NEW YORK, CITTà CHE SALE E LUCCICA
Il successo clamoroso di «Manhattan Transfer» si deve al fascino della metropoli, alla novità dello stile, con un lessico ricco ma semplice, e all’affresco di una società in mutazione
la punta con un temperino con il manico di madreperla e chi si accontenta di un piccolo morso. Un sentimento che accomuna borghesi e proletari, prevalentemente bianchi e protestanti, è l’ostilità verso i nuovi arrivati, ancorché necessari in seguito al Decreto di Sviluppo della città. Il Leitmotiv sotteso alla folla di personaggi che popolano questo romanzo
Avenue percorsa da una fiumana di bandiere rosse al canto di Die rote Fahne in yiddish. Ma tutto quel rosso evocato sono le fiamme che la stanno avvolgendo per un incendio scoppiato nella sartoria dove lavora. Analogamente il giovane Bud, che vaga da giorni senza sapere dove andare perché per trovare un lavoro che non sia pulire i cessi («ma è un lavoro per donne») o lavare i piatti («ma non è un lavoro per bianchi») bisogna iscriversi a un sindacato, e lui non può permetterselo. La storia di Ellen è una trama ininterrotta di seduzione non programmata, inevitabile. Occhi grigi, chioma tizianesca, un corpo che emana morbide fragranze, ha abbracciato la carriera d’attrice teatrale. A diciotto anni si sposa con un collega omosessuale, ma geloso, e a venti divorzia. Ama la vita mondana, frequenta il Ritz e l’Algonquin, a Broadway trionfa, riceve inviti ogni sera, ma le sue grazie vanno solo a Stan, un ragazzo di buona famiglia, studente fuori corso ad Harvard, sempre ubriaco anche in automobile, avviato a una soluzione autodistruttiva. Tra gli innamorati in stand-by, Goldweiser il corpulento impresario, George l’avvocato di grido che, respinto, era stato sul punto di ucciderla, Jimmy l’intellettuale impegnato, giornalista senza vocazione, interpreteranno ruoli diversi nel prosieguo della sua vita sentimentale. Quanto alla sua carriera, abbondonato il teatro, si dedicherà con successo al giornalismo di costume («Porto il Ritz in casa della gente comune»).
Dopo Manhattan Transfer Dos Passos pubblica Davanti alla sedia elettrica. Come Sacco e Vanzetti furono americanizzati (Edizioni Spartaco, 2005). Nei primi anni Trenta compone la trilogia U.S.A. (edizione italiana Mondadori) continuazione ideale di Manhattan Transfer. Nel 1936, assieme all’amico Hemingway, partecipa a fianco dei repubblicani alla guerra civile spagnola ma ne esce sconvolto e disgustato per l’assassinio, per mano della fazione stalinista, del suo traduttore, colpevole di avere un fratello di parte franchista. Il suo orientamento politico imbocca ora una direzione opposta fino a portarlo, nel secondo dopoguerra, su posizioni maccartiste.
Manhattan Transfer
John Dos Passos
Edizione a cura di Stefano Travagli Baldini+Castoldi, pagg. 470, € 20
ASSIEME A «FURORE», QUESTO ROMANZO è CONSIDERATO IL CAPOLAVORO DELLA «PROLETARIAN LITERATURE»