SPECCHIO DELLE MIE BRAME, RACCONTAMI LE STREGHE
Quando si cominciò a parlare di stregoneria? Non è facile rispondere. È possibile ricordare che sul finire del II millennio a.C., in Egitto, nell’ultimo anno di regno di Ramses III, la regina Tiye, una delle mogli del faraone, ordì un complotto che conosciamo grazie al Papiro della Congiura dell’harem, conservato al Museo egizio di Torino. Fu redatto per ordine di Ramses IV. Aldilà delle ragioni della donna, esso rivela che anche in quel tempo si praticavano sortilegi su statuette per colpire gli avversari in carne e ossa.
E nella biblioteca del re assiro Assurbanipal o Sardanapalo (sec. VIII a.C.), scoperta da Austen H. Layard alla metà dell’Ottocento, è stata ritrovata una raccolta di esorcismi per difendersi da sortilegi di streghe e stregoni. Dell’argomento parla la Bibbia, che vieta di consultarli. Basti ricordare un passo del Levitico: «Se uomo o donna, in mezzo a voi, eserciteranno la negromanzia o la divinazione, dovranno essere messi a morte; saranno lapidati e il loro sangue ricadrà su di essi» (20,27). Conferme si leggono sia nel Primo, sia nel Secondo Testamento.
L’argomento fu discusso dai Padri della Chiesa e da diversi concili. Agostino riteneva che i sortilegi fossero dovuti alle potenze diaboliche; ben presto si diffuse l’idea che le streghe esistessero veramente. All’epoca di Dante è consolidata la credenza che le infernali donne non soltanto volerebbero nottetempo, magari recate da capre o caproni o altro, ma in taluni giorni si ritroverebbero in luoghi convenuti. L’immaginario del tempo le vede danzare, unirsi partecipando a orge, adorare Satana.
Queste e altre vicende si rammentano leggendo il documentato libro di Marina Montesano Maleficia, che tratta «storie di streghe dall’Antichità al Rinascimento». La ricerca comincia nella Grecia classica, con Circe («dea tremenda dalla voce umana»), prosegue con Medea, quindi con lamie, arpie, empuse; quest’ultime erano esseri terrificanti, con notevoli capacità di trasformazione. Un capitolo è sull’antica Roma, un altro giunge sino all’Alto Medioevo. Qui, oltre la Bibbia e Agostino, ecco le preziose Etimologie di Isidoro di Siviglia, che trasmise «la definizione di maleficus/a come specificamente riferita a qualcuno che pratica la magia».
Infine Umanesimo e Rinascimento. Si evidenziano i «fatti de le streghe», i numerosi casi, processi e condanne al rogo. Molte le accuse, tra cui «uso del grasso dei bambini, cavalcare il diavolo, dissanguamento degli infanti». Vasta la letteratura che trattava simili questioni e che il libro presenta.
È una storia terribile. Della quale scrisse Voltaire nelle Lettere filosofiche: «Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle».
Marina Montesano Maleficia. Storie di streghe dall’Antichità al Rinascimento
Carocci, pagg. 284, € 26