Il Sole 24 Ore - Domenica

NEW YORK, CITTà CHE SALE E LUCCICA

Il successo clamoroso di «Manhattan Transfer» si deve al fascino della metropoli, alla novità dello stile, con un lessico ricco ma semplice, e all’affresco di una società in mutazione

- Di Mario Andreose

la punta con un temperino con il manico di madreperla e chi si accontenta di un piccolo morso. Un sentimento che accomuna borghesi e proletari, prevalente­mente bianchi e protestant­i, è l’ostilità verso i nuovi arrivati, ancorché necessari in seguito al Decreto di Sviluppo della città. Il Leitmotiv sotteso alla folla di personaggi che popolano questo romanzo

Avenue percorsa da una fiumana di bandiere rosse al canto di Die rote Fahne in yiddish. Ma tutto quel rosso evocato sono le fiamme che la stanno avvolgendo per un incendio scoppiato nella sartoria dove lavora. Analogamen­te il giovane Bud, che vaga da giorni senza sapere dove andare perché per trovare un lavoro che non sia pulire i cessi («ma è un lavoro per donne») o lavare i piatti («ma non è un lavoro per bianchi») bisogna iscriversi a un sindacato, e lui non può permetters­elo. La storia di Ellen è una trama ininterrot­ta di seduzione non programmat­a, inevitabil­e. Occhi grigi, chioma tizianesca, un corpo che emana morbide fragranze, ha abbracciat­o la carriera d’attrice teatrale. A diciotto anni si sposa con un collega omosessual­e, ma geloso, e a venti divorzia. Ama la vita mondana, frequenta il Ritz e l’Algonquin, a Broadway trionfa, riceve inviti ogni sera, ma le sue grazie vanno solo a Stan, un ragazzo di buona famiglia, studente fuori corso ad Harvard, sempre ubriaco anche in automobile, avviato a una soluzione autodistru­ttiva. Tra gli innamorati in stand-by, Goldweiser il corpulento impresario, George l’avvocato di grido che, respinto, era stato sul punto di ucciderla, Jimmy l’intellettu­ale impegnato, giornalist­a senza vocazione, interprete­ranno ruoli diversi nel prosieguo della sua vita sentimenta­le. Quanto alla sua carriera, abbondonat­o il teatro, si dedicherà con successo al giornalism­o di costume («Porto il Ritz in casa della gente comune»).

Dopo Manhattan Transfer Dos Passos pubblica Davanti alla sedia elettrica. Come Sacco e Vanzetti furono americaniz­zati (Edizioni Spartaco, 2005). Nei primi anni Trenta compone la trilogia U.S.A. (edizione italiana Mondadori) continuazi­one ideale di Manhattan Transfer. Nel 1936, assieme all’amico Hemingway, partecipa a fianco dei repubblica­ni alla guerra civile spagnola ma ne esce sconvolto e disgustato per l’assassinio, per mano della fazione stalinista, del suo traduttore, colpevole di avere un fratello di parte franchista. Il suo orientamen­to politico imbocca ora una direzione opposta fino a portarlo, nel secondo dopoguerra, su posizioni maccartist­e.

Manhattan Transfer

John Dos Passos

Edizione a cura di Stefano Travagli Baldini+Castoldi, pagg. 470, € 20

ASSIEME A «FURORE», QUESTO ROMANZO è CONSIDERAT­O IL CAPOLAVORO DELLA «PROLETARIA­N LITERATURE»

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