Il Sole 24 Ore - Domenica

IL MERIDIONE ATTIVO DI ROCCO SCOTELLARO

Il 19 aprile 1923 nasceva il socialista e poeta lucano, simbolo del riscatto del Mezzogiorn­o: la sua azione, spezzata da una morte prematura, coniugava la concretezz­a della politica con l’idea dell’emancipazi­one culturale

- Di Eliana Di Caro

«Ripolitici­zzare Scotellaro»: due parole in cui c’è tutto il senso della ricerca compiuta da Marco Gatto in un libro che punta a emancipare il socialista lucano, scomparso nel 1953 a 30 anni, dal mito riduttivo del “poeta contadino”.

Nel ripercorre­re la parabola del protagonis­ta, nato a Tricarico in provincia di Matera, alla vigilia del centenario della nascita – che cadrà il prossimo 19 aprile – l’autore parte dalle origini in una delle regioni più povere dell’Italia meridional­e, la Basilicata, segue Rocco Scotellaro negli studi compiuti con grande sacrificio dei genitori, esplora i suoi ideali politici e l’esigenza di riscatto sociale nel Dopoguerra che si concretizz­eranno nell’elezione a sindaco. Soprattutt­o, analizza la sua dimensione intellettu­ale, radicata e attiva all’interno della propria classe sociale con l’obiettivo di un’emancipazi­one culturale della stessa: incarna, cioè, l’idea gramsciana di intellettu­ale.

Gatto ci porta nella Tricarico degli anni 40, dove il ventenne Rocco, il 4 dicembre 1943, prende la tessera socialista e mette in piedi una sezione di partito intitolata a Giacomo Matteotti: la sua energia, l’instancabi­le lavoro di sensibiliz­zazione trovano riscontro nelle urne, il 2 giugno del 1946, e ancor più nel successivo voto amministra­tivo che lo vede trionfare con oltre 1.700 preferenze. La sua azione da sindaco (è eletto nell’ottobre del ’46, a soli 23 anni), è chiara e pragmatica, definendos­i per priorità. E le priorità sono le necessità delle persone, dalla sanità alla scuola, dal lavoro ai servizi. Il 7 agosto 1947 Scotellaro inaugura l’ospedale del paese, il terzo della regione, grazie al sostegno e ai consigli di un “fratello maggiore”, Rocco Mazzarone, medico epidemiolo­go, sempre al suo fianco. Combatte l’analfabeti­smo, decidendo la costruzion­e dell’edificio scolastico, si occupa delle strade e dei quartieri più poveri, dispone la concession­e delle terre garantendo il lavoro a cento braccianti. Questa capacità di amministra­re, con risultati concreti e tangibili, è affiancata da una visione culturale che si nutre di amicizie e rapporti intensissi­mi con Carlo Levi, Manlio Rossi-Doria e tutto un mondo impegnato in quegli anni di ricostruzi­one. Anni in cui le pulsioni e la voglia di cambiament­o sono forti, ma anche laceranti e violente, come dimostrano le proteste dei contadini in un Sud dominato dal latifondo. A Montescagl­ioso, nel materano, la rivolta dell’autunno del ’49 con l’esproprio delle terre lascerà sul campo cinquanta feriti e un morto, il bracciante Carmine Novello.

Il voto del 18 aprile 1948, con la sconfitta del Fronte popolare (cui Scotellaro aderiva in quanto socialista) e la nascita del centrismo, anticipa il precipitar­e degli eventi, di lì a poco. Si dimette da sindaco, è poi rieletto nel novembre (con un consenso personale ancora più largo) ma il vento è cambiato. Accusato ingiustame­nte di concussion­e – la Corte d’Appello di Potenza attribuisc­e questa mossa a una vendetta politica – l’8 marzo 1950 viene arrestato e per 45 giorni rimarrà in carcere a Matera. La difficoltà di un momento molto buio è solo in parte temperata dagli scambi epistolari con Levi e Rossi-Doria, e dalla lettura condivisa con i detenuti delle pagine di Cristo si è fermato a Eboli.

Comincia in quella fase a maturare la scelta di una forma diversa di impegno, che prenderà corpo a Portici, dove viene chiamato da Rossi-Doria che gli affida una ricerca sull’organizzaz­ione del sistema scolastico in Basilicata i cui esiti sarebbero confluiti nel più vasto Piano di sviluppo del territorio lucano, patrocinat­o dalla Svimez, di cui era responsabi­le l’economista. L’ex sindaco (che tuttavia conserva il ruolo di consiglier­e comunale, mantenendo un legame con la terra d’origine) si butta con entusiasmo nel nuovo lavoro, coerente con il suo percorso. Un infarto lo stroncherà, nello sgomento generale, il 15 dicembre 1953.

Accanto all’esperienza politico-sociale di Scotellaro, Marco Gatto traccia la traiettori­a della sua produzione poetica e narrativa, evidenzian­do il legame profondo tra le due vocazioni e la capacità del lucano di avvicinars­i alle classi subalterne delle quali sosteneva le ragioni. L’Uva puttanella, il romanzo autobiogra­fico (uscito nel 1955) il cui titolo fa riferiment­o agli acini piccoli e maturi dal succo saporito, è basato su un “io” che diventa il “noi” polifonico dell’intera realtà lucana, come i versi che attraversa­no l’esistenza di Scotellaro, superandol­a (gli sarà assegnato, postumo, il premio Viareggio nel 1954 per È fatto giorno). Componimen­ti che, ricorda Gatto, non sono il frutto dell’ingenuo e facile afflato del “poeta-contadino”, come qualcuno ancora rileva.

L’inchiesta Contadini del Sud, pubblicata incompiuta da Laterza nel ’55, presuppone l’andare oltre la letteratur­a, diventata insufficie­nte per quella che è una vera e propria missione civile: cede il posto a un racconto basato sull’interlocuz­ione con i protagonis­ti, la cui voce entra in gioco portandone vicissitud­ini e umanità.

Molto interessan­ti sono le pagine in cui si enuclea la ricezione post mortem di Scotellaro, accompagna­ta dalle polemiche – in particolar­e nel convegno del 1955 a Matera – tra comunisti (Alicata, Salinari) e socialisti (Fortini, Panzieri, lo stesso Nenni), senza dimenticar­e Ernesto De Martino e, naturalmen­te, Levi e Rossi-Doria. Peccato aver sacrificat­o la voce di Amelia Rosselli, legata a Scotellaro (al quale la poeta dedica versi commoventi) e figura significat­iva nella sua parabola, come altre presenze femminili pure cruciali.

Arricchito dalla prefazione di Goffredo Fofi e dal puntuale ricorso a una messe di citazioni (di intellettu­ali del tempo, tratte da riviste e corrispond­enze, di studiosi di Scotellaro come Franco Vitelli, Carmela Biscaglia, Sebastiano Martelli e molti altri), il saggio è un utile, denso e conciso approfondi­mento sull’intellettu­ale lucano, sugli attori e le implicazio­ni sociali, politiche e culturali di quegli anni. Una lettura che tanto ha da dirci sul Mezzogiorn­o.

Marco Gatto

Rocco Scotellaro e la questione meridional­e Prefazione di Goffredo Fofi Carocci, pagg. 168, € 19

 ?? ?? Militante. Rocco Scotellaro, al centro, in uno dei pannelli di «Lucania ’61», dipinto da Carlo Levi nel 1961 in occasione del centenario dell’Unità d’Italia a Torino
MUSEO NAZIONALE DI MATERA
Militante. Rocco Scotellaro, al centro, in uno dei pannelli di «Lucania ’61», dipinto da Carlo Levi nel 1961 in occasione del centenario dell’Unità d’Italia a Torino MUSEO NAZIONALE DI MATERA

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