IL CICLO DELLA VITA NELLA DANZA DI UN BRUCO
Al suo debutto parigino del 1913, Le sacre du printemps di Stravinskij e Nižinskij suscitò grande scandalo. Pubblico e critica si turbarono molto nel vedere rappresentato il sacrificio di una ragazza al dio della fertilità e per di più con forme musicali e coreutiche nuove e disarmoniche. Un’opera spiazzante, musicalmente potente e coreograficamente agitata e spigolosa, precorritrice della danza espressiva. Oggi, dopo innumerevoli rivisitazioni, che includono una ricostruzione filologica di Millicent Hodson e Kenneth Archer e la terragna versione di Pina Bausch, nella quale il sacrificio dell’Eletta è inquadrato da un punto di vista femminile, Le sacre può parlarci e trascinarci ancora nel suo vorticoso rituale a patto che se ne traggano nuovi significati.
Un lavoro esemplare, in tal senso, è quello della compagnia Dewey Dell, composta da tre figli d’arte: Teodora, Agata e Demetrio Castellucci, e da Vito Matera. Il loro Sacre, che ha debuttato in prima assoluta alla Triennale di Milano per il Fog Performing Arts Festival e che approderà a Bolzano Danza, Aperto di Reggio Emilia e Torinodanza, dialoga con l’opera del secolo scorso, della quale restituisce la potenza del rituale ma incentrandolo sul principio dell’eterno ritorno rappresentata da un enorme bruco in attesa della metamorfosi. Dal fondo oscuro di una caverna dalle risonanze platoniche, si materializzano forme ibride, creature cyborg che liberano la propria energia in acrobatiche evoluzioni di breakdance. Nel frattempo la larva diventa una splendida farfalla, che incanta con le sue evoluzioni alla Loïe Fuller. Nell’incalzante susseguirsi di interazioni e collisioni tra forme animali e corpi umani, rese spettacolari, oltre che dalla tumultuosa danza, dai fantasiosi costumi e dalle maschere che la compagnia ha realizzato insieme a Guoda Jaruševičiūtė, si coglie il senso della lotta per la sopravvivenza, ma anche della ciclicità della vita. L’ingresso di una squadra di esploratori, intenta a recuperare i reperti di un’antica civiltà, attiva un nuovo ciclo di morte e di rinascita, finché un altro bruco resterà da solo in scena, pronto a ricominciare.
Lo spettacolo dei Dewey Dell incanta il pubblico come fosse un’ingegnosa féerie cinematografica di Georges Méliès, grazie alla bravura dei performer – oltre ad Agata e Teodora Castellucci (autrice delle coreografie), Alberto “Mix” Galluzzi, Dylan Guzowski e NastyDen –, al suggestivo accostamento sonoro tra la partitura di Stravinskij e le creazioni digitali, agli oggetti, le protesi antropomorfe, la scena semplice ma evocativa che coniuga archeologia dell’immagine e immaginario contemporaneo.
Le sacre du printemps Dewey Dell
Visto a Milano, Triennale
Fog Performing Arts Festival Bolzano Danza il 17 luglio
Poi in tournée