KIRUNA, UN TURISMO CHE METTE I BRIVIDI
La città svedese è stata così danneggiata da scavi e detonazioni per lo sfruttamento della sua gigantesca miniera di ferro che deve traslocare. Ora l’obiettivo è trasformare la natura artica in una meta per il tempo libero
Sono passati cinquecento anni da quando il vescovo cattolico Olao Magno scrisse un monumentale volume dedicato al Grande Nord: Historia de gentibus septentrionalibus. Era il 1555. Nulla è più come allora a Kiruna, la città svedese a 150 chilometri oltre il Circolo polare artico. Ma le descrizioni del geografo e cartografo scandinavo restano incredibilmente attuali: nell’Artico, l’esito della millenaria battaglia tra l’uomo e la natura rimane drammaticamente in sospeso. In quale altro contesto la natura impone a una città di traslocare?
Il viaggio in treno da Stoccolma dura 16 ore, via una linea ferroviaria che risale all’Ottocento, quello in auto poco meno, in tutto per coprire una distanza di circa 1.200 chilometri. In aereo tutto è più veloce, ma anche dal cielo si tocca con mano l’isolamento della regione artica. Rapidamente scompaiono le luci e i punti di riferimento. Centinaia di chilometri a perdita d’occhio risultano totalmente spopolati. All’arrivo sulla pista ghiacciata dell’aeroporto di Kiruna, il viaggiatore è accolto dal freddo «orribile e vemente» descritto da Olao Magno.
Kiruna, 20mila anime, non è una città come le altre. È nata e vive alle spalle di una scoperta avvenuta alla fine dell’Ottocento: una gigantesca miniera di ferro. Si racconta che la storia dell’industria mineraria nel Grande Nord svedese iniziò a metà del Settecento quando un cacciatore della regione di Junosuando lasciò la sua abitazione una mattina per cacciare lo scoiattolo. A un certo punto, la freccia partita dal suo arco e dotata di una punta in metallo fu improvvisamente attirata verso una pietra nepesa ra, che una successiva analisi rivelò essere ferro.
Il giacimento di Kiruna è considerato il più importante al mondo. Il ferro estratto è puro al 65%, dicono le statistiche. Penetrare nella miniera è come entrare in una galleria stradale. Salvo che anziché essere piatta, la strada asfaltata è in discesa, e si infila inesorabilmente nelle viscere della terra. Lunga quattro chilometri e mezzo, larga cento metri, la miniera conta un reticolato di strade sotterranee di 500 chilometri. Fino al 1965, lo sfruttamento avvenne in superficie, poi si decise di scavare in profondità. Oggi si lavora a 1.300 metri sottoterra.
Per decenni, la città ha sfruttato la miniera. Pur di evitare inondazioni nelle gallerie sotterranee, si è giunti al punto di svuotare per ben due volte il vicino Lago di Luossajärvi. Poi, qualche anno fa, la natura si è vendicata. A furia di scavi e detonazioni, la cittadina ha subito danni irrimediabili: crepe, slavine, frane. È stato deciso di traslocare l’intera località, ospedale compreso. Il centro-città è appena rinato a tre chilometri di distanza della precedente posizione. Migliaia di famiglie sono chiamate ad abbandonare le loro abitazioni, pur di salvaguardare lo sfruttamento del giacimento.
Traslocata sarà anche la chiesa di Kiruna, un edificio in legno scuro costruito nel 1912. «È una impresa notevole se si pensa che la struttura 600 tonnellate», racconta il vicario Lena Tjärnberg. L’altare art nouveau è decorato da un grande paesaggio dipinto dal principe Eugenio di Svezia (1865-1947). «Il nostro è un progetto ventennale – riassume Nina Eliasson che nel comune di Kiruna è la responsabile dello sviluppo urbano –. Non vogliamo solo traslocare la città. Vogliamo anche prepararla a una nuova crescita economica. Il ferro e altri minerali di questa regione saranno indispensabili per la prossima transizione verde».
Chi ricorda Finché sarà passata la tua ira, il giallo della romanziera svedese Åsa Larsson (pubblicato in Italia da Marsilio), avrà negli occhi le descrizioni dell’autrice. Il paesaggio nella regione di Kiruna è collinoso, ricoperto per oltre sei mesi l’anno da una coltre di neve incombente. In inverno, le giornate sono cortissime e l’aurora è boreale; in estate, le giornate sono lunghissime e le notti bianche, come raccontò una prima volta in modo frammentario lo storico bizantino Procopio di Cesarea (490-560) nel suo Le Guerre. Persiana, Vandalica, Gotica.
Le autorità svedesi vogliono fare del trasloco una nuova opportunità, trasformare la scelta di alcuni nella decisione di tutti, sostituire l’incertezza e l’apprensione dello sradicamento con la speranza e l’entusiasmo per un futuro da costruire, magari nel turismo. In questo caso, la natura artica non è più un avversario dell’uomo o una minaccia all’economia; diventa invece una meta del tempo libero. A chi ama la neve conviene ricordare quanto notò sempre Olao Magno cinque secoli fa: «In un giorno e in una notte, vedrete quindici o venti forme distinte di manto nevoso».
IL VIAGGIATORE è ACCOLTO DAL FREDDO «ORRIBILE E VEMENTE» DESCRITTO DAL CARTOGRAFO OLAO MAGNO