PAESAGGI COSì STRANI DA NON SEMBRARE EUROPA
Iviaggi letterari, oggi in disuso, sono stati per secoli uno dei modi privilegiati per scoprire e conoscere il mondo, anche in assenza di quelli, un tempo perigliosi ed onerosi, reali. Poi è arrivata l’era del viaggio globale low-cost e dell’onlife, neologismo creato dal filosofo Luciano Floridi che indica la rottura della barriera tra esperienze reali e virtuali. Ormai tutti possono viaggiare, su easyJet o via tablet. E dunque a cosa serve immergersi nei racconti di viaggio, sovente ispiratori di epiche personali, forma narrativa a metà tra romanzo e reportage? A immaginare, senza che vi sia bisogno di inventare nulla?
L’ultimo reportage letterario di Nick Hunt, autore di Camminando fra i boschi e l’acqua e Dove soffiano i venti selvaggi (entrambi editi in Italia per Neri Pozza) è una cartolina al contrario, fatta di immagini che si scontrano con il nostro immaginario. Ogni capitolo del reportage è una formidabile metafora del nostro senso di smarrimento verso ciò che non conosciamo. Un’esplorazione in luoghi selvatici, inaccessibili, esotici dentro il continente antropizzato per antonomasia, la nostra vecchia e civilizzata Europa.
Outlandish: Walking Europe’s Unlikely Landscapes (appena arrivato in Francia per Gallimard con il titolo evocativo Un palmier en Arctique) è appunto un viaggio reale, denso di immaginazione, un viaggio di 72 ore nell’oscurità invernale del Nord della Scozia, un altro nel deserto dell’Andalusia, un terzo nella foresta di Bialowieza (mille chilometri quadrati), tra Polonia e Bielorussia. Deserti, steppe, ghiacci perenni; luoghi che non sembrano Europa, tutte metafore di quella che Hunt definisce un’exclave, ossia un territorio posto all’interno di uno Stato ma che non ne fa parte.
È il sovranismo della natura, che crea una geopolitica indifferente alle questioni nazionali e continentali. Nick Hunt, freelance writer e storyteller, nipote del primo conquistatore dell’Everest (1953), è anche giornalista d’esplorazione («The Guardian», «The Economist») ed è tra gli animatori del progetto Dark Mountain, il cui manifesto gira intorno a un mantra dal sapore rousseauiano: il mito del progresso è fondato su quello della natura, il cui concetto - paradossalmente - è stato creato per separarci da essa.
Tornare alla natura non significa addomesticarla, ma accettarne il côté selvaggio. Non è radicalmente selvaggio anche il capitalismo, tra le cui braccia ci sentiamo illusoriamente protetti? E, a conti fatti, esso è perfino meno clemente di una bufera nella tundra scozzese, delle zanzare nella steppa polacca e più illusorio di un miraggio nel deserto andaluso.
Outlandish: Walking Europe’s Unlikely Landscapes
Nick Hunt
Nicholas Brealey Publishing, pagg. 288, € 21