CAPIRE L’ESSENZA DEL DESIGN? FATEVI PRENDERE PER IL CUBO
MIRABILIA
»Nella rutilante settimana del design, che ha in Milano la salda capitale mondiale (almeno in quei giorni, poi, certo, nel corso dell’anno ci sono tanti altri luoghi e proposte; il mondo è grande e le buone idee le hanno tutti), è praticamente impossibile sfuggire a belle novità, proposte, sfarzi, mondanità: progetti seri ma anche ridicolaggini varie, magari sotto le mentite spoglie della “provocazione”. Perciò, personalmente, la prendo sempre con molto distacco: il glamour va bene, ma con moderazione. E mi è tornato in mente, perciò, un oggetto da scrivania che avevo ordinato tempo fa: un piccolo cubo (Munari docet!) che viene commercializzato dal sito Craighill. È un cubo di un pollice, la cui caratteristica principale è quella di essere estremamente preciso (0.001 mm di tolleranza) e, soprattutto, poiché è realizzato in Invar, la lega metallica di nichel e ferro più stabile esistente (ha il più basso coefficiente di espansione termica: cioè, a differenza di altri metalli, Invar si riscalda e si raffredda, ma non si espande né si contrae, e valse perciò il Nobel al suo inventore), è estremamente durevole. Era stato pensato come elemento “virtuale”: veniva, cioè, messo accanto agli altri oggetti in vendita per fornire una unità di misura di pezzi reali visualizzati su schermo. Utilità, progetto, forma, funzione: questo cubo, alla fine, non è un cubo. È un distillato di ciò che si predica (o si dovrebbe) nelle scuole di design e, come forma geometrica elementare (Munari stra-docet!), conserva una bellezza inusitata e spesso non raggiunta da mille sofisticate elaborazioni. Ma, a ben vedere, con quelle sue qualità – stabilità e precisione – è anche, un monito. La sua “immutabilità” è una seria sfida al tempo; e alle cose. Un piccolo quadrato che ci racconta quanto si deve ogni volta tornare all’essenziale, alla semplicità, alla bellezza nuda. Sfidando la materia, e il tempo: ciò che noi, poveri umani, possiamo fare solo con l’arte.