SE LA TIOTIMOLINA SI SCIOGLIE NEL MARE DI ANTIBES
«Hvad taenker du på, min kaere?», è la fascinosa Kirsten a chiedervelo, «A cosa stai pensando, caro?», riuscendo a mettere una mano sopra la vostra, allungandosi con fatica sul tavolo dove siete a cena traboccanti di dopamina, ossitocina, endorfina dopo una giornata d’amore. Sul motivo per cui la domanda vi venga posta in danese mentre siete nel salone panoramico del Vieux Mur di Antibes affacciati sulle fortificazioni a picco sul mare immersi nei vostri pensieri assieme al protagonista ex-chimico-libraio-gourmet Michelangelo Borromeo non vi posso dire nulla, altrimenti vi rovinerei la lettura del romanzo Il figlio del direttore del chimico-scrittore Piersandro Pallavicini. Quello che vi posso dire è che dalle meditazioni degli scienziati possono venire fuori le idee più strambe, le storie più assurde, le rivelazioni più inaspettate, cioè i romanzi migliori.
Tutti hanno degli scrittori preferiti, a ciascuno i suoi, ma, al di là delle preferenze, esistono delle riflessioni imprescindibili, che descrivono un modo di essere, di pensare, di affrontare il mondo come solo un chimico, un dominatore della materia, può affrontarlo: «Distillare è bello. Prima di tutto, perché è un mestiere lento, filosofico e silenzioso, che ti occupa ma ti lascia tempo di pensare ad altro, un po’ come l’andare in bicicletta. Poi, perché comporta una metamorfosi: da liquido a vapore (invisibile), e da questo nuovamente a liquido; ma in questo doppio cammino, all’in su e all’in giù, si raggiunge la purezza, condizione ambigua ed affascinante, che parte dalla chimica ed arriva molto lontano».
Queste sono le parole con cui Primo Levi nel racconto sul Potassio, all’interno del suo personale sistema periodico, descrive le attività pratiche e meditative che lo tenevano occupato durante i primi mesi del 1941, quando distillare il benzene offriva un apparente antidoto contro gli spettri dell’imminente futuro. Antidoto che anche Michelangelo Borromeo ricerca in una sua solitaria distillazione di fantasmi passati tra il vapore nebbioso della pianura padana e il liquido del mare della Costa Azzurra, perché un titolo alternativo per questo romanzo potrebbe essere L’italien solitaire. Un italien sessantenne che viene presentato al lettore in pizzeria durante una triste cena di non compleanno fatta di battute diligentemente perfezionate e clamorosamente mancate; un solitaire nella sua libreria Recalcati Libri & Gusto, dove si incontrano collezionismo libraio, con le prime edizioni di Montale e Pavese, e l’estremismo gourmet, con quindici diversi prodotti al tartufo, bottarghe e champagne; uno scienziato miscredente e misantropo con abiti di sartoria, l’abitudine di scattarsi selfie al cimitero, scarpe inglesi e un appartamento in Costa Azzurra che raggiunge con la sua rombante Porsche 911 coupé «verso il sole che tramontava, come se non ci fosse un minuto da perdere in questa mia vita che sta tramontando anche lei». Nonostante il profumo dei pini marittimi, l’aria tiepida primaverile e la distesa di mare illuminato dalla scia della luna, è proprio una sera di marzo sulla Plage de la Garoupe che, con un’inquietante telefonata da un presunto aldilà, si riapre il gorgo neuronale del tempo di una vita fatta di passate e fin troppo presenti incomprensioni paterne, delusioni amorose e chimere accademiche raccontate e riscoperte incontrando i più strambi personaggi al Résidence Mer Azur.
E se «qui in riviera la polvere non esiste, non esiste neanche l’umidità», esiste invece una molecola organica, concepita dalla geniale fantasia di Isaac Asimov, che si chiama tiotimolina, con una complessa struttura contenente almeno quattordici gruppi idrossilici, un paio di gruppi amminici, un
UNA TELEFONATA FATTA DA UN PRESUNTO ALDILà RIAPRE IL GORGO NEURONALE DEL TEMPO DI UNA VITA
gruppo solfonico e forse pure un nitrogruppo, per non farsi mancare niente. Le straordinarie proprietà di questa molecola risiedono nella natura peculiare degli atomi di carbonio che la compongono: non si tratta di ordinari atomi di carbonio tetraedrico, bensì carbonio “endocronico”, molto instabile, con i quattro legami di valenza che non esistono solo (e banalmente) nello spazio, ma anche (e straordinariamente) nel tempo. Gli atomi di carbonio endocronico hanno quindi due legami nel presente, uno che si estende verso ieri e l’altro verso domani, conferendo alla tiotimolina una parziale esistenza nel futuro e nel passato. Ed è dalla porzione futura della molecola che dipende il suo caratteristico tempo di dissoluzione negativo, cioè la tiotimolina si scioglie nell’acqua del futuro, ancora prima di essere messa in soluzione.
Ecco, come la tiotimolina di Asimov, la malinconia di Michelangelo Borromeo, sublimata nella nebbia pavese, si scioglie nel mare di Antibes ancor prima che ce ne accorgiamo, se persino un ex-chimicolibraio-gourmet, che d’abitudine arrossisce, si ingobbisce e rattrappisce, riesce a dire «Må jeg kysse dig?».
Questa la lascio tradurre a voi, sennò dove è il bello.
Il figlio del direttore
Piersandro Pallavicini Mondadori, pagg. 264, € 19