#RASSEGNàTI
BREVIARIO
»Coloro che affermano che il mondo sarà sempre così come è andato finora contribuiscono a far sì che l’oggetto della loro predizione si avveri.
è il compassato Immanuel Kant – nel breve saggio di filosofia della storia intitolato In che cosa consiste il progresso del genere umano verso il meglio?, pubblicato postumo nel 1914 – a sferzare con una punta di ironia una categoria di persone sempre all’opera coi loro lamenti sull’invincibile nequizia dei tempi. Chi si rassegna già in partenza, convinto di non poter incidere negli esiti della storia, abbandonandosi a un pigro fatalismo, è da subito votato a confermare la sua sconsolata (e comoda) predizione. Non per nulla lo stesso verbo «rassegnarsi» è usato per indicare chi «rassegna» le dimissioni, ritirandosi dall’impegno assunto.
è sorprendente che ai nostri giorni, nei quali sembra prevalere la legge del successo a tutti i costi, dell’efficienza e dell’iperattivismo, un’ampia fetta di persone, spesso giovani, si arrenda al primo ostacolo, ceda subito alla fatica, capitoli di fronte alle responsabilità, alla resistenza preferisca la resa. Il rifugio di costoro è l’inerzia; il loro cibo la lamentela; la loro autodifesa quel meschino «ve l’avevo detto», che non è segno di realismo, ma solo di ignavia. In loro non c’è coraggio, c’è solo un grigiore nebbioso che impedisce appunto di incamminarsi e lottare per un futuro diverso. Una variante opposta di questa categoria è quella di coloro che, invece, si crogiolano in grandi sogni e aspirazioni irrealistiche e a loro impossibili per poi giungere a un’autoassoluzione. Essi escogitano progetti ambiziosi e fuori delle loro capacità per giustificare alla fine il loro improduttivo quieto vivere.