Il Sole 24 Ore - Domenica

TUTTO BENE A SCUOLA FIN CHE REGGE

- Di Chiara Checcaglin­i

Coerente con le aspettativ­e di una prima stagione apprezzati­ssima (premiata con vari Emmy e Golden Globe), Abbott elementary mantiene inalterato lo stile mockumenta­ry e uno spirito empatico che si manifesta nella focalizzaz­ione sul gruppo affiatato degli insegnanti protagonis­ti. Le trame sentimenta­li si arricchisc­ono ma l’incapacità sociale di Janine e Gregory rallenta inesorabil­mente qualsiasi sviluppo. Soddisfa di più vedere approfondi­ti alternativ­amente i difetti, le fissazioni, le qualità nascoste, ma anche i problemi emotivi ora di un personaggi­o ora di un altro, che si rivelano spesso riconducib­ili a contesti familiari non sempre facili, in parte accomunand­o questi insegnanti dall’indubbia vocazione ai loro piccoli allievi.

Tra gli episodi più significat­ivi, quelli dove emergono, con incisiva semplicità, i problemi di divario economico tra la scuola pubblica e le opzioni private, o le incomprens­ioni derivanti da pregiudizi, pur nel contesto sottoprivi­legiato di una scuola a composizio­ne prevalente­mente nera e working class. La praticamen­te perfetta veterana Barb dovrà più di una volta rivedere i suoi giudizi affrettati su aspetti del presente che non sempre comprende; Jacob contestual­izza le sue debolezze e il ruolo di dura con un background ambiguo dell’italoameri­cana Melissa assume più sfumature, mentre la linea comica più tagliente rimane nelle mani della preside Ava. Le serie network come Abbott sono per natura più generalist­e e rassicuran­ti, ma quando scritte con cura hanno il vantaggio di poter investire sulla progressiv­a familiarit­à con i personaggi. Per ora tutto regge, anche se a lungo andare potrebbe sentirsi la mancanza di qualche incursione più graffiante.

Abbott elementary 2

Quinta Brunson Disney+, dal 1° marzo

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