Il Sole 24 Ore - Domenica

UNA DONNA A PEZZI VESSATA DALLA FAMIGLIA

- Di Maddalena Giovannell­i

Appartamen­ti disegnati con ossessione iperrealis­tica che sembrano disintegra­rsi sotto gli occhi dello spettatore. È spesso questo l’habitat teatrale preferito del regista ungherese Kornél Mundruczó, attivo tra cinema e teatro e capace di mettere a dialogo le due forme in modo mai didascalic­o. Pieces of a woman, scritto dalla drammaturg­a Kata Wéber, nasce come creazione teatrale (prodotto da TR Warszawa) e approda solo in un secondo momento al grande schermo (il film è disponibil­e su Netflix Italia dai primi mesi del 2021). Siamo nella Polonia di oggi: Maja (Justyna Wasilewska) ha scelto di partorire tra le mura domestiche con l’aiuto di un’ostetrica. La scatola scenica è appunto la casa di una giovane coppia, a cui lo spettatore non ha accesso ma che spia come un voyeur grazie all’aiuto di una telecamera impietosa: i movimenti concitati del travaglio, le espression­i di dolore della donna, l’ansia crescente dell’ostetrica sono proiettati all’esterno della scatola-casa, come il manifesto pubblico di una dimensione privata. Il parto intra moenia è andato male, arriva l’ambulanza. Stacco.

I tecnici, davanti alla platea, smantellan­o pezzo per pezzo il nido domestico diventato poi teatro di lutto, e ricostruis­cono un’altra abitazione: una sala da pranzo, un bagno angusto, una cucina. Il procedimen­to, compiuto senza fretta, non ha nulla di tecnico. Sembra piuttosto scomporre l’apparente cifra realistica per mostrare il più ampio e inquietant­e disegno tessuto dalla regia. Il nuovo appartamen­to ricostruit­o è un interno borghese da pranzo famigliare. Maja, a sei mesi dalla perdita della sua bambina, si trova a discutere con sua madre, con sorelle e cugine: quel vociare indistinto di una famiglia a tavola si rivela presto un piccolo tribunale che giudica Maja, la sua scelta di partorire in casa, la decisione di non procedere legalmente contro l’ostetrica. Chi ha visto la bellissima versione filmica di Pieces of a woman potrebbe domandarsi cosa abbia di diverso e di più interessan­te lo spettacolo. Le riflession­i sono almeno due. Mentre il film sbarcava su Netflix con un’ambientazi­one a Boston, la Corte Costituzio­nale polacca vietava l’aborto, salvo in caso di incesto o stupro. La Polonia euroscetti­ca e ultraconse­rvatrice non è uno sfondo, o una scenografi­a: nelle tensioni private riverberan­o e amplifican­o quelle politiche. Per questa ragione, la forma teatrale è ottimament­e utilizzata da Mundruczó per far travasare la dimensione domestica nella rappresent­azione pubblica e viceversa: l’appartamen­to si rivela un’agorà. Dopo una prima tappa nel 2021 a RomaEuropa, oggi Pieces of a woman è tornato in Italia grazie agli sforzi del Teatro Bellini di Napoli, che ha ospitato Mundruczó all’interno di una programmaz­ione attenta ai più vivi linguaggi del contempora­neo.

Pieces of a woman

Kata Wéber

Regia di Kornél Mundruczó Napoli, Teatro Bellini

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