Il Sole 24 Ore - Domenica

LA STRADA MAGICA TRA I MIMI E IN FONDO AL MARE

- Di Antonio Audino

Prima regola, riuscire a far fermare i passanti, seconda non farli andare via. Sono questi i due comandamen­ti fondamenta­li del teatro di strada. Ma se verrebbe spontaneo pensare che proprio per questi motivi, gli artisti che si esibiscono sulle piazze e ai crocevia facciano parte di un genere facile, legato a schemi tradiziona­li, tra piccole acrobazie, clavette e mangiafuoc­o, provvede a farci cambiare idea una delle manifestaz­ioni più importanti del settore nel nostro Paese, La luna nel pozzo, terminata domenica scorsa e organizzat­a dall’associazio­ne Carichi Sospesi fra i vicoli e le case di Caorle, vicino a Venezia. Qui ci si rende conto che (forse per gli stessi motivi) siamo invece davanti a una continua reinvenzio­ne di forme e narrazioni, spesso con una decisa attenzione a temi attuali.

A partire dallo spettacolo di Luigi Ciotta, dove il tono giocoso e buffo dell’omino davanti a noi vira poi verso un racconto crudele sulla macellazio­ne degli animali, con lo sventramen­to di pupazzi di pelouche dai quali vengono fuori budella di stoffa, sezionando un maialino di panno rosa per ricavarne fette di mortadella o metri di salsicce. E altrettant­o significat­iva è la creazione del Teatro Giovani-Teatro Pirata, con Fabio Spadoni, un ragazzo con la sindrome di down, che vede la luna entrare nella sua cameretta e decide di iniziare a giocare con quella grande sfera luminosa. Arrivava poi proprio dall’Ucraina il gruppo, davvero straordina­rio, dei Dekru, tre uomini e una donna, vestiti di nero, faccia e mani bianche, che si richiamano già nel nome (scritto a modo loro) al padre della mimica moderna e al suo allievo Marcel Marceau, facendo vivere, con gesti di raffinata precisione, un mondo sottomarin­o tra attinie, granchi e flottiglie di pesci velocissim­i, o dando vita alla divertente gag dei colleghi intrappola­ti nell’ascensore. Le emozioni suscitate sono molte, dallo stupore davanti alle ardite evoluzioni al trapezio dei due tedeschi di Unartiq Circus, alla simpatia per gli intrecci corporei dei tre ragazzi della compagnia belga 15feet6, all’apprension­e davanti ai fuochi degli ungheresi Flame Flowers.

Ma tanta attenzione va naturalmen­te ai più piccoli, dalle tenere storie disegnate con la sabbia su una lavagna luminosa da Ermelinda Coccia per descrivere sogni e fantasie di un ragazzino malato, fino al delicato circo in miniatura di Elisa Di Cristofaro, con il suo tendone alto poco più di un metro, a righe e pallini bianchi e neri, mentre i suoi piedi diventano curiosi pagliacci dal naso verde che si corteggian­o imbarazzat­i, o la mano, inguantata, con sopra una faccina smarrita, cammina su nasi e teste degli astanti. E i bambini, attoniti, sorridenti, entusiasti, riescono persino a dimenticar­e anche per più di mezz’ora, i loro cellulari.

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