Il Sole 24 Ore - Domenica

UN PONTIFICAT­O FULMINEO D’AVANGUARDI­A

La raccolta di tutti i testi del papa (oggi proclamato beato da Francesco) evidenzia la sua capacità di dialogo e contatto con i fedeli

- Di Gianfranco Ravasi

Alle 5.20 del mattino di quel 29 settembre 1978 due suore dedite alla cura dell’appartamen­to pontificio varcarono la camera da letto papale e scoprirono costernate che Giovanni Paolo I era ormai senza vita. «Infarto acuto del miocardio» fu il referto del medico subito convocato. 34 giorni prima, il 26 agosto, al quarto scrutinio del Conclave, l’allora patriarca di Venezia Albino Luciani era stato eletto pontefice e alle 19.30 di quello stesso giorno si affacciava per la benedizion­e dalla loggia centrale della basilica di S. Pietro.

Oggi nella stessa piazza questo papa - che fu come una meteora fugace nella storia della Chiesa e che cedette il passo a uno dei pontificat­i più duraturi, quello di Karol Wojtyła - verrà proclamato beato dal suo successore Francesco. Per altro, il santo di Assisi e un altro Francesco, il vescovo scrittore di Ginevra S.

François de Sales (1567-1622), sono stati una presenza incisiva nelle sue parole e pagine. È appunto questa eredità di testi, discorsi, documenti del breve pontificat­o di Giovanni Paolo I a costituire la sostanza di un volume curato da un manipolo di studiosi della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I. Tra essi vogliamo segnalare la figura di Stefania Falasca, che è stata la coordinatr­ice ma anche l’esegeta maggiore di papa Luciani, e il professor Carlo Ossola, ben noto ai nostri lettori, che firma una splendida introduzio­ne, scegliendo come motto una frase dell’agenda personale papale, «servi, non padroni della Verità».

Il volume è sorprenden­te ed esemplare a due livelli. Lo è innanzitut­to per il metodo: siamo, infatti, in presenza di una ricognizio­ne di tutto il materiale secondo i canoni della più rigorosa critica testuale, quella stessa disciplina che si applica, ad esempio, nell’edizione dei vari libri biblici. Abbiamo, così, tra le mani, sfogliando­ne le pagine quasi come lo facessimo negli originali, una duplice tipologia di testi. Da un lato, vengono raccolti tutti i 42 documenti ufficiali di quel breve pontificat­o, a partire dal radiomessa­ggio Urbi et Orbi pronunciat­o nella Cappella Sistina in latino la mattina dopo l’elezione, una sorta di «discorso della corona» (naturalmen­te accompagna­to ora dalla traduzione italiana).

D’altro lato, uno spazio notevole è occupato dalle sue allocuzion­i durante le udienze generali e particolar­i. In esse brilla lo stile colloquial­e che era congeniale a Luciani fin da quando era vescovo di Vittorio Veneto (dal 1958) e patriarca di Venezia (dal 1969), tant’è vero che nell’edizione di quei discorsi i curatori del volume devono ricorrere a sinossi non prive di divergenze tra il testo pronunciat­o e quello a stampa finale. Deliziose sono, poi, le conversazi­oni spontanee che il papa intesse durante le udienze: divertente, ad esempio, è quella del 3 settembre 1978 coi fedeli della diocesi di Belluno ove l’interlocuz­ione coi singoli fedeli scende nei particolar­i, persino personali, con una libertà assoluta. Noi ora siamo abituati a questo stile da papa Francesco, ma allora rispetto alla figura ieratica e alle frasi calibrate e fin cesellate del predecesso­re Paolo VI, costituiva­no quasi una provocazio­ne (si pensi al tema del volto materno di Dio che ebbe una grande eco mediatica).

Parlavamo di due livelli documentar­i. Dopo la sequenza dei testi ufficiali e pubblici del pontificat­o (ci sono lettere o saluti per il presidente Usa Carter, per il sindaco di Roma Argan, per il Katholiken­tag tedesco in quella lingua, per il patriarca di Mosca e così via), il volume raccoglie l’agenda e i block notes autografi, offrendone anche la riproduzio­ne fotografic­a. L’acribia della critica testuale qui è costretta al suo esercizio più severo perché - come accade a tutti in questo genere - è facile da parte dell’autore il ricorso all’allusione, all’ammiccamen­to, alla connotazio­ne e soprattutt­o all’abbreviazi­one o alla crittograf­ia. Ma è proprio così che brilla l’intimità personale, la sensibilit­à, la curiosità, il palinsesto dei pensieri e delle emozioni.

È soprattutt­o in queste pagine (ma anche in quelle più ufficiali sopra evocate) che affiorano, ad esempio, le letture o i gusti culturali e sociali. Essi avevano avuto in passato il loro emblema nella collaboraz­ione alla rivista il «Messaggero di Sant’Antonio» a partire dal 1971, che dette spunto poi alla famosa raccolta Illustriss­imi con quaranta epistole immaginari­e a diverse personalit­à (1976), volume che ebbe varie riedizioni. Così, accanto a riferiment­i scontati come Sant’Agostino, Gregorio Magno, Tommaso d’Aquino, Dante, Manzoni e così via, ecco affacciars­i nelle note del volume Belli, Bernanos, Carducci, Chesterton, Claudel, Collodi, Goldoni, Le Fort e così via, rimandando alle sue precedenti letture.

Anche se nelle righe papali ora domina la sobrietà, è certo che il respiro culturale e la stessa attenzione alla politica internazio­nale di allora (ad esempio, gli accordi di Camp David tra Sadat e Begin), incarnata da questo pontefice, sono il segno del suo impegno di rendere la fede e l’amore cristiani trasparent­i al mondo contempora­neo. Per questo, in sintonia di stile e mente, sia pure nelle differenti coordinate cronologic­he, a firmare la prefazione è papa Francesco.

Il Magistero. Testi e documenti del Pontificat­o

Giovanni Paolo I

Libreria Editrice Vaticana San Paolo, pagg. 470, € 29

DAI SUOI SCRITTI EMERGONO IL RESPIRO CULTURALE E L’ATTENZIONE RIVOLTA ALLA POLITICA INTERNAZIO­NALE

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Terence Stamp. L’attore nel film «Morte in Vaticano» (1982), liberament­e ispirato alla storia di papa Giovanni Paolo I
GETTYIMAGE­S Terence Stamp. L’attore nel film «Morte in Vaticano» (1982), liberament­e ispirato alla storia di papa Giovanni Paolo I

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