SULLE ORME DEI MONGOLI
Gli avvenimenti, le istituzioni e le strutture tra XIII e XV secolo lungo l’asse viario eurasiatico che nell’Ottocento sarebbe stato definito «la via della Seta»
a grande espansione dei mongoli (detti anche “tartari” o “tatari”, per quanto non sia esattamente la stessa cosa) durante la metà del XIII secolo, che li condusse a reggere una specie d’impero imperfettamente federale dalla Cina alla Russia e alla Persia che lambì la stesa Europa orientale, si può considerare a livello macroscopico la penultima delle grandi ondate migratorie (le Völkerwanderungen) che tra II e XV secolo circa interessarono il macrocontinente eurasiatico: l’ultima, fatta di una serie di episodi di conquista e di razzia tra Uzbekistan, India, Siria e Turchia, coincise con l’incredibile avventura di Timur (“Tamerlano”) conclusa nel 1405.
L’ondata duecentesca fu davvero, per gli europei, una “grande paura”, protagonista della quale fu un personaggio storico dal profilo titanico, Temujin detto Gengis Khān (1167-1227), il conquistatore dell’impero cinese che per oltre un secolo venne governato da una dinastia di “barbari altaici”, peraltro profondamente sinizzata.
Durante l’acme di quell’avventura, in pieno Duecento, epiteti ed aneddoti coniati per designare il pericolo mongolo non si contarono: da una specie di slogan lanciato dall’imperatore Federico II («Ricacciare i tartari nel Tartaro»), fino alla Pax mongolica che tenne dietro agli anni tumultuosi della conquista e del terrore e durante la quale, in un clima di pace e d’ordine senza dubbio condizionato dalla paura ma anche accettato con sollievo da tutti - la Pax Mongolica - non solo ripresero con lena i traffici lungo quell’asse commerciale che nell’Ottocento sarebbe stato definito «la Via della Seche ta», ma si poterono avviare anche da parte europea viaggi a scopo diplomatico e missionario. Da quella realtà ebbe origine anche un capolavoro di narrativa diciamo così etnostorico-enciclopedica che in varie versioni (francoitaliana, toscana, veneta, francosettentrionale, latina) divenne famosissimo in tutto il nostro continente: il Livre des Merveilles o Devisement du Mond, che noi conosciamo come Il Milione, del mercante veneziano Marco Polo.
Il Milione ci è abbastanza noto fino dai banchi di scuola, ma è inconcepibile che ancor oggi sia trattato come un curioso e divertente esempio di letteratura marginale. Se fino a circa tre quarti di secolo fa era ancora possibile presentare una “storia del mondo” a carattere eurocentrico, nella quale gli altri continenti erano trattati alla stregua di periferie, ormai – dati gli ultimi sviluppi del “processo di globalizzazione” – non è più così.
È ad esempio inconcepibile (e gli ultimi avvenimenti, anche a livello militare, lo comprovano) che nelle nostre scuole continuino a circolare vetuste e insignificanti “storie” aneddotiche nazionali mentre si persevera nell’ignoranza di quel ch’è accaduto e di quel che significano le vicende dei continenti americano, africano e asiatico. Chi si affaccia adesso, con i diciotto anni, alla vita pubblica, non può ignorare
cosa abbiano significato e significhino tuttora per noi l’America, la Russia, la Cina.
Sono considerazioni di questo genere quelle che hanno dettato l’ampio, bellissimo libro Venezie e i Mongoli. Commercio e diplomazia sulle vie della seta nel Medioevo, edito dalla romana Viella, che si presenta sobriamente come una specie di «manuale di storia eurasiatica del Medioevo», si legge – e, badate!, questo non è un modo di dire – come un romanzo e se lo prendete come va preso, cioè sul serio, vi accorgete ch’è davvero un Companion nel senso più pieno del termine.
Prendete un libro di oltre 300 fitte pagine, che ben distinto in due parti – dedicate la prima a Politica, economia e società, la seconda a Movimenti, strumenti e mezzi – affronta con limpida sicurezza avvenimenti, istituzioni e strutture di un lungo periodo tra la metà del XIII secolo e la fine del XV (quindi gli anni della «gestazione della Modernità occidentale») e di uno spazio compreso tra Europa, Mediterraneo, Medio ed Estremo Oriente. All’esposizione metodicamente ordinata e arricchita di dense note a piè di pagina si accompagna una preziosa Appendice economico-statistico-metrologica e una corposissima, esauriente bibliografia.
A questo punto possiamo aggiungere tranquillamente ciò di cui si renderà conto chiunque affronti questa lettura: e, anche se l’intraprenderà con spirito di curiosa leggerezza, ne resterà avvinto. Nicola Di Cosmo, asiatista e sinologo di Princeton, e Lorenzo Pubblici, asiatista e medievista dell’Orientale di Napoli, sono due studiosi assolutamente fuoriclasse. E, tornando come avrebbe detto Dante “dal cer
al centro”, permettetemi di aggiungere che dopo la lettura di questo libro che vi accompagnerà dall’Asia centrale all’Oceano Indiano, tornerete sul serio alla nostra Venezia, la guarderete con altri occhi, scoprirete il perché profondo del fatto ch’essa sia da sempre la Porta d’Oriente e la capitale d’ogni fantasia orientalista.
La lungimiranza con la quale la Serenissima seppe collegarsi all’impero mongolo e alle sue diciamo così propaggini – l’ilkhanato tartaro-persiano e il khanato russo-tartaro “dell’Orda d’Oro” -, il coraggio con il quale i suoi aristocratici diplomatici e i suoi mercanti (che spesso erano tutt’uno) riuscirono ad affrontare e a gestire crisi e difficoltà d’ogni genere almeno fino al sorgere della potenza ottomana (ma anche oltre…), hanno dell’incredibile. E qui badate, non si parla solo di battaglie e di trattati: qui si esaminano le infrastrutture commerciali e gli strumenti associativi, si parla di navi e si assicurazioni, di costi e di monete, di pesi e di misure, d’interpreti e di schiavi, di piste desertiche infinite e di rotte favolose. Qui ci sono l’erudizione di Adolf Schaube e il genio di Fernand Braudel trattati con la penna di Conrad e magari con la colonna sonora di Rimskij-Korsakov.
Un grande libro. Leggere per credere.
VENEZIA SEPPE COLLEGARSI ALL’IMPERO DEI TARTARI ATTRAVERSO DIPLOMATICI E MERCANTI CORAGGIOSI
Venezia e i Mongoli. Commercio e diplomazia sulle vie della seta nel Medioevo
Nicola Di Cosmo, Lorenzo Pubblici Viella, pagg. 315, € 32