MONNET E L’EUROPA COSTRUITA CON LE CRISI
Nel denso saggio di Marco Buti, frutto di una profonda conoscenza dall’interno dei meccanismi della Ue, si torna (per dargli ragione) alle idee indovinate di uno dei padri fondatori. E si guarda al prossimo futuro
prodotte dalla pandemia con gli effetti della guerra tuttora in corso in Ucraina, ha portato a una necessità nuova: la necessità di dotarci di “autonomia strategica”, non solo in campo militare, ma in tutti i settori produttivi nei quali un mercato non più globale potrà non essere in grado di rifornirci. Buti si sofferma a lungo su queste nuove prospettive ed anche sui modi in cui esse possono combinarsi con andamenti particolarmente sfavorevoli dell’economia, come la temuta stagflazione.
Siamo attrezzati davanti a tutto questo? È qui che l’autore dà il meglio di sé, da un lato fornendo le regole che l’esperienza gli ha insegnato per fronteggiare le situazioni nuove, dall’altro applicandole in concreto con proposte motivatamente sostenute di profonda innovazione. Le regole il lettore deve godersele e faccio solo pochi cenni: dall’evitare la piramide rovesciata, che porta a concentrarsi sugli scarti di pochi decimali anziché sui grandi errori, allo sfuggire alle idee che non passano, sapendo che nell’Unione la linea che congiunge A e B non è mai una linea retta, ma va percorsa, puntando comunque ad arrivare a B.
Oggi il percorso che dobbiamo fare è quello che consente di rendere permanente e non una tantum il passo fatto dopo la pandemia: dotare l’Unione di una capacità fiscale centrale, che la abiliti a produrre i beni pubblici europei che ci servono e a combattere le avversità economiche con un’efficacia che le politiche fiscali nazionali non possono avere. La necessità di politiche industriali comuni è fuori discussione, soprattutto nei settori più avanzati: davvero le si può perseguire allentando le briglie sugli aiuti di Stato che i singoli Paesi membri possono dare alle proprie imprese? Insomma – ci dice l’autore senza dircelo – dopo anni ed anni di mercato comune è nata l’economia europea ed è nostra responsabilità farla vivere come tale e tutelarne gli equilibri generali. Non possiamo più far finta che basti coordinare le politiche nazionali. Di qui le critiche che il libro riprende all’intergovernativismo perdurante dell’Eurozona (ministri responsabili solo verso i loro parlamenti nazionali adottano decisioni di valenza europea per le quali in Europa non rispondono a nessuno). Di qui la riproposizione del ministro dell’Economia europeo, avanzata dalla Commissione già nel 2017. Di qui la politica fiscale europea, che affianchi finalmente la politica monetaria nel governo della nostra economia.
Marco Buti lo scrive che una riforma così radicale è impresa ardua. Ma non stupisca se aggiunge: in periodi di profonda incertezza come l’attuale, darsi obiettivi così ambiziosi è la strategia “più prudente”. Di contro – è bene saperlo – c’è l’essere sbattuti dai marosi. Meglio allora dar ragione a Monnet.
Marco Buti
Jean Monnet aveva ragione? Costruire l’Europa in tempi di crisi
Egea, pagg. 288,
€ 34,90