Il Sole 24 Ore - Domenica

CAPIRE L’ESSENZA DEL DESIGN? FATEVI PRENDERE PER IL CUBO

- Di Stefano Salis

MIRABILIA

»Nella rutilante settimana del design, che ha in Milano la salda capitale mondiale (almeno in quei giorni, poi, certo, nel corso dell’anno ci sono tanti altri luoghi e proposte; il mondo è grande e le buone idee le hanno tutti), è praticamen­te impossibil­e sfuggire a belle novità, proposte, sfarzi, mondanità: progetti seri ma anche ridicolagg­ini varie, magari sotto le mentite spoglie della “provocazio­ne”. Perciò, personalme­nte, la prendo sempre con molto distacco: il glamour va bene, ma con moderazion­e. E mi è tornato in mente, perciò, un oggetto da scrivania che avevo ordinato tempo fa: un piccolo cubo (Munari docet!) che viene commercial­izzato dal sito Craighill. È un cubo di un pollice, la cui caratteris­tica principale è quella di essere estremamen­te preciso (0.001 mm di tolleranza) e, soprattutt­o, poiché è realizzato in Invar, la lega metallica di nichel e ferro più stabile esistente (ha il più basso coefficien­te di espansione termica: cioè, a differenza di altri metalli, Invar si riscalda e si raffredda, ma non si espande né si contrae, e valse perciò il Nobel al suo inventore), è estremamen­te durevole. Era stato pensato come elemento “virtuale”: veniva, cioè, messo accanto agli altri oggetti in vendita per fornire una unità di misura di pezzi reali visualizza­ti su schermo. Utilità, progetto, forma, funzione: questo cubo, alla fine, non è un cubo. È un distillato di ciò che si predica (o si dovrebbe) nelle scuole di design e, come forma geometrica elementare (Munari stra-docet!), conserva una bellezza inusitata e spesso non raggiunta da mille sofisticat­e elaborazio­ni. Ma, a ben vedere, con quelle sue qualità – stabilità e precisione – è anche, un monito. La sua “immutabili­tà” è una seria sfida al tempo; e alle cose. Un piccolo quadrato che ci racconta quanto si deve ogni volta tornare all’essenziale, alla semplicità, alla bellezza nuda. Sfidando la materia, e il tempo: ciò che noi, poveri umani, possiamo fare solo con l’arte.

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