LA MISTERIOSA EMMA COSPIRATRICE ACCANTO A DELIO
Emma Mezzomonti è un nome che, al di là degli addetti ai lavori, non dice nulla quasi a nessuno. Emma Cantimori, invece, apre subito uno scenario, per il “Delio” cui si associa quel cognome legato a un contesto storico, politico, accademico. E allora, Emma Mezzomonti Cantimori, era solo la “moglie di”? No, per tutti coloro che hanno letto o avuto tra le mani Il Manifesto di Marx ed Engels, da lei tradotto per Einaudi nella diffusissima edizione del 1948.
No anche per gli appassionati di politica e storia, che si muovono nella geografia dei nomi e cognomi che costellano il Ventennio: tra i militanti comunisti di quegli anni c’è anche la giovane di Bolzano nata Mittempergher, amica carissima di un’altra trentina che sarebbe approdata all’Assemblea Costituente nelle file della Democrazia cristiana, Maria De Unterrichter (a sua volta moglie di Angelo Raffaele Jervolino, anima del partito cattolico a Napoli e futuro Padre Costituente). Oltre questi pochi dati, però, Emma Mezzomonti rimane una figura avvolta nel mistero, come hanno ricordato in interviste e commenti anche gli allievi del marito, da Adriano Prosperi a Carlo Ginzburg. In L’infiltrata. Vita e opere di Emma Cantimori, appena uscito dal Mulino, Massimo Mastrogregori prova a illuminarne l’attività sin dal titolo, che fa riferimento alla doppia vita della protagonista.
Nata nel 1903, quarta figlia di una famiglia borghese, da adolescente fu segnata dalla Prima guerra mondiale: i Mittempergher (dal 1927 “Mezzomonti” su richiesta al Governo italiano del padre, l’ingegnere Giulio) sono tra le migliaia di sfollati a Innsbruck. Rientrata in Italia, la ragazza si diploma al liceo classico e poi, nel 1922, si trasferisce a Roma per studiare Giurisprudenza, laureandosi con lode in diritto romano. Vince subito il concorso per l’insegnamento (è abilitata a insegnare tedesco nelle scuole medie) ma, non paga, si iscrive alla facoltà di Lettere e segue i corsi del germanista Giuseppe Gabetti, per approfondire la conoscenza di quella cultura che già padroneggia.
L’ingresso all’Istituto di studi germanici di Villa Sciarra - inaugurato da Mussolini e presieduto da Giovanni Gentile - nel ruolo di segretaria e componente della commissione per il vocabolario italo-tedesco, fu dunque un passo naturale.
Parallelamente, in quegli anni, Emma Mezzomonti si avvicina al Pci, secondo la testimonianza di Maria Comandini già da studentessa universitaria. L’autore offre una fotografia dei gruppi di intellettuali vicini al partito e attivi a Napoli e Roma, che agiscono per il Soccorso rosso (la rete di aiuti agli antifascisti in difficoltà e alle loro famiglie), e mostra come Emma vi fosse legata: è un’infiltrata nel mondo culturale fascista che, tra l’altro, dà l’allarme ai compagni sulla retata della polizia nel maggio 1933.
L’incontro con Delio Cantimori, iscritto al Partito nazionale fascista, deve essere stato folgorante, se i due si sposano il 22 febbraio 1936 e Cantimori diviene, anch’egli, stabilmente parte di questa rete. La coppia conduce una vita doppia: a casa loro si nascondono, o transitano, Eugenio Colorni, Velio Spano, Franco Ferri (esponente dei Gap poi rapito dalla banda Koch); al tempo stesso si rafforza l’affermazione professionale di entrambi alla Normale di Pisa (dove Emma ottiene la cattedra di Lingua e Letteratura tedesca), anche grazie alla vicinanza di Cantimori a Gentile. Al termine della guerra lo storico si iscriverà al Pci nel quale militerà fino all’invasione sovietica dell’Ungheria; sua moglie, redattrice di «Rinascita» e traduttrice di altri testi marxisti, vi resterà sino alla morte, nel 1969. Insieme, i due traducono Il Capitale.
Come osserva l’autore, «Emma, in collaborazione con il marito, svolse una ordinaria cospirazione, un lavoro legale, appunto: conservò i propri documenti d’identità, abitò in una casa a lei intestata, visse anche con i frutti del proprio lavoro, pur conservando, probabilmente, e all’occorrenza distribuendo, la valuta del partito». Rimangono però ancora oscure le azioni specifiche di Emma Mezzomonti e i suoi lati più personali: che tipo di donna fosse, quali le sue inclinazioni e attitudini, che tipo di rapporto avesse con il marito. All’indomani della morte di Delio (1966), ricorda Mastrogregori, Emma distrugge molte carte prima di cedere la biblioteca alla Normale e l’archivio privato a Giulio Bollati e Corrado Vivanti.
L’infiltrata. Vita e opere di Emma Cantimori
Massimo Mastrogregori Presentazione di L. Canfora il Mulino, pagg. 190, € 15