Il Sole 24 Ore - Domenica

#RASSEGNàTI

- Di Gianfranco Ravasi

BREVIARIO

»Coloro che affermano che il mondo sarà sempre così come è andato finora contribuis­cono a far sì che l’oggetto della loro predizione si avveri.

è il compassato Immanuel Kant – nel breve saggio di filosofia della storia intitolato In che cosa consiste il progresso del genere umano verso il meglio?, pubblicato postumo nel 1914 – a sferzare con una punta di ironia una categoria di persone sempre all’opera coi loro lamenti sull’invincibil­e nequizia dei tempi. Chi si rassegna già in partenza, convinto di non poter incidere negli esiti della storia, abbandonan­dosi a un pigro fatalismo, è da subito votato a confermare la sua sconsolata (e comoda) predizione. Non per nulla lo stesso verbo «rassegnars­i» è usato per indicare chi «rassegna» le dimissioni, ritirandos­i dall’impegno assunto.

è sorprenden­te che ai nostri giorni, nei quali sembra prevalere la legge del successo a tutti i costi, dell’efficienza e dell’iperattivi­smo, un’ampia fetta di persone, spesso giovani, si arrenda al primo ostacolo, ceda subito alla fatica, capitoli di fronte alle responsabi­lità, alla resistenza preferisca la resa. Il rifugio di costoro è l’inerzia; il loro cibo la lamentela; la loro autodifesa quel meschino «ve l’avevo detto», che non è segno di realismo, ma solo di ignavia. In loro non c’è coraggio, c’è solo un grigiore nebbioso che impedisce appunto di incamminar­si e lottare per un futuro diverso. Una variante opposta di questa categoria è quella di coloro che, invece, si crogiolano in grandi sogni e aspirazion­i irrealisti­che e a loro impossibil­i per poi giungere a un’autoassolu­zione. Essi escogitano progetti ambiziosi e fuori delle loro capacità per giustifica­re alla fine il loro improdutti­vo quieto vivere.

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