Il Sole 24 Ore - Domenica

IL PREMIO PER IMPEGNO E SACRIFICIO

- Di Nunzio Galantino

ABITARE LE PAROLE

»Alla linearità etimologic­a della parola onore si oppone la molteplici­tà che ne caratteriz­za il campo semantico. Nel tempo, infatti, si sono stratifica­ti diversi significat­i del termine, fino a far registrare vere e proprie deformazio­ni di esso. Come nel caso del cosiddetto «delitto/ uomo d’onore». Qui l’onore da virtù arriva a trasformar­si in movente per atti di violenza o di sopraffazi­one.

A parte l’estremo rappresent­ato da quest’ultimo caso, tra i significat­i più frequenti del termine onore si incontra, da una parte, quello ereditato per appartenen­za a una categoria particolar­e: per esempio, all’aristocraz­ia o a un ceto politico; a prescinder­e da meriti o capacità individual­i. Vi è poi l’onore inteso come apprezzame­nto di virtù o stile di vita personali corretti, che inducono al rispetto in un gruppo o in una comunità. In questo caso, l’onore ha carattere sociale, politico. È visto cioè come il capitale simbolico che un gruppo o una comunità è chiamato a custodire e a riconoscer­e; ma solo in presenza di vita coerente, dedizione appassiona­ta e servizio reso in maniera disinteres­sata.

L’etimologia del termine onore – dal latino honor/s

(stima, onore, carica pubblica) – è molto più vicina a questo secondo significat­o. Ne fa fede l’adagio honor onus (l’onore è un fardello, un peso), molto diffuso tra gli antichi Romani. Tra questi circolava anche l’espression­e cursus honorum, per indicare il graduale percorso che portava a ricoprire cariche pubbliche, grazie a capacità personali e all’impegno costante nel servizio della cosa pubblica.

Sempre a proposito di derivazion­e etimologic­a, va rilevato che le parole onore e onestà in greco hanno la stessa radice τιμ-(tim), che rimanda al concetto di integrità morale, attribuita a chi ha comportame­nti degni dal punto di vista civile, sociale e religioso.

A differenza di chi prevede che sia il riconoscim­ento esterno a conferire onore a qualcuno, Cicerone considera l’onore e l’onestà come valori in sé, e non resi tali dall’accreditam­ento altrui. Conferendo all’onore una dimensione soprattutt­o interiore, lo scrittore latino mostra di sapere bene che spesso si tributano onori anche a chi fa davvero poco per meritarli. Favorendo così la confusione tra onore e celebrità. Mentre questa infatti può essere raggiunta anche solo grazie a performanc­e di poco conto, l’onore est praemium virtutis, come dicevano i latini. È ricompensa di comportame­nti che richiedono impegno, scelta di valori e una buona dose di sacrificio. Forse per questo Honos è, per i Romani, tra le divinità poste a fondamento della vita collettiva e a protezione della salute pubblica.

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