O LANCILLOTTO MIO, VENITE A LETTO!
La manifestazione di Mantova apre con il ricordo di Chiara Frugoni e del suo singolare libro postumo: uno studio capillare sulla disinvolta vita nei talami nuziali (e non) nell’età medioevale
Aletto! È l’invito che una bella fanciulla - eccezionalmente senza tratti diabolici e perciò interamente seducente - rivolge a sant’Antonio abate, mentre solleva le lenzuola di un imponente letto dove cortina e coperte sono della medesima, splendida stoffa. Il miniatore, con molta inventiva e una singolare perspicacia psicologica, collocò il santo, che brucia di desiderio - lo dicono i suoi occhi -, direttamente in mezzo al fuoco che sembra lambirne pericolosamente la veste, facendo coincidere le fiamme della concupiscenza con quelle della legna nel camino. Ma il gesto fermo della mano assicura la vittoria di Antonio contro la tentazione.
Anche un eroe di romanzi, Lancillotto, si mostrò insensibile ai tentativi di seduzione di una bella dama. Il personaggio era così famoso da essere conosciuto perfino da un umile artigiano, come ricorda Franco Sacchetti, all’inizio della novella 114. Racconta infatti dell’ira di Dante all’udire un fabbro che, battendo sull’incudine, cantava storpiando i suoi versi; il poveretto, per non incorrere in altri rimproveri, cambiò registro e «cantò di Tristano e Lancelotto», prova eloquente della grande diffusione dei romanzi francesi, se pure in volgare.
TRA DAME TENTATRICI E CUSCINI PROFUMATI, LA CAMERA SI ADATTò A DESIDERI E BISOGNI, DIVENTANDO COME IL SOGGIORNO DI OGGI
Nel «roman» Lancillotto del Lago, degli inizi del XIII secolo, si racconta di una dama tentatrice che in tutti i modi cerca di sedurre l’eroe. Giunti a notte fonda in una landa vasta e bella, i due, poiché «era sorta la luna che splendeva luminosa», scorgono un meraviglioso padiglione; entrano e vengono subito accuditi da numerosi valletti che, dopo un’ottima cena, preparano due letti, uno piccolo e misero e uno meraviglioso che richiede una lunga descrizione: «Era coperto con ogni sorta di trapunta o drappo di lusso e sulla testata del letto, in alto, si trovavano due cuscini per abbellimento foderati di prezioso sciamito magnificamente lavorato. Sui bordi erano incastonate molte pietre preziose, dalle grandi virtù, e su ciascun angolo del cuscino c’era un grande bottone d’oro pieno di balsamo che emanava una fragranza intensa e dolcissima. I cuscini erano splendidi e sotto di essi ve n’erano altri due, foderati di seta bianca, da utilizzare per dormire. Tale era la sontuosità di questo letto».
La damigella fa svestire Lancillotto e lo fa coricare nel letto sontuoso. «Lancillotto si è messo a letto secondo le istruzioni della damigella, ma è evidente che non si fida di lei: non si toglie infatti brache e camicia e si corica restando ben vigile». Non può tollerare che la fanciulla di cui è innamorato, non vuole assolutamente unirsi alla damigella che gli si offre ripetutamente e cerca di sedurlo con insistenza, scivolando poi fra le sue lenzuola. Seguono un animato dialogo e persino una colluttazione. La damigella strappa la camicia di Lancillotto, mettendolo ancora più in imbarazzo; lo accusa di essere sleale, «perché un cavaliere che viene meno alla richiesta di una dama è disonorato».
Alla fine tutto si aggiusta perché la damigella in realtà aveva soltanto avuto l’incarico da Morgana, sorellastra di Artù, di saggiare la fedeltà di Lancillotto. Mi pare interessante il rilievo dato alla magnificenza del letto, che è in realtà il mobile più importante e l’unico confortevole di una casa medievale (esclusa ovviamente quella di un povero).
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