SALVARE GLI EBREI DAL NAZISMO CON ASTUZIA E CAPITALI
Nel 1940 il giornalista americano Varian Fry, l’ereditiera Mary Jayne Gold e altri volontari e dissidenti aiutarono circa 2mila persone perseguitate dal regime nazista, tra i quali artisti e intellettuali come André Breton, Max Ernst, Hannah Arendt, Marc Chagall, a fuggire dall’Europa. Transatlantic, adattata da Anna Winger (Unorthodox), racconta questa vicenda poco nota, e somiglia a un period drama classico più che ad altre irriverenti rivisitazioni storiche contemporanee: da un lato, sceglie un approccio molto romanzato, tra avventura, spionaggio e romanticismo, prediligendo una cornice leggera nonostante il tema; dall’altro, prova a restituire la complessa rete di decisioni e burocrazia, falsificazioni e Resistenza armata, che Fry e gli altri navigano nella Marsiglia collaborazionista, sfruttando i propri privilegi ma anche subendo l’inazione del governo americano: Fry agisce infatti senza il supporto degli USA, la cui neutralità di allora celava anche antisemitismo e opportunismo capitalista, come è evidente nella figura del console Patterson.
Altre stratificazioni riguardano i parallelismi con il colonialismo in Africa e gli echi attuali del dramma dei rifugiati in fuga dalle guerre: dettagli che arricchiscono un racconto che altrove si perde, tra una trama romance un po’ stucchevole che indebolisce il personaggio altrimenti interessante di Mary Jayne, e alcuni snodi e intrighi poco approfonditi. Una serie old school che non lascerà chissà quale segno ma intrattiene raccontando una storia di prese di posizione anche quando l’orrore della prevaricazione non ci tocca direttamente – da vedere in v.o., poiché l’italiano azzera inspiegabilmente la varietà linguistica dell’originale.
Transatlantic
Daniel Hendler, Anna Winger NETFLIX