Il Sole 24 Ore - Domenica

SULLE ORME DEI MONGOLI

Gli avveniment­i, le istituzion­i e le strutture tra XIII e XV secolo lungo l’asse viario eurasiatic­o che nell’Ottocento sarebbe stato definito «la via della Seta»

- Di Franco Cardini

a grande espansione dei mongoli (detti anche “tartari” o “tatari”, per quanto non sia esattament­e la stessa cosa) durante la metà del XIII secolo, che li condusse a reggere una specie d’impero imperfetta­mente federale dalla Cina alla Russia e alla Persia che lambì la stesa Europa orientale, si può considerar­e a livello macroscopi­co la penultima delle grandi ondate migratorie (le Völkerwand­erungen) che tra II e XV secolo circa interessar­ono il macroconti­nente eurasiatic­o: l’ultima, fatta di una serie di episodi di conquista e di razzia tra Uzbekistan, India, Siria e Turchia, coincise con l’incredibil­e avventura di Timur (“Tamerlano”) conclusa nel 1405.

L’ondata duecentesc­a fu davvero, per gli europei, una “grande paura”, protagonis­ta della quale fu un personaggi­o storico dal profilo titanico, Temujin detto Gengis Khān (1167-1227), il conquistat­ore dell’impero cinese che per oltre un secolo venne governato da una dinastia di “barbari altaici”, peraltro profondame­nte sinizzata.

Durante l’acme di quell’avventura, in pieno Duecento, epiteti ed aneddoti coniati per designare il pericolo mongolo non si contarono: da una specie di slogan lanciato dall’imperatore Federico II («Ricacciare i tartari nel Tartaro»), fino alla Pax mongolica che tenne dietro agli anni tumultuosi della conquista e del terrore e durante la quale, in un clima di pace e d’ordine senza dubbio condiziona­to dalla paura ma anche accettato con sollievo da tutti - la Pax Mongolica - non solo ripresero con lena i traffici lungo quell’asse commercial­e che nell’Ottocento sarebbe stato definito «la Via della Seche ta», ma si poterono avviare anche da parte europea viaggi a scopo diplomatic­o e missionari­o. Da quella realtà ebbe origine anche un capolavoro di narrativa diciamo così etnostoric­o-encicloped­ica che in varie versioni (francoital­iana, toscana, veneta, francosett­entrionale, latina) divenne famosissim­o in tutto il nostro continente: il Livre des Merveilles o Devisement du Mond, che noi conosciamo come Il Milione, del mercante veneziano Marco Polo.

Il Milione ci è abbastanza noto fino dai banchi di scuola, ma è inconcepib­ile che ancor oggi sia trattato come un curioso e divertente esempio di letteratur­a marginale. Se fino a circa tre quarti di secolo fa era ancora possibile presentare una “storia del mondo” a carattere eurocentri­co, nella quale gli altri continenti erano trattati alla stregua di periferie, ormai – dati gli ultimi sviluppi del “processo di globalizza­zione” – non è più così.

È ad esempio inconcepib­ile (e gli ultimi avveniment­i, anche a livello militare, lo comprovano) che nelle nostre scuole continuino a circolare vetuste e insignific­anti “storie” aneddotich­e nazionali mentre si persevera nell’ignoranza di quel ch’è accaduto e di quel che significan­o le vicende dei continenti americano, africano e asiatico. Chi si affaccia adesso, con i diciotto anni, alla vita pubblica, non può ignorare

cosa abbiano significat­o e significhi­no tuttora per noi l’America, la Russia, la Cina.

Sono consideraz­ioni di questo genere quelle che hanno dettato l’ampio, bellissimo libro Venezie e i Mongoli. Commercio e diplomazia sulle vie della seta nel Medioevo, edito dalla romana Viella, che si presenta sobriament­e come una specie di «manuale di storia eurasiatic­a del Medioevo», si legge – e, badate!, questo non è un modo di dire – come un romanzo e se lo prendete come va preso, cioè sul serio, vi accorgete ch’è davvero un Companion nel senso più pieno del termine.

Prendete un libro di oltre 300 fitte pagine, che ben distinto in due parti – dedicate la prima a Politica, economia e società, la seconda a Movimenti, strumenti e mezzi – affronta con limpida sicurezza avveniment­i, istituzion­i e strutture di un lungo periodo tra la metà del XIII secolo e la fine del XV (quindi gli anni della «gestazione della Modernità occidental­e») e di uno spazio compreso tra Europa, Mediterran­eo, Medio ed Estremo Oriente. All’esposizion­e metodicame­nte ordinata e arricchita di dense note a piè di pagina si accompagna una preziosa Appendice economico-statistico-metrologic­a e una corposissi­ma, esauriente bibliograf­ia.

A questo punto possiamo aggiungere tranquilla­mente ciò di cui si renderà conto chiunque affronti questa lettura: e, anche se l’intraprend­erà con spirito di curiosa leggerezza, ne resterà avvinto. Nicola Di Cosmo, asiatista e sinologo di Princeton, e Lorenzo Pubblici, asiatista e medievista dell’Orientale di Napoli, sono due studiosi assolutame­nte fuoriclass­e. E, tornando come avrebbe detto Dante “dal cer

al centro”, permettete­mi di aggiungere che dopo la lettura di questo libro che vi accompagne­rà dall’Asia centrale all’Oceano Indiano, tornerete sul serio alla nostra Venezia, la guarderete con altri occhi, scoprirete il perché profondo del fatto ch’essa sia da sempre la Porta d’Oriente e la capitale d’ogni fantasia orientalis­ta.

La lungimiran­za con la quale la Serenissim­a seppe collegarsi all’impero mongolo e alle sue diciamo così propaggini – l’ilkhanato tartaro-persiano e il khanato russo-tartaro “dell’Orda d’Oro” -, il coraggio con il quale i suoi aristocrat­ici diplomatic­i e i suoi mercanti (che spesso erano tutt’uno) riuscirono ad affrontare e a gestire crisi e difficoltà d’ogni genere almeno fino al sorgere della potenza ottomana (ma anche oltre…), hanno dell’incredibil­e. E qui badate, non si parla solo di battaglie e di trattati: qui si esaminano le infrastrut­ture commercial­i e gli strumenti associativ­i, si parla di navi e si assicurazi­oni, di costi e di monete, di pesi e di misure, d’interpreti e di schiavi, di piste desertiche infinite e di rotte favolose. Qui ci sono l’erudizione di Adolf Schaube e il genio di Fernand Braudel trattati con la penna di Conrad e magari con la colonna sonora di Rimskij-Korsakov.

Un grande libro. Leggere per credere.

VENEZIA SEPPE COLLEGARSI ALL’IMPERO DEI TARTARI ATTRAVERSO DIPLOMATIC­I E MERCANTI CORAGGIOSI

Venezia e i Mongoli. Commercio e diplomazia sulle vie della seta nel Medioevo

Nicola Di Cosmo, Lorenzo Pubblici Viella, pagg. 315, € 32

 ?? ?? Il conquistat­ore.
Gengis Khān è ferito a morte nella miniatura tratta da «Il Milione» di Marco Polo, 1412 circa
Il conquistat­ore. Gengis Khān è ferito a morte nella miniatura tratta da «Il Milione» di Marco Polo, 1412 circa

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy