BREVIARIO #I GIARDINI DI DIO
»Non scongiurare la morte / di lasciarlo qui sulla Terra: / ha già sentito il profumo di Dio, / lascialo andare nei suoi giardini.
Mi ha sempre impressionato il fascino che Alda Merini generava spontaneamente nei giovani quando l’ascoltavano e parlavano con lei. Come è noto, spesso il suo linguaggio era oracolare, talora persino brusco o indecifrabile. Eppure la sua stessa persona, segnata da vicende aspre e immersa in ambienti degradati, creava attorno a sé un alone di rispetto e attrazione. La sua opera poetica, nell’ultima fase di un’esistenza travagliata, aveva ricevuto una sorta di ispirazione religiosa e si era trasformata in contemplazione del Cristo o di Maria o di Francesco d’Assisi.
Fu in quel periodo che Alda si affezionò a me, e le sue interminabili telefonate si colmavano di un’incessante sequenza di immagini, di interrogativi, di narrazioni teologiche. Ho voluto proporre – sul filo dei ricordi personali – alcuni pochi versi che mi aveva inviato alla vigilia del funerale di mio padre, nell’aprile 2007. Nella loro limpida essenzialità sono una profonda meditazione pasquale sulla morte. Il distacco dalla persona cara è sempre lacerante e non vale la giustificazione dell’età o della comune caducità. Ma lo sguardo poetico e credente s’affaccia oltre quella frontiera, aspira il vento dello spirito, respira il profumo dei giardini paradisiaci. Bisogna, allora, avere il coraggio di non trattenere la mano del caro che ci sta lasciando perché egli segua quell’aroma ed entri nell’eterno e nell’infinito di Dio.