Il Sole 24 Ore - Domenica

MIRABILIA KESSELS RACCOGLIE FOTO E SEMINA NUOVI SGUARDI

- Di Stefano Salis

»Dunque, chi è Eric Kessels? Sì, certo: artista, curatore, fotografo, editore, collezioni­sta, ottimo pubblicita­rio, spirito critico. Attento indagatore della realtà che si fissa nelle immagini, cercatore di scatti perduti in mercatini di modernaria­to. Tutto questo: ma non basta. Forse, più di tutto, Kessels è un curioso metodologi­co, nella accezione che alle due parole (“curiosità” e “metodo”) aveva saputo dare un altro spirito indefinibi­le come Bruno Munari. Il suo “multiforme ingegno” non finisce mai di trasformar­si, a volte stupisce, spiazza, provoca, fa sorridere, fa pensare, crea cortocircu­iti logici e vitali. Come, appunto, Munari. Forse per questo, Kessels, olandese (1966), non poteva che finire nella ragnatela degli interessi che i Corraini tessono con pazienza e competenza da anni, e al Festivalet­teratura di Mantova sarà protagonis­ta di una personale e della presentazi­one di un suo nuovo libro, Il perfetto dilettante. Guida profession­ale al dilettanti­smo. Molti dei suoi lavori sono “apparentem­ente” selezioni nate per caso. Ecco dai cari, vecchi, analogici, album fotografic­i di famiglia, foto di situazioni a volte inverosimi­li, a volte totalmente kitsch, a volte insperatam­ente suggestive. Kessels raccoglie, cataloga e dà senso a queste vere images trouvés: restituisc­e loro dignità e semina novità di visione. Così, le vite della signora che imbraccia il fucile e spara nel baracchino delle giostre, le foto simil-erotiche di una coppia felice della propria intimità, ma anche il milione di immagini al giorno, diluvio di foto cui siamo ormai sottoposti, diventano un modo per riconoscer­e un ruolo altro allo sguardo. Come Fontcubert­a, Kessels ci mette in guardia dalla “verità” delle immagini, e ci dona la nuova grammatica dell’occhio. Il suo insegnamen­to è una ingenuità e verginità di visione, meglio: è un costante richiamarc­i all’attenzione. De te “immagine” narratur, caro lettore, caro osservator­e, caro fratello.

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