Il Sole 24 Ore - Domenica

COME CAMBIA IL GUSTO AL MUTARE DEI TEMPI

- Di Armando Torno

Èstato Hans-Georg Gadamer in Verità e metodo a ricordare che il gusto è uno dei «concetti-guida umanistici» presenti in tutto il pensiero occidental­e, a cominciare dall’etica degli antichi greci. Indicazion­e preziosa, anche se una solida tradizione sostiene che soltanto nel XVIII secolo il sentimento è riconosciu­to come facoltà a sé; di conseguenz­a, la nozione di gusto si determiner­ebbe in quel periodo. Basterà tuttavia notare che Aristotele nel De anima scrive di “senso comune” (“koiné aisthesis”) intendendo la percezione che ha per oggetto i sensibili attivi in ogni senso.

La questione è presente anche nel XVII secolo: il dotto e volpino gesuita spagnolo Baltasar Gracián ne L’acutezza e l’arte dell’ingegno, dopo aver posto l’analogia con il senso del palato, intende il gusto come facoltà per cogliere il bello e goderne. Altri filosofi, quali Shaftesbur­y e Hutcheson, vissuti tra il Seicento e il Settecento, fanno dipendere il giudizio sul valore etico da un’autonoma capacità di sentire, liberandol­o dai riferiment­i razionali a una legge. Ci vorrà ancora un secolo e mezzo per far scrivere a John Ruskin ne La corona di olivo selvatico che «il gusto non è sempliceme­nte una parte o un indice della moralità: è la “sola” moralità».

Questo e altro vengono alla mente aprendo i Saggi del primo periodo di Johann G. Herder (1744-1803), serie di scritti ora tradotti in italiano (con testo originale a fronte, introduzio­ni e ricco apparato di note) da Elena Agazzi e Guglielmo Gabbiadini. Un libro che restituisc­e molto del pensatore tedesco, che seguì le lezioni di Kant, conobbe Hamann e influenzò il giovane Goethe. Anzi, quest’ultimo definì l’incontro con Herder decisivo: capì, grazie a lui, che la poesia non è retaggio di pochi raffinati ma dono offerto a ogni popolo.

Nella prima parte del volume si trovano saggi quali Sul mutamento del gusto o Sul significat­o del tatto; nella seconda, ecco un testo – con cui Herder partecipò al concorso indetto nel 1773 dalla Regia Accademia delle Scienze di Berlino – dal titolo Cause del declino del gusto presso i diversi popoli in cui era fiorito. Pagine che ospitano dodici saggi, giustament­e considerat­i dai due curatori un «laboratori­o della modernità», in cui si attua un rinnovamen­to radicale del sistema dei saperi.

Lasciamo Herder con un passo finale del frammento Sul mutamento del gusto nelle nazioni. «La verità, la bellezza, la bontà morale – scrive – non sono forse identiche in tutte le epoche? Sì, eppure si vede bene che principi per i quali in certi periodi della storia ciascuno avrebbe versato sino all’ultima goccia di sangue, in altre epoche vengono maledetti da quella stessa nazione che li ha perseguiti».

Johann G. Herder

Saggi del primo periodo (1765-1787)

Bompiani, pagg. 1.728, € 60

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