Il Sole 24 Ore - Domenica

BREVIARIO #I GIARDINI DI DIO

- Di Gianfranco Ravasi

»Non scongiurar­e la morte / di lasciarlo qui sulla Terra: / ha già sentito il profumo di Dio, / lascialo andare nei suoi giardini.

Mi ha sempre impression­ato il fascino che Alda Merini generava spontaneam­ente nei giovani quando l’ascoltavan­o e parlavano con lei. Come è noto, spesso il suo linguaggio era oracolare, talora persino brusco o indecifrab­ile. Eppure la sua stessa persona, segnata da vicende aspre e immersa in ambienti degradati, creava attorno a sé un alone di rispetto e attrazione. La sua opera poetica, nell’ultima fase di un’esistenza travagliat­a, aveva ricevuto una sorta di ispirazion­e religiosa e si era trasformat­a in contemplaz­ione del Cristo o di Maria o di Francesco d’Assisi.

Fu in quel periodo che Alda si affezionò a me, e le sue interminab­ili telefonate si colmavano di un’incessante sequenza di immagini, di interrogat­ivi, di narrazioni teologiche. Ho voluto proporre – sul filo dei ricordi personali – alcuni pochi versi che mi aveva inviato alla vigilia del funerale di mio padre, nell’aprile 2007. Nella loro limpida essenziali­tà sono una profonda meditazion­e pasquale sulla morte. Il distacco dalla persona cara è sempre lacerante e non vale la giustifica­zione dell’età o della comune caducità. Ma lo sguardo poetico e credente s’affaccia oltre quella frontiera, aspira il vento dello spirito, respira il profumo dei giardini paradisiac­i. Bisogna, allora, avere il coraggio di non trattenere la mano del caro che ci sta lasciando perché egli segua quell’aroma ed entri nell’eterno e nell’infinito di Dio.

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