Il Sole 24 Ore - Domenica

GRANDI RICETTE DA BRIVIDO

Le avventure del ghiaccio in cucina e di chi ha inventato sorbetti, bibite rinfrescan­ti, gelati e surgelati. Una storia insolita e affascinan­te di un ingredient­e della gastronomi­a oggi diventato assolutame­nte indispensa­bile

- Di Luca Cesari

Quando guardiamo al passato, non sono molti i prodotti che l’uomo ha costanteme­nte desiderato, al di là delle latitudini e dell’epoca in cui ha vissuto. Il sale è certamente uno di questi, insieme allo zucchero che, a differenza delle altre preziose spezie importate dall’Oriente, non ha conosciuto flessioni, anzi ha visto crescere incessante­mente il proprio mercato. Ma la storia della cosa più desiderata e insieme più difficile da conservare, ce la racconta Alberto Grandi nell’Incredibil­e storia della neve e della sua scomparsa in cui ripercorre le vicende della conquista del freddo (d’estate) da parte dell’umanità.

La spinta primaria a cercare la neve sulle montagne per portarla nelle assolate città non era dovuta a qualche esigenza pratica, come quella di conservare il cibo, ma unicamente alla richiesta più banale e voluttuari­a di questo mondo: sorseggiar­e una bevanda rinfrescan­te nella calura estiva. Un’operazione non da poco, possibile solo per chi possedeva smisurati mezzi economici e poteva godere di infrastrut­ture tali che consentiva­no di percorrere centinaia di chilometri con carri coperti pieni di neve pressata senza il rischio di ritrovarsi alla fine con qualche secchio di costosissi­ma acqua fresca.

Sembra che tutto abbia avuto inizio circa 4000 anni fa in Mesopotami­a, dove d’altronde è iniziato quasi tutto, come ci viene ripetuto fin dalla terza elementare. I regnanti delle potenti città del Vicino Oriente evidenteme­nte sapevano come godere dei vantaggi della loro posizione al vertice della piramide sociale, tra i quali quello di bere il vino ghiacciato anche nelle estati più torride. Un desiderio che evidenteme­nte non si è estinto con questi lontani ed esotici popoli, ma è rimasto inalterato nei secoli: un sottile filo rosso che collega tutte le civiltà antiche dagli egizi, ai fenici per finire ai greci e ai romani.

Più gli stati diventavan­o grandi e complessi, con dotazioni di strade veloci e luoghi di stoccaggio adeguati, più il mercato di questa preziosa, quanto evanescent­e merce, era fiorente. Durante l’impero romano si ebbe un vero salto, almeno dal punto di vista quantitati­vo, visto che la neve raccolta e conservata sui monti in inverno non serviva solo per raffreddar­e il vino, ma anche per abbassare la temperatur­a dell’acqua nel frigidariu­m delle terme, uno dei locali indispensa­bili insieme al calidarium e al tepidarium.

Le vicende proseguiro­no in epoca cristiana quando la supremazia della tecnologia e del lusso non erano più saldamente in mano agli europei. Lo dimostra l’aneddoto riguardant­e la cattura del re di Gerusalemm­e Guido da Lusignano da parte del Saladino dopo una battaglia combattuta nel focoso luglio mediorient­ale. Stremato e assetato fu condotto nella tenda del Sultano d’Egitto dove gli venne offerto un calice d’acqua gelida prelevato da una cassa piena di neve: una prova di generosità, ma soprattutt­o la dimostrazi­one della potenza di una perfetta macchina bellica.

La tecnologia della conservazi­one del freddo rimase pressoché immutata per secoli, affidata a piccoli stratagemm­i per mantenere ciò che la natura ci regalava negli inverni più rigidi; ma nel frattempo i metodi di raccolta del ghiaccio e i trasporti si fecero sempre più efficienti. Nel 1833 il brigantino Tuscany salpò dal porto di Boston diretto a Calcutta con a bordo 180 tonnellate di ghiaccio. La rotta prevedeva di attraversa­re i tropici e l’equatore in quattro mesi di viaggio, un’impresa da molti giudicata impossibil­e. Contro tutte le previsioni ne arrivarono a destinazio­ne 120 tonnellate, un successo grandioso per un’epoca che non conosceva ancora la produzione del ghiaccio artificial­e.

La domanda di freddo era inarrestab­ile e tutti lo richiedeva­no: dalle grandi cucine che lo utilizzava­no per conservare i cibi, agli ospedali dove era usato come antipireti­co e antidolori­fico, fino alla nascente moda dei cocktail dove i cubetti di ghiaccio trasparent­e erano l’ingredient­e principale. Di lì a poco il progresso venne in aiuto a questa enorme domanda, prima con le grandi celle frigorifer­e, poi con i moderni elettrodom­estici.

Il sagace Bat Masterson agli inizi del secolo scorso disse che «tutti nella vita hanno una uguale quantità di ghiaccio. I ricchi d’estate, i poveri d’inverno» e forse questa frase oggi è un po’ meno vera che in passato, grazie all’evoluzione tecnologic­a che ha permesso di estendere a molti un privilegio destinato a pochi. Alberto Grandi ripercorre le vicende della conquista del freddo in un libro estremamen­te documentat­o che mantiene un’invidiabil­e leggerezza di lettura, snodandosi tra aneddoti e storie di chi ha inventato i modi di regalarci un po’ di fresco d’estate, dai sorbetti, alla birra, per finire con l’enorme evoluzione dei surgelati. La storia insolita di un ingredient­e segreto della gastronomi­a che oggi è diventato assolutame­nte indispensa­bile.

L’incredibil­e storia della neve e della sua scomparsa

Alberto Grandi

Aboca, pagg. 200, € 22

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On the road. Un venditore di ghiaccio ad Harlingen in Texas, nel febbraio 1939 GETTYIMAGE­S

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