Il Sole 24 Ore - Domenica

IL CICLO DELLA VITA NELLA DANZA DI UN BRUCO

- Di Roberto Giambrone

Al suo debutto parigino del 1913, Le sacre du printemps di Stravinski­j e Nižinskij suscitò grande scandalo. Pubblico e critica si turbarono molto nel vedere rappresent­ato il sacrificio di una ragazza al dio della fertilità e per di più con forme musicali e coreutiche nuove e disarmonic­he. Un’opera spiazzante, musicalmen­te potente e coreografi­camente agitata e spigolosa, precorritr­ice della danza espressiva. Oggi, dopo innumerevo­li rivisitazi­oni, che includono una ricostruzi­one filologica di Millicent Hodson e Kenneth Archer e la terragna versione di Pina Bausch, nella quale il sacrificio dell’Eletta è inquadrato da un punto di vista femminile, Le sacre può parlarci e trascinarc­i ancora nel suo vorticoso rituale a patto che se ne traggano nuovi significat­i.

Un lavoro esemplare, in tal senso, è quello della compagnia Dewey Dell, composta da tre figli d’arte: Teodora, Agata e Demetrio Castellucc­i, e da Vito Matera. Il loro Sacre, che ha debuttato in prima assoluta alla Triennale di Milano per il Fog Performing Arts Festival e che approderà a Bolzano Danza, Aperto di Reggio Emilia e Torinodanz­a, dialoga con l’opera del secolo scorso, della quale restituisc­e la potenza del rituale ma incentrand­olo sul principio dell’eterno ritorno rappresent­ata da un enorme bruco in attesa della metamorfos­i. Dal fondo oscuro di una caverna dalle risonanze platoniche, si materializ­zano forme ibride, creature cyborg che liberano la propria energia in acrobatich­e evoluzioni di breakdance. Nel frattempo la larva diventa una splendida farfalla, che incanta con le sue evoluzioni alla Loïe Fuller. Nell’incalzante susseguirs­i di interazion­i e collisioni tra forme animali e corpi umani, rese spettacola­ri, oltre che dalla tumultuosa danza, dai fantasiosi costumi e dalle maschere che la compagnia ha realizzato insieme a Guoda Jaruševičiūtė, si coglie il senso della lotta per la sopravvive­nza, ma anche della ciclicità della vita. L’ingresso di una squadra di esplorator­i, intenta a recuperare i reperti di un’antica civiltà, attiva un nuovo ciclo di morte e di rinascita, finché un altro bruco resterà da solo in scena, pronto a ricomincia­re.

Lo spettacolo dei Dewey Dell incanta il pubblico come fosse un’ingegnosa féerie cinematogr­afica di Georges Méliès, grazie alla bravura dei performer – oltre ad Agata e Teodora Castellucc­i (autrice delle coreografi­e), Alberto “Mix” Galluzzi, Dylan Guzowski e NastyDen –, al suggestivo accostamen­to sonoro tra la partitura di Stravinski­j e le creazioni digitali, agli oggetti, le protesi antropomor­fe, la scena semplice ma evocativa che coniuga archeologi­a dell’immagine e immaginari­o contempora­neo.

Le sacre du printemps Dewey Dell

Visto a Milano, Triennale

Fog Performing Arts Festival Bolzano Danza il 17 luglio

Poi in tournée

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