Il Sole 24 Ore - Domenica

RITROVARE Sé STESSI AL DI Là DELLA MALATTIA

- Di Elisabetta Rasy

L’accompagna­mento cui allude il titolo del libro appena uscito in traduzione italiana di René de Ceccatty non è il semplice accompagna­rsi a qualcuno né un normale fare compagnia: è la condivisio­ne dell’ultimo percorso prima dell’ultimo addio, alla frontiera che separa i vivi dai morti. Un tema che la recente pandemia ha reso di drammatica attualità perché spesso questa condivisio­ne non è stata possibile né consentita per l’isolamento dei malati gravi negli ospedali. Ma il libro del romanziere e saggista francese è stato scritto trent’anni fa e si riferisce a un’altra malattia che allora fu vissuta come una pietrifica­nte maledizion­e, l’Aids. Niente di inventato nella storia che racconta De Ceccatty, tutto dolorosame­nte vero e narrato come una sorta di diario a posteriori, il resoconto necessario di una esperienza impossibil­e da archiviare.

L’autore accompagna un amico malato e solo – il suo compagno è morto da poco – in quattro complicati ricoveri negli ospedali parigini. Sono ricoveri complicati per alcune ragioni speciali: la novità all’epoca della malattia, per cui non si trovavano cure adeguate, e il disagio, a volte un imbarazzo aggressivo, per il legame (spesso ma non sempre) del morbo con il sesso. Ma complicato anche per ragioni tutt’altro che speciali: la lotta, quella del malato, per non perdere l’identità personale nel momento in cui la sua persona è ridotta soltanto a un corpo da tenere in vita, un corpo diventato una zona di combattime­nto. Il tema centrale di questo magnetico racconto è proprio questo: non la vita che se ne va ma la battaglia, combattuta con disperazio­ne o con violenza, per trattenere il sigillo della persona.

È lo stesso malato, anch’egli scrittore – Gilles Barbedette, un giovane uomo di talento e successo – a chiedere all’amico, come lui militante negli anni 80 per la lotta dei gay in un giornale fondato da Michel Foucault, di testimonia­re con le armi della letteratur­a la sua estrema esperienza. «Gilles mi aveva chiesto di descrivere la sua lotta per mantenere la sua identità in circostanz­e in cui tutto (la malattia ovviamente, ma anche l’ospedale) cospira per farla scomparire e per ridurre l’essere umano a una macchina difettosa e nient’altro».

De Ceccatty registra con fedeltà e anche durezza il repertorio del dolore che la situazione allestisce: pazienza e impazienza del malato, gentilezza o brutalità di chi l’assiste profession­almente, smarriment­o dell’accompagna­tore. Spiega l’autore nella postfazion­e all’edizione italiana che il libro, in tutti i Paesi in cui è stato tradotto, ha richiamato accanto all’attenzione del mondo letterario quella di medici e infermieri. È anche del loro dolore che il libro parla, trovando parole per dirlo al di fuori della scienza e delle sue tecniche, le parole della letteratur­a «che rivela la realtà e la prolunga».

René De Ceccatty L’accompagna­mento Traduzione di Giuseppe Pintus InSchibbol­eth, pagg. 138, € 15

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