DOTTA SPIEGAZIONE DEL CELEBRE SOGNO DI SCIPIONE
Il trattato di filosofia politica di Cicerone De re publica ospita nel VI libro il celebre Somnium Scipionis. In esso s’immagina che il noto personaggio appaia in sogno al nipote e gli mostri la Via Lattea, dove dimora chi ha avuto in vita meriti nei confronti della patria. E, tra l’altro, gli ricorda di pensare alla propria anima, per ottenere dopo i giorni trascorsi sulla terra la felicità eterna. Alcuni passi si potrebbero definire sintesi di filosofia greca. Come questo: Deum te igitur scito esse (sappi che tu sei un essere divino).
Lo scritto di Cicerone ebbe lettori eccellenti, come Agostino di Ippona, e dei commentatori che lo resero celebre, tra i quali spicca Macrobio, vissuto tra il IV e il V secolo. Un suo contemporaneo, oscuro professore di retorica a Cartagine e già allievo del medesimo Agostino, Favonio Eulogio, scrisse a sua volta una breve Disputatio de Somnio Scipionis. L’indirizzò a un certo Superius, governatore della provincia di Bizacena (è il nome antico della costa tunisina lungo l’attuale Golfo di Hammamet, comprendente anche la pianura di Kairouan).
L’opera di Favonio sviluppa in ventotto paragrafi una sorta di commento: dapprima si occupa del significato simbolico dei numeri dall’1 al 9 (con riflessioni sul 27, il secondo cubo, e sulla «perfezione del 56»); successivamente si dedica alla cosmica intesa tra le sfere. In tal caso Favonio, dopo aver esaminato le parti del canto e gli intervalli, riflette sui rapporti numerici, quindi sull’armonia del mondo. Pagine che ospitano concezioni neoplatoniche e pitagoriche: per taluni aspetti dipendono dal commentario al Timeo di Platone dello stoico Posidonio.
È ora possibile rimeditare l’elegante materia grazie alla nuova edizione critica, con traduzione francese e amplissimo apparato di note, oltre a una notevole introduzione, della Disputatio nella collezione latina de Les Belles Lettres, la prima al mondo (il testo è stato stabilito da Camille Gerzaguet; versione e commento si devono a Béatrice Bakhouche). Pur essendo l’opera tramandata da un solo manoscritto, quest’ultima differisce dalle precedenti per una trentina di congetture o correzioni inedite, tese a risolvere difficoltà testuali.
Il testo di Favonio porta lontano e la nuova edizione rimanda a questioni poste dal tardo pitagorismo e dagli Oracoli Caldaici. I quali, sintesi del misticismo pagano, rivelano un universo evocando eterne verità sul culto del Sole e del fuoco. Assomigliano al dettato di un medium in trance che parla con la voce del nume, comunicando la sapienza che conduce gli uomini oltre il velo delle apparenze; anzi, li reca fino all’intuizione dell’assoluto. Per perdersi in esso.
Exposé sur le Songe de Scipion
Favonius Eulogius Les Belles Lettres, pagg. 240, € 47