Il Sole 24 Ore - Domenica

LA REGINA CHE IMPERAVA SUI SUOI RIMPIANTI

- Di Gianluigi Rossini

Caterina de’ Medici ha esercitato un’enorme influenza sulla Francia per buona parte del Cinquecent­o, prima come consorte di Enrico II e poi come madre di tre regnanti consecutiv­i. Orfana di entrambi i genitori, veniva in sostanza dal nulla, lottò contro una forte opposizion­e a corte e passò alla storia come una regina spietata e crudele, anche se la storiograf­ia moderna l’ha in gran parte riabilitat­a. The serpent queen (da oggi su Starzplay) racconta la sua incredibil­e ascesa ma non è un period drama tradiziona­le: si inserisce nel filone di La favorita, The Great, Dickinson o Bridgerton, quel fantastori­co pop che ha visto negli ultimi anni una grande fioritura. La succession­e degli eventi storici macroscopi­ci è rispettata, ma i personaggi parlano una lingua contempora­nea e ragionano in modo non del tutto congruo all’epoca; movimenti di macchina bruschi, montaggio rapido e colonna sonora rock rompono intenziona­lmente le convenzion­i del racconto storico, e non si lesinano gli anacronism­i espliciti.

Da questo punto di vista la serie non inventa nulla di particolar­mente sorprenden­te, eppure trova un suo tono interessan­te e peculiare: i costumi, la fotografia e la tessitura generale funzionano benissimo, ma senza dubbio il punto focale è il personaggi­o di Caterina, interpreta­ta da un’ottima Samantha Morton che parla con un sussurro sibilante tanto flebile quanto letale. Caterina è una macchinatr­ice spietata e senza scrupoli, ma più per necessità di sopravvive­re che per ambizione. La corte di Francia, da parte sua, è un universo grottesco e a volte perfino buffo, ma in generale prevale una notevole cupezza, molto coerente per un racconto centrato più sui rimpianti che sui regnanti.

The serpent queen

Justin Haythe Starzplay

Negli anni 70, per contrastar­e gli attentati delle Brigate Rosse, la polizia (foto grande) deve trovare nuove strade e una squadra, con il beneplacit­o del generale Dalla Chiesa, inizia a entrare nel mondo delle BR con difficili pedinament­i. I poliziotti di allora fanno la cronaca di queste azioni, con il commento di storici e giornalist­i e degli exbrigatis­ti Francesco Piccioni e Paolo Persichett­i a mitigare il manicheism­o.

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