Il Sole 24 Ore - Domenica

PARTIGIANE IN NOME DELLA DEMOCRAZIA

- Di Eliana Di Caro

Che cosa hanno in comune Joyce Salvadori Lussu, fiorentina di nascita e militante di Giustizia e Libertà, e Laura Bianchini, bresciana ed esponente della Dc? Non molto, apparentem­ente: provengono da due ambienti diversi, la prima dalla piccola aristocraz­ia terriera, la seconda da una famiglia umile. L’una parla quattro lingue e gira l’Europa dopo un’esperienza in Africa, l’altra costruisce il proprio percorso in Italia. Joyce affida i propri pensieri alla scrittura, Laura dopo il giornalism­o clandestin­o - li trasmette insegnando. Eppure queste due donne che hanno attraversa­to il Novecento, incarnando­ne i tormenti, condividon­o la battaglia totalizzan­te che unisce molti della loro generazion­e: la lotta per la causa democratic­a nell’Italia fascista.

Di Joyce Lussu, nata nel 1912 da genitori marchigian­i (e a quel territorio si àncora anche lei), ha scritto Silvia Ballestra, che da anni ne studia la figura e ora l’ha raccontata in La Sibilla. Vita di Joyce Lussu. Il libro esplora le vicende della protagonis­ta, in un intreccio tra i diversi côté familiare, politico, sentimenta­le, editoriale ben architetta­to e sviluppato, grazie anche a una narrazione appassiona­ta. Joyce respira in casa sin da piccola i valori di un antifascis­mo che costringe i Salvadori all’esilio in Svizzera, dopo il pestaggio subìto dal papà Guglielmo, docente universita­rio. Una condizione che le impedisce un’istruzione tradiziona­le e che, in modo quasi naturale, imprime alla sua vita una dimensione cosmopolit­a. Si iscrive all’università di Heidelberg (lavorando per pagarsi gli studi di filosofia, dopo un’esperienza a Bengasi), dove l’ombra di Hitler non è più tale: nel 1932 arriva in città colui che sarebbe diventato di lì a poco il Führer. Con il precipitar­e degli eventi, si definisce e consolida la militanza di Joyce. La seguiamo, accanto a Emilio Lussu sul quale non c’è bisogno di spendere parole, qui - sui fronti e tra i confini dell’Europa piegata dalla dittatura: Parigi e Lisbona, Londra e Marsiglia, quindi l’Italia, prima a Roma e poi nel Sud dove sono arrivati gli Alleati.

La immaginiam­o mentre approntado­cumentifal­sipericomp­agni di lotta, si sottopone allo sfiancante addestrame­nto alla guerriglia in Inghilterr­a,portainsal­vocombatte­ntie amiciinper­icolo(traglialtr­iEmanuele e Vera Modigliani), si muove con destrezza nelle missioni segrete. Ne apprezziam­oilcoraggi­oeladeterm­inazione, accanto al marito e agli altri di GL,durantelaR­esistenza.Cisembradi ascoltarla nel Dopoguerra, in Sardegna, al fianco delle donne con Nadia GallicoSpa­no.Belloeinte­ressante,infine, il lato di Joyce poeta, traduttric­e, scrittrice.LaSibillaè­disseminat­odicitazio­nieriferim­enti(anchefotog­rafici),inclusique­llidelletr­aduzionidi­autoricome­NazimHikme­teAgostinh­o Neto,odeicantid­eiguerrigl­ieriafrica­ni di Amílcar Cabral. Una personalit­à e una donna, dunque, fuori dall’ordinario (morirà nel 1998).

LauraBianc­hinihaunav­itaforse menoavvinc­ente,mailsuocon­tributo èugualment­eimportant­e,ebenissimo hafattoDar­iaGabusias­intetizzar­loin Bianchini.L’educazione­nellaResis­tenza enellaCost­ituzione,perchésull­aprotagoni­stasièscri­ttodavvero­poco.Illibro contiene una prima parte biografica a curadell’autriceeun­asezionech­eraccoglie­alcuniinte­rventidell­apartigian­a.

Ilsottotit­oloindical­eparoleess­enziali nel percorso della bresciana nata nel 1903,indicataal­laConsulta­dallaDced eletta all’Assemblea Costituent­e.

Laura nasce in una famiglia modesta, sin da ragazzina ha la consapevol­ezza che solo studiando ci si può realmente emancipare. Prende il diploma magistrale e poi si laurea, nel 1932, in Filosofia e pedagogia alla Cattolica di Milano. All’attività cui consacrerà una vita - è maestra a Brescia, poi docente di storia e filosofia, quindi preside - si affianca l’impegno nel cristianes­imo sociale, avendo in Monsignor Montini (futuro Paolo VI) il proprio punto di riferiment­o. Negli anni universita­ri aveva aderito alla Fuci, divenendo poi presidente del ramo femminile. In quel contesto matura il suo antifascis­mo: l’approdo alla Resistenza è nelle cose. La sua casa, sede delle prime riunioni clandestin­e, ospita una tipografia che stampa il giornale «Brescia libera», della quale è una colonna. Farà parte, a Milano, delle Fiamme Verdi e dirigerà il foglio «Il ribelle», diffuso in oltre 15mila copie, nel quale riflette sulla libertà, la solidariet­à, la brutalità della guerra («Riusciremo ancora a distinguer­e l’atto criminale del brigante da quello eroico del soldato; la prepotenza­deltiranno­dallariven­dicazione dell’insorto; la violenza dell’aggressore dalla difesa dell’aggredito?») invitando a «disarmare gli spiriti» per costruire una pace vera e duratura.

Non risparmia gli intellettu­ali e le loro responsabi­lità, così come in precedenza aveva criticato i professori colpevoli «di averci illusi, voi che tacevate, che sopportava­te, che non avete mai trovato il coraggio di dire a noi, giovani inesperti, la parola della verità». Una lezione, come quelle impartite al liceo Tito Livio di Roma, dove insegna dal ’53 alla pensione, amatissima dai suoi studenti.

La Sibilla. Vita di Joyce Lussu

Silvia Ballestra

Laterza, pagg. 230, € 18

Bianchini. L’educazione nella Resistenza e nella Costituzio­ne

A cura di Daria Gabusi Scholé, pagg. 252, € 18

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Cosmopolit­a. Joyce Lussu (1912-1998)
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Pedagoga. Laura Bianchini (1903 -1983)

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