COME SI DECLINA L’ESPERIENZA COSTITUZIONALE
Tra il 1700 e il 1900 il costituzionalismo ha compiuto un lungo e importante percorso. Ha dato uno sviluppo ulteriore al dominio del diritto (il “Rule of Law”), affermando una legalità superiore, e più tardi un giudice della conformità ad essa della stessa legge. In secondo luogo, ha coniugato i principi liberali (e quindi le garanzie dei diritti), con gli ideali democratici (e quindi libere elezioni e supremazia del Parlamento). Il risultato è stato che, accanto alla separazione dei poteri, si è affermato anche il principio per cui il potere pubblico deve essere temperato dalla partecipazione dei cittadini e dal rispetto dei loro diritti.
In questo percorso si intrecciano esperienze che vanno dalla “Rivoluzione gloriosa” del 1688 in Inghilterra alla dichiarazione di Indipendenza e alla Costituzione americana (1776-1787), alle Costituzioni rivoluzionarie francesi successive al 1789, seguite dalla “Charte” del 1814 e dal nuovo regime introdotto da Carlo X (1830), dallo Statuto Albertino del Regno di Sardegna e Piemonte del 1848, fino alla Costituzione weimariana del 1919 e alla Costituzione italiana del 1948.
A questi sviluppi sono dedicati questi tre volumi, di cui sono autori studiosi appartenenti a settori disciplinari diversi, la storia, il diritto costituzionale, il diritto comparato. Essi hanno scritto libri diversi per natura. Quello sul diritto costituzionale degli Stati Uniti d’America è una introduzione istituzionale. Quello sulla Costituzione nel Novecento illustra percorsi storici e vicissitudini dello Stato di diritto, esaminati dal punto di vista storico. Quello su comparazione e storia contiene scritti di storia costituzionale comparata visti con l’ottica del giurista.
Il primo dei tre volumi esamina partitamente Costituzione, potere legislativo, presidente, sistema giudiziario, diritti e federalismo. Il secondo, quello di Lacchè sulla Costituzione nel Novecento, raccoglie sei saggi sullo Statuto Albertino e la Costituzione repubblicana italiana posti a confronto, sull’esperienza costituzionale di Weimar nel dibattito italiano, sulla Costituzione fascista, sul Manifesto di Ventotene del 1941, sulle metamorfosi del “Rule of Law” nel XX secolo e, infine, sul regime dello stato di emergenza e di quello di eccezione. Il terzo, quello di Ridola, raccoglie quattro saggi, dedicati alle lezioni della storia costituzionale inglese, alla Costituzione della Repubblica romana del 1849 nella “rivoluzione europea”, a Gorla, Tocqueville e la comparazione, e, infine, al contributo di Capograssi allo studio della crisi dello Stato e alla preparazione della Costituzione repubblicana.
La storia del costituzionalismo prende avvio con la gloriosa rivoluzione inglese del 1688, continua con quella americana, seguita immediatamente da quella francese; più tardi, dalla Costituzione di Weimar e dalla Costituzione italiana.
Della rivoluzione del 1688, seguita dai tre atti del 1689-1701, Ridola mette in luce gli aspetti essenziali (riconoscimento delle prerogative del Parlamento, “Bill of Rights”, riconoscimento e garanzie dei diritti dei sudditi), illustrando questi sviluppi con le riflessioni che li accompagnarono e precedettero, di Locke e di Bacone. Inizia così la vicenda che porterà alla supremazia della Camera dei Comuni.
Nel primo capitolo della introduzione al diritto costituzionale americano, i quattro autori spiegano come la Costituzione degli Stati Uniti faccia un passo avanti. Nel 1776 la dichiarazione di Indipendenza fissa i concetti fondamentali: diritti inalienabili dei cittadini ed eguaglianza. Nel 1791 vengono codificati costituzionalmente i diritti dei cittadini e subito dopo la Costituzione si afferma come una legge superiore.
TRE SAGGI ESAMINANO IL COSTITUZIONALISMO DALLA RIVOLUZIONE GLORIOSA INGLESE DEL 1688 ALLA NOSTRA CARTA
Interviene più tardi, ma fa passi indietro, lo Statuto Albertino del 1848, esaminato da Lacchè a paragone con la Charte francese del 1814 e con il nuovo assetto introdotto nel 1830. Lo Statuto Albertino è una carta concessa, contiene autolimitazioni, è flessibile. Più ambiziosa la Costituzione della Repubblica romana del 1849, che sviluppa l’idea della libertà repubblicana, esaminata da Ridola anche in relazione al dibattito francese, e in particolare alle prese di posizione di Tocqueville, all’epoca ministro degli Esteri della seconda Repubblica francese.
Infine, Lacchè illustra la Costituzione di Weimar e la sua presenza nel dibattito costituente italiano, nonché la preparazione della Costituzione italiana a cui contribuì il Manifesto di Ventotene del 1941.
Alla metà del secolo scorso, la storia del costituzionalismo ha visto aprirsi un nuovo capitolo, quello del costituzionalismo universale, diretto a imporre limiti alla stessa sovranità statale.
Carla Bassu, Marco Betzu, Francesco Clementi, Giovanni Coinu
Diritto costituzionale degli Stati Uniti d’America. Una introduzione Giappichelli, pagg. 188, € 19
Luigi Lacchè La Costituzione nel Novecento. Percorsi storici e vicissitudini dello Stato di diritto Giappichelli, pagg. 184, € 19
Paolo Ridola Comparazione e storia. Scritti di storia costituzionale comparata Jovene, pagg. 154, € 18