CORPI SBANDATI IN CERCA DI UN BUON EQUILIBRIO
Per celebrare il venticinquennale della propria fondazione, tre anni fa la compagnia romana Spellbound Contemporary Ballet – oggi centro nazionale di produzione della danza – aveva commissionato a Marcos Morau una breve creazione dal titolo Marte, grazie alla quale i danzatori poterono sperimentare la particolarissima gestualità, marchio di fabbrica del coreografo spagnolo. L’anno dopo, su invito di Spellbound, Morau è tornato a Roma con un paio di danzatori della sua compagnia La Veronal per lavorare all’evento site specific, Simulacro. La settimana scorsa, nell’ambito del Festival Orbita, curato dai direttori di Spellbound, Mauro Astolfi e Valentina Marino, ha debuttato al Palladium un dittico firmato da Morau e Astolfi che conferma un’assonanza di intenti e di poetiche.
Pur con evidenti differenze di stile, le due brevi coreografie – Los perros di Morau e If you were a man di Astolfi – restituiscono entrambe intricate architetture di corpi in una dimensione vagamente metafisica e con una gestualità contrastata, a tratti scattosa e a tratti delicata e sospesa. Los perros, realizzato per la compagnia Led Silhouette e interpretato da Jon López e Martxel Rodríguez, parte da una riflessione sullo smarrimento identitario e sulle difficoltà di relazione nella società contemporanea. Tuttavia la coreografia non ha nulla di descrittivo o narrativo. I danzatori trasmettono instabilità e turbamento attraverso l’alternarsi di movimenti ora frenetici ora pacati, in un ambiente geometrico illuminato da luci livide e percorso da sonorità inquietanti. A tratti sfogano la loro rabbia con gesti scomposti, a momenti si respingono per poi cercarsi e unirsi come fossero un corpo solo. Questa unità ritrovata ha il valore di una resistenza e di un ritrovato senso della vita, che assume la forma di un emozionante ballo vorticoso e liberatorio.
In If you were a man i danzatori Lorenzo Capozzi, Mario Laterza, Mateo Mirdita e Alessandro Piergentili restituiscono l’immagine di una comunità sbandata alla ricerca di un equilibrio. Con una danza fluida e snodata, i quattro interpreti imbastiscono un dialogo silenzioso ma molto movimentato, in cerca di una dimensione collettiva basata sull’ascolto. Nel difficile intento di districarsi da un groviglio di gesti e corpi instabili, compulsivi e nevrotici, la difficile ricerca dell’empatia e dell’equilibrio sembra essere la priorità per ridare senso alla danza stessa. Un fascinoso mix sonoro, nel quale prevalgono le sperimentazioni elettro-vocali di Rupert Clervaux, aggiunge un’aura un po’ glamour a una coreografia accattivante e dinamica.
Los perros Marcos Morau, Led Silhouette
If you were a man
Mauro Astolfi
Roma, Festival Orbita, Palladium Fino al 17 maggio