Il Sole 24 Ore - Domenica

CONSAPEVOL­E ATTO DI LIBERTà

- Di Nunzio Galantino

ABITARE LE PAROLE

»È sempre più evidente lo scarto tra il bisogno diffuso di lealtà e le dinamiche correnti che di fatto lo intrappola­no o lo sviliscono. Fino a consegnarc­i una pratica distorta della lealtà, che pretende di far passare per tale la sfacciatag­gine o l’ostentata voglia di perseguire apertament­e solo i propri interessi. Qui si confonde la lealtà con la mancanza di pudore. E la lealtà viene ridotta a un ideale, sì, ma che non obbliga. Un’aspirazion­e inconclude­nte o, peggio, un bene non spendibile in una quotidiani­tà avvezza ad assicurare vantaggi solo a chi pratica mezze verità, vive di furbizie e ricorre a detti e non detti.

Altro che «il vostro parlare sia sì, sì; no, no» (Matteo 5,37)! La lealtà implica l’essere sinceri, mai accondisce­ndenti.

In un mondo nel quale l’amicizia è diventata sinonimo di contatto stabilito in rete e l’amore una sequenza di like a buon mercato, diventa sempre più difficile incontrare persone degne di stima per la parola data e mantenuta. Che rende credibili, autorevoli e attraenti perché capaci di andare oltre ogni calcolo personale. E, proprio per questo, non indulgenti o servili.

Lealtà è un atto di libertà, in verità. È scegliere in maniera consapevol­e a chi offrire la propria fedeltà, in cosa riporre la propria fiducia, a chi portare rispetto. Solo così ciascuno delimita gli spazi che assicurano il suo benessere. Prima di tutto interiore. Perché, in quanto virtù da vivere più che da raccontare, la decisione di essere leali può nascere e rimanere viva solo in chi ha l’attitudine a coltivare il proprio giardino interiore.

Tutt’altro, evidenteme­nte, dalla consideraz­ione che della lealtà e del suo esercizio ha mostrato di avere Machiavell­i. Il suo eccessivo realismo e il suo pessimismo antropolog­ico lo inducono a proporre il Principe come modello per i governanti. C’è da dire che in tanti - anche a distanza di secoli… - sembrano aver accolto l’invito dello scrittore fiorentino, per il quale «l’esperienza dei nostri tempi ci insegna che i prìncipi, i quali hanno tenuto poco conto della parola data e ingannato le menti degli uomini, hanno anche saputo compiere grandi imprese e sono alla fine riusciti a prevalere su coloro che si sono invece fondati sulla lealtà».

E, se ciò non bastasse, più avanti lo scrittore fiorentino mette in guardia dal lasciarsi prendere dall’entusiasmo per scelte di lealtà. È bene invece, secondo lui, coltivare una …sana prudenza: «Poiché gli uomini sono cattivi e non manterrebb­ero nei tuoi confronti la parola data, neppure tu devi mantenerla con loro».

Ma il valore della correttezz­a non è negoziabil­e, in ogni ambito!

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