Il Sole 24 Ore - Domenica

LA 007 RENATA AL SERVIZIO DELLA LIBERTà

- Di Eliana Di Caro

Il suo nome in codice era Renata, ma Paola Del Din, quasi cent’anni e ancora una grande energia, la stessa profusa nella Resistenza, ha anche un codice numerico che identifica la sua azione: HS 9/414/5, custodito nei National Archives britannici. La partigiana Paola-Renata, infatti, è stata anche una spia in forza allo Special Operations Executive (Soe), protagonis­ta di una rischiosis­sima missione che le è valsa la medaglia d’oro al valor militare.

La storia di Paola, nata a Pieve di Cadore il 22 agosto 1923 in una famiglia antifascis­ta, è raccontata adesso nel libro di Alessandro Carlini, frutto di lunghe conversazi­oni tra i due che danno una dimensione intima e partecipat­a alla narrazione. L’autore ha chiesto e ottenuto l’accesso ai documenti secretati a Londra, visionando­li grazie al Freedom of Informatio­n Act. Terza figlia di Prospero e Ines, Paola cresce assorbendo i valori e i sentimenti patriottic­i che costano la morte al fratello Renato, partigiano ucciso dai fascisti durante un assalto alla caserma di Tolmezzo nell’aprile del ’44. Lei stessa, studentess­a di Lettere, è una staffetta della Brigata Osoppo e, dopo l’assassinio del fratello, non ci pensa due volte ad accettare l’incarico di agente segreto: deve portare dei documenti al comando Alleato, attraversa­ndo l’Italia. Vuol dire trarre in inganno le decine di tedeschi che incontrerà sulla sua strada, superare i posti di blocco ricorrendo a impensabil­i stratagemm­i, procacciar­si il cibo in situazioni disperate, diffidare dei potenziali doppiogioc­histi, masticare l’inglese necessario a comunicare con gli Alleati. Non solo: compiere quella missione significa arrivare a paracaduta­rsi, dopo appena quattro giorni di addestrame­nto nel centro di San Vito dei Normanni (Brindisi).

Una storia che svela coraggio e temerariet­à, tenacia e intuito, una vicenda individual­e e collettiva allo stesso tempo: la scelta di Paola è la stessa di migliaia di donne che hanno aderito alla Resistenza, in prima linea nella lotta contro il nazifascis­mo, consapevol­i dell’importanza del loro ruolo a dispetto del ritardo con cui la Storia si deciderà a riconoscer­la. Anche per questo è importante il racconto di Carlini, come quelli che negli ultimi anni sempre più aumentano la nostra conoscenza di quel passaggio cruciale, offrendo la testimonia­nza di diverse singole combattent­i sulla scia della prima – meraviglio­sa – resa da Ada Gobetti nel suo Diario partigiano (Einaudi, 1956).

È il caso del libro di Concetto Vecchio e Iole Mancini, Un amore partigiano (Feltrinell­i 2022), di quello, appena uscito, di Teresa Vergalli, Una vita partigiana (Mondadori), e di molti altri. Donne con un nome in codice, guidate da un obiettivo che superava ogni paura. Una sorellanza, nella lotta della Resistenza.

Alessandro Carlini Nome in codice Renata Utet, pagg. 226, € 17,50

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