RAGAZZA MIA, LUNGO LA VIA EMILIA CERCO LA VERITà
«Le cose ridiventano le cose» afferma Marchesini al centro della nuova raccolta poetica, nella poesia Più luce che apre la sezione «Età di mezzo» (la terza del libro). È una dichiarazione e un auspicio, un invito (quasi illuministico) alla verità. Non rivolto all’astrazione ma alla concretezza della vita.
In Canzone (incipit della seconda sezione «Relazioni») Marchesini rivisita la poesia A mia moglie di Umberto Saba. Più modernamente l’interlocutrice è «la mia ragazza», della quale sono sottolineate qualità e connotati («è così volubile», «è un’elefantessa nella stanza», «è un idolo bifronte», «vive sotto ipnosi», «a volte è solo ingorda»). Il testo è permeato di affetto, condivisione, anche di qualche tensione critica; ciò che risalta è il rapporto di sostanziale e reciproca appartenenza, fatto di passi quotidiani, di attenzioni minuziose, di sfide comuni. Il giudizio non allontana ma unisce, i gesti si coniugano nella prospettiva di un indissolubile cammino, così che «bambina / troppo nuova ed antica» lei «mi è più amica della verità».
Autobiografia e biografia si intrecciano in un percorso che sale dall’infanzia alla maturità, coinvolge persone e luoghi, eredità famigliari, epifanie e avventure personali, sulla scia di una formazione punteggiata di letture forti, da Turgenev a Eliot, Benjamin e i «messianici tedeschi», ribadite nell’appendice di traduzioni da Baudelaire a Auden e Larkin. Lungo un tragitto geografico ed esistenziale segnato dalla via Emilia, che associa gli odori delle campagne alle pietre delle città, mescolando pesi e leggerezze, «doveri trascurabili abbastanza / da farci sentire in vacanza / e gravi abbastanza da farci sentire uomini» (Autoritratto).
La tensione agonistica che caratterizza le poesie e le opere di Marchesini è temperata da una riflessione che tende a comporre le contrarietà, a trovarvi un senso di materiale appagamento, di naturale profondità. In uno slancio fiducioso nei confronti dell’esistenza suggellato dalla poesia Desideri, in cui i verbi all’infinito che ne ritmano la struttura («Bere un caffè al sole», «Essere un giorno il ragazzo che corre», «Abiurare la critica», «Avere un bambino», «Chiudere gli occhi senza temere») offrono occasioni di piaceri contingenti che possono trasformarsi in uno stato di acquisita e duratura felicità.
La «cosa» più evidente mi sembra questo rinnovato sentimento di «amicizia» verso la vita, frutto di una rilettura del proprio passato e di una combattività non negata e in evoluzione. In quest’ottica Scherzi della natura sigla un tono e un periodo nuovi, di cui accogliere con serietà mista a levità i risultati. Con l’ironica consapevolezza di un sorriso scaturito da uno «scherzo» ben fatto.
Scherzi della natura
Matteo Marchesini
Nota di Paolo Maccari
Valigie Rosse, pagg. 110, € 14