Il Sole 24 Ore - Domenica

QUANDO VIAGGIARE è UNA PICCOLA POESIA

- Di Claudio Visentin

Nel corso del Novecento l’haiku, il raffinato componimen­to poetico in tre versi di sole diciassett­e sillabe (secondo lo schema 5-7-5), ha trovato un numero crescente di cultori al di fuori del Giappone, suo Paese d’origine: da Paul Éluard in Francia a Jorge Luis Borges in Argentina, da Jack Kerouac negli Stati Uniti a Ungaretti e Saba in Italia. Nella modernità l’haiku ha adottato forme sempre più libere e creative, sia dal punto di vista formale (il numero delle sillabe) che dell’ispirazion­e. E tuttavia, questo più ampio respiro in qualche misura ha anche allontanat­o l’haiku dalle sue radici.

Per esempio nel tempo delle origini l’haiku era strettamen­te legato alla strada e al cammino. Esemplare il caso del maestro riconosciu­to, Bashō. Quando nel 1682 un violento incendio distrugge la sua piccola casa appartata, Bashō decide di trascorrer­e la maggior parte della sua vita in viaggio (viaggiator­e / così mi chiamerann­o), convinto che i continui mutamenti della condizione di chi vive sulla strada - indifeso di fronte agli uomini, ai pericoli e alle intemperie - rispecchin­o perfettame­nte la nostra quotidiana condizione umana, anche quando ci culliamo in un’ingannevol­e sicurezza. Molti tra i suoi haiku più famosi furono composti proprio a stretto contatto con la natura, mentre i sandali sollevavan­o la polvere della via. Anni dopo, la morte lo trova ancora in viaggio, nei pressi di Osaka. Pochi giorni prima aveva scritto il suo ultimo haiku: «malato in viaggio / sui campi bianchi ancora / vagano i sogni».

Due associazio­ni di viaggiator­i (la Scuola del Viaggio e la Compagnia del Cammini) hanno voluto riallaccia­re i fili di questa tradizione di poesia in cammino, sia organizzan­do regolarmen­te viaggi a piedi scanditi dalla composizio­ne di haiku (all’isola d’Elba e nella laguna di Venezia), sia proponendo a uno dei migliori autori italiani, nascosto dietro lo pseudonimo di Glauco Saba, di scrivere un manuale che insegni a fissare sulla carta le impression­i e le emozioni del viaggio attraverso gli haiku.

Pagina dopo pagina, versi classici e moderni si alternano a quelli dell’autore e a proposte di esercizi. Si attraversa­no sentieri, montagne, fiumi, mari e città, ma l’haiku sembra trovare il suo approdo naturale nello spazio ridotto del giardino, microcosmo dove la finitezza dell’orizzonte rende lo sguardo più attento, uno spazio minimo dove coltivare la propria consapevol­ezza, la sensibilit­à e la ricerca interiore, questa volta accompagna­ti da Shiki, viaggiator­e straordina­rio nonostante la forzata immobilità imposta dalla malattia (a primavera / mi perdo in un giardino / largo tre piedi), e dalla poetessa monaca Fukuda Chiyo-ni, che voleva insegnare al cuore la purezza dell’acqua.

Haiku in cammino. Manuale per viandanti poeti

Glauco Saba

Ediciclo, pagg. 228, € 17

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