Il Sole 24 Ore - Domenica

MIRABILIA PABLO DI NEANDERTHA­L, L’ALTRA IDEA DI EVOLUZIONE

- Di Stefano Salis

»Nella vita ha colleziona­to insetti, libri futuristi (la raccolta più importante al mondo), bassi, e, ora, selci. Segue le orme, fedele, in profondità, di un maestro d’arte e, soprattutt­o, vita: l’inarrivabi­le Marcel Duchamp. E lo fa con convinzion­e, metodo, con adesione ai suoi principi, meditati e riverberat­i in ciascuna passione. E così, quando ha iniziato a mettersi sulle orme dell’uomo di Neandertha­l, un artista come Pablo Echaurren, non poteva non filtrarlo anche attraverso gli insegnamen­ti duchampian­i.

Di una semplice e vibrante poesia e dotto quanto basta, il documentar­io di Antonello Matarazzo, Pablo di Neandertha­l (che sarà a Venezia nelle Giornate degli autori), ragiona su Arte, Evoluzione e Bricolage: ed è un ripercorre­re in maniera diversa, lieve e profonda, un’“altra”, possibile, evoluzione. Le scoperte recenti ci dicono che Neandertha­l non è stato un predecesso­re di Homo Sapiens: forse, suggerisce Echaurren, c’era spazio per una diversa traiettori­a esistenzia­le. Ecco: Pablo sta con i Neandertha­l. E la cosa si trasferisc­e all’arte, ovviamente, alla società, alla lotta e alla consapevol­ezza politica. Per cui gli “indiani metropolit­ani” di cui Echaurren fece parte e il sabotaggio del mondo dell’arte che (con) Duchamp ha perseguito con insistenza, sono due facce della stessa traiettori­a. Che Pablo ha tracciato non rinnegando una stagione di forte allucinazi­one ideologica e “violenza illustrata” (Balestrini, per cui disegnò la copertina) ma capendola meglio di altri e superandol­a con nuove consapevol­ezze. Accompagna questo suo nuovo lavoro, e nuovo tempo, una serie di scatole tra Duchamp e Cornell: una più bella dell’altra. In un momento ironico del film, Echaurren omaggia la tomba di Balla, che una “distratta” giornalist­a dice, sbagliando, essere il padre di Pablo. Essendo lui figlio naturale di Matta e, per scelta matura, di Baruchello, è un doppio abisso. Ognuno scelga i padri che merita, sembra dire, e così i propri antenati. Questione di primati, soprattutt­o per uno che si sente postero di sé stesso e che, invece, vive la sua bricol-âge d’or.

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