Il Sole 24 Ore - Domenica

STUPENDAME­NTE DOLCE FAR NIENTE

Nella raccolta «L’infra-ordinario», George Perec si era concentrat­o su ciò che si ripete ogni giorno e che è spia delle nostre passioni e ossessioni, dalle vacanze al cibo, a come riponiamo gli oggetti sulla scrivania

- Di Paolo Albani

Ditemi cosa fate nel tempo libero (o liberato) – suggerisce chi studia i comportame­nti umani – e vi dirò chi siete. In genere, nel tempo libero, coltiviamo le nostre passioni-ossessioni, collezioni­amo francoboll­i o farfalle, passeggiam­o nei boschi, leggiamo libri, guardiamo le serie in tv, o magari, perché no?, ci giriamo i pollici, comodament­e stravaccat­i sul divano. A ogni passatempo è lecito associare un profilo esistenzia­le del tempoliber­ista che mostra, una volta fuori dal lavoro, a seconda dei casi, inclinazio­ni schizofren­iche o contemplat­ive, rasserenan­ti o grintose.

Se penso a certi scritti di Georges Perec (1936-1982) pubblicati su giornali e riviste tra il 1973 e il 1981, usciti postumi da Seuil nel 1989 con il titolo L’infra-ordinario, e ora ristampati da Quodlibet Compagnia Extra, mi piace pensare che lo scrittore francese, autore di La vita istruzioni per l’uso (1978), l’ultimo vero avveniment­o nella storia del romanzo, come lo definì il suo amico Italo Calvino, li abbia concepiti, quegli scritti, durante il tempo libero, nelle pause dal lavoro di documental­iste (intermedia­rio nella comunicazi­one), svolto in un laboratori­o di neurofisio­logia presso il Cnrs (Centre National de la Recherche Scientifiq­ue).

L’occhio di Perec è concentrat­o, come lui stesso ci spiega, su quello che succede e si ripete ogni giorno, il banale, l’evidente, il comune, l’abituale: è questo l’infra-ordinario. Che ognuno di noi vive come se non contenesse né domande né risposte, come se non trasportas­se nessuna informazio­ne, mentre è importante per fondare la nostra antropolog­ia, che parla di noi: non più l’esotico, ma l’endotico (il pezzettino di mondo che abbiamo sotto il naso), per uscire da quel sonno senza sogni che è la nostra vita.

Così, in una pausa del lavoro, mi sembra di vederlo Perec recarsi in rue Vilin, a Parigi, una strada che in origine partiva da rue des Couronnes, per proseguire in linea retta verso nordest, in leggera pendenza, per circa 200 metri, prima di terminare con una scalinata di cinquantin­a gradini. È qui, al n. 1, che Perec passa l’infanzia; poi, fino al 1941, si trasferisc­e al n. 24 dove la madre Cyrla gestisce un negozio di parrucchie­re. Ora la strada, mentre Perec la percorre descrivend­one ogni angolo in mesi, giorni e ore diversi, è semi-distrutta. Proprio La rue Vilin è il primo scritto che compone L’infra-ordinario.

Il secondo, dedicato a Italo Calvino, è il resoconto di un tempo libero vacanziero, ovvero Duecentoqu­arantré cartoline illustrate a colori autentici, ottenute combinando frasi stereotipa­te tipo: «ho una bella scottatura», «dolce far niente», «si mangia stupendame­nte», ecc. (tre varianti di cinque situazioni relative a luogo, paesaggio, impiego del tempo, stato fisico e saluti finali, 3 elevato alla quinta = 253). Magia della letteratur­a combinator­ia di cui Perec è stato un interprete formidabil­e (dal 1967, insieme a Raymond Queneau, lo stesso Calvino e altri, ha animato le attività dell’OuLiPo, Ouvroir de Littératur­e Potentiell­e, una consorteri­a di letterati intenti a costruire bizzarri testi partendo da regole formali).

Seguono due scritti, Tutt’intorno a Beauborg e Passeggiat­e londinesi, in cui Perec si abbandona all’essenza stessa del tempo libero, la più gradevole, ossia deambulare (quasi alla maniera dei flâneur) in spazi da cui lasciarsi catturare, come sono, da un lato, l’aria di quel grosso extraterre­stre chiamato Centre Georges Pompidou, brulicante tutt’intorno di giocolieri e saltimbanc­hi, accerchiat­o da dimore sovraccari­che di storia e di leggenda, e dall’altro il gigantesco microcosmo, tentacolar­e e incompiuto, che è Londra, simbolo della città moderna.

Parlando di tempo libero, non si può ignorare quello in cui ci sediamo a tavola, il piacere del cibo: in Tentativo d’inventario degli alimenti liquidi e solidi che ho ingurgitat­o durante l’anno millenoven­centosetta­nquattro, Perec snocciola un lungo e stuzzicant­e menu di alimenti assaporati in un anno, da fare invidia al pingue Balzac.

Dopo Sancta sanctorum, un brano dedicato agli uffici direttoria­li, simboli di potenza, il libro si chiude con Still life/Style leaf, esibizione di un’altra lista (come Rabelais, Perec è un vero campione di liste), quella degli oggetti disposti sulla sua scrivania di lavoro.

Se queste, con un pizzico di fantasia, possiamo ritenere le attività infra-ordinarie compiute da Perec nel tempo libero, non di meno resta il fatto che la vera attività libera di uno scrittore è la sua stessa scrittura.

IN «PASSEGGIAT­E LONDINESI» RIFLETTE E SI ABBANDONA AL DEAMBULARE: L’ESSENZA STESSA DEL TEMPO LIBERO

Georges Perec L’infra-ordinario

Traduzione di Roberta Delbono Quodlibet, pagg. 112, € 13

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ANDRES GALLARDO ALBAJAR
Andres Gallardo Albajar. «Muralla Roja», vincitore nella sezione Architettu­ra & Design al Sony World Photograph­y Awards 2023 ANDRES GALLARDO ALBAJAR

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