LA REGINA CHE IMPERAVA SUI SUOI RIMPIANTI
Caterina de’ Medici ha esercitato un’enorme influenza sulla Francia per buona parte del Cinquecento, prima come consorte di Enrico II e poi come madre di tre regnanti consecutivi. Orfana di entrambi i genitori, veniva in sostanza dal nulla, lottò contro una forte opposizione a corte e passò alla storia come una regina spietata e crudele, anche se la storiografia moderna l’ha in gran parte riabilitata. The serpent queen (da oggi su Starzplay) racconta la sua incredibile ascesa ma non è un period drama tradizionale: si inserisce nel filone di La favorita, The Great, Dickinson o Bridgerton, quel fantastorico pop che ha visto negli ultimi anni una grande fioritura. La successione degli eventi storici macroscopici è rispettata, ma i personaggi parlano una lingua contemporanea e ragionano in modo non del tutto congruo all’epoca; movimenti di macchina bruschi, montaggio rapido e colonna sonora rock rompono intenzionalmente le convenzioni del racconto storico, e non si lesinano gli anacronismi espliciti.
Da questo punto di vista la serie non inventa nulla di particolarmente sorprendente, eppure trova un suo tono interessante e peculiare: i costumi, la fotografia e la tessitura generale funzionano benissimo, ma senza dubbio il punto focale è il personaggio di Caterina, interpretata da un’ottima Samantha Morton che parla con un sussurro sibilante tanto flebile quanto letale. Caterina è una macchinatrice spietata e senza scrupoli, ma più per necessità di sopravvivere che per ambizione. La corte di Francia, da parte sua, è un universo grottesco e a volte perfino buffo, ma in generale prevale una notevole cupezza, molto coerente per un racconto centrato più sui rimpianti che sui regnanti.
The serpent queen
Justin Haythe Starzplay
Negli anni 70, per contrastare gli attentati delle Brigate Rosse, la polizia (foto grande) deve trovare nuove strade e una squadra, con il beneplacito del generale Dalla Chiesa, inizia a entrare nel mondo delle BR con difficili pedinamenti. I poliziotti di allora fanno la cronaca di queste azioni, con il commento di storici e giornalisti e degli exbrigatisti Francesco Piccioni e Paolo Persichetti a mitigare il manicheismo.
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