QUANDO VIAGGIARE è UNA PICCOLA POESIA
Nel corso del Novecento l’haiku, il raffinato componimento poetico in tre versi di sole diciassette sillabe (secondo lo schema 5-7-5), ha trovato un numero crescente di cultori al di fuori del Giappone, suo Paese d’origine: da Paul Éluard in Francia a Jorge Luis Borges in Argentina, da Jack Kerouac negli Stati Uniti a Ungaretti e Saba in Italia. Nella modernità l’haiku ha adottato forme sempre più libere e creative, sia dal punto di vista formale (il numero delle sillabe) che dell’ispirazione. E tuttavia, questo più ampio respiro in qualche misura ha anche allontanato l’haiku dalle sue radici.
Per esempio nel tempo delle origini l’haiku era strettamente legato alla strada e al cammino. Esemplare il caso del maestro riconosciuto, Bashō. Quando nel 1682 un violento incendio distrugge la sua piccola casa appartata, Bashō decide di trascorrere la maggior parte della sua vita in viaggio (viaggiatore / così mi chiameranno), convinto che i continui mutamenti della condizione di chi vive sulla strada - indifeso di fronte agli uomini, ai pericoli e alle intemperie - rispecchino perfettamente la nostra quotidiana condizione umana, anche quando ci culliamo in un’ingannevole sicurezza. Molti tra i suoi haiku più famosi furono composti proprio a stretto contatto con la natura, mentre i sandali sollevavano la polvere della via. Anni dopo, la morte lo trova ancora in viaggio, nei pressi di Osaka. Pochi giorni prima aveva scritto il suo ultimo haiku: «malato in viaggio / sui campi bianchi ancora / vagano i sogni».
Due associazioni di viaggiatori (la Scuola del Viaggio e la Compagnia del Cammini) hanno voluto riallacciare i fili di questa tradizione di poesia in cammino, sia organizzando regolarmente viaggi a piedi scanditi dalla composizione di haiku (all’isola d’Elba e nella laguna di Venezia), sia proponendo a uno dei migliori autori italiani, nascosto dietro lo pseudonimo di Glauco Saba, di scrivere un manuale che insegni a fissare sulla carta le impressioni e le emozioni del viaggio attraverso gli haiku.
Pagina dopo pagina, versi classici e moderni si alternano a quelli dell’autore e a proposte di esercizi. Si attraversano sentieri, montagne, fiumi, mari e città, ma l’haiku sembra trovare il suo approdo naturale nello spazio ridotto del giardino, microcosmo dove la finitezza dell’orizzonte rende lo sguardo più attento, uno spazio minimo dove coltivare la propria consapevolezza, la sensibilità e la ricerca interiore, questa volta accompagnati da Shiki, viaggiatore straordinario nonostante la forzata immobilità imposta dalla malattia (a primavera / mi perdo in un giardino / largo tre piedi), e dalla poetessa monaca Fukuda Chiyo-ni, che voleva insegnare al cuore la purezza dell’acqua.
Haiku in cammino. Manuale per viandanti poeti
Glauco Saba
Ediciclo, pagg. 228, € 17