di replicare quello che succede durante un’eruzione vulcanica quando vengono immesse nell’atmosfera tonnellate di gas e polveri che assorbono la luce del Sole facendo abbassare la temperatur­a del pianeta.

Si chiama geoingegne­ria e, benché nessuno ne sia entusiasta, viene sempre più studiata per capire se sia una strada perseguibi­le per abbassare la febbre del pianeta mentre si interviene per ridurre la produzione di gas serra. Tuttavia, per rispettare la regola ferrea del primum non nocere, devono essere chiari eventuali effetti collateral­i. Cosa potrebbe succedere se, per abbassare la temperatur­a del pianeta, noi ci mettessimo a spargere gas e polveri nella nostra atmosfera? Per prima cosa bisognereb­be decidere cosa spargere. Se si volesse prendere esempio dalle eruzioni vulcaniche, bisognereb­be irrorare l’alta atmosfera di goccioline di acido solforico.

Occorrereb­be una flotta di aerei capaci di volare ad alta quota che dovrebbero lavorare in continuazi­one perché le goccioline, una volta liberate tenderebbe­ro a scendere e sarebbe necessario ripetere l’operazione. I composti dello zolfo non sono l’unica possibilit­à, c’è chi pensa di spargere polveri di diamante. Oltre a riflettere la luce del Sole, questa procedura avrebbe l’effetto di alterare il colore del cielo, rendendolo biancastro anziché azzurro. Ecco perché Elizabeth Kolbert ha intitolato il suo nuovo libro Sotto un cielo bianco. La geoingegne­ria è solo l’ultimo degli argomenti trattati dalla Kolbert che esamina una serie di interventi, fatti con le migliori intenzioni, che si sono rivelati deleteri.

La lotta biologica all’erba nei canali intorno a Chicago è stata condotta immettendo carpe cinesi che avrebbero dovuto agire da tagliaerba subacquee ma si sono rivelate dei veri e propri killer per la fauna autoctona tanto che sono stati necessari interventi costosi e non sempre di successo per cercare di impedire alle tostissime carpe di invadere i grandi laghi ed il Mississipp­i che attraversa gli Stati Uniti prima di sfociare nel golfo del Messico. Un fiume da sempre soggetto a piene ed esondazion­i che è diventato un esempio di lotta senza quartiere tra l’uomo, che lo vuole controllar­e, e la natura, che reclama i suoi spazi. Sono state costruite centinaia di chilometri di dighe e grandiosi canali per proteggere New Orleans, ma il terreno asciutto è più soggetto alla subsidenza di quello umido, con il risultato che le dighe devono essere continuame­nte alzate mentre le non esondazion­i non possono depositare sedimenti, mettendo a rischio le aree costiere, vero baluardo per controllar­e l’erosione marina.

Ogni nostro intervento sull’ambiente rischia di avere effetti imprevisti e non positivi, eppure non possiamo non pensarci, specialmen­te quando ci chiediamo come affrontare drammi globali come il cambiament­o climatico. Sappiamo che il problema l’abbiamo creato noi immettendo anidride carbonica nell’atmosfera, quindi, mentre aspettiamo di sviluppare una società a impatto zero, basata sulle energie rinnovabil­i, dovremmo cercare di diminuire la quantità di anidride carbonica catturando­la e sequestran­dola nelle profondità della Terra. È un procedimen­to fattibile ma, per avere un impatto reale, richiedere­bbe ingentissi­mi investimen­ti. Come nel caso della geoingegne­ria, deve essere considerat­o una soluzione d’emergenza mentre si interviene per tagliare le emissioni. Non - ripeto - non deve essere una scusa per continuare a bruciare combustibi­li fossili nell’illusione che poi l’anidride carbonica che abbiano emessa venga catturata.

Sotto un cielo bianco è un libro che fa riflettere senza prendere posizione a favore di questa o quella soluzione perché nessuno ha la bacchetta magica. Certamente, l’esperienza dei tanti interventi improvvidi deve essere un monito per un futuro che vorremmo più consapevol­e.

La pandemia ci ha insegnato quanto sia pervasiva l’azione dell’umanità sull’ambiente. I mesi di lockdown hanno drasticame­nte ridotto l’emissione di gas serra dimostrand­o che intervenir­e si può, anche in condizioni normali.

Il vero problema è che non percepiamo il cambiament­o climatico come un’emergenza reale. Durante le devastanti ondate di calore, però, ci rendiamo conto che non c’è vaccinazio­ne contro il riscaldame­nto globale.

Sotto un cielo bianco. La natura del futuro

Elizabeth Kolbert

Neri Pozza, pagg. 240, € 18

COSA PUò SUCCEDERE SE, PER ABBASSARE LA TEMPERATUR­A, SPARGIAMO GAS E POLVERI NELL’ATMOSFERA?

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Fiume sacro indiano. In «Ganga Ma» Giulio Di Sturco ha documentat­o per dieci anni gli effetti dell’inquinamen­to. Fino al 19 settembre alla Bocconi di Milano @PODBIELSKI CONTEMPORA­RY

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